Programma dal 29 aprile al 7 maggio 2023

Letture: Atti 2,14a.36-41 / Salmo 22 / 1 Pietro 2,20b-25

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Dal Vangelo secondo Giovanni (10,1-10)

In quel tempo, Gesù disse:

«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.

Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 29 18.30 + Montesi Natale

+ don Orfeo

Per una persona vivente

Domenica 30
Lunedì 01
Martedì 02 8.00 + Becca Luigi
Mercoledì 03
Giovedì 04 18.30 + Ruffini Armanda (3° anniv.)
Venerdì 05 8.00 + Signani Mara e vivi e deff. della famiglia
Sabato 06
Domenica 07 10.30

18.30

+ Alide

Per le spose e le madri dei caduti e dispersi in guerra

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Aprile – Maggio 2023

Domenica 30

IV di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)
Lunedì 01

S. Giuseppe lav.

Pellegrinaggio parrocchiale mariano a Cortona ed Arezzo
Martedì 02 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Mercoledì 03

Ss. Filippo e Giacomo

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 04 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.

Venerdì 05 Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere S. Paolo. (vedi sotto)

Sabato 06 (Nel pomeriggio) : Ritiro per i fanciulli che si preparano al sacramento della Prima Comunione

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 07

V di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Corteo dei comunicandi dall’oratorio alla Chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Prima Comunione dei bambini del III anno di catechismo.

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

La processione nel quartiere S. Paolo

Via XIII aprile, piazza Mazzini, via Garibaldi, via Piave, via Bagnarolo fino al n° 1 (sosta con benedizione), via Bagnarolo, via Piave, via Bonvicini, via Monte Grappa, piazza Costa, via Roli

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 13,54-58 Gv 10,22-30 Gv 14,6-14 Gv 13,16-20 Gv 14,1-6 Gv 14,7-14

Vivere il Mistero- Ogni anno, nella quarta domenica di Pasqua ci è data la possibilità di ascoltare la voce del Signore risorto attraverso la similitudine del Buon Pastore che, in realtà, sarebbe meglio tradurre con il «Bel Pastore». L’inizio del capitolo decimo di Giovanni è di grande solennità. Al contempo, ci introduce in un’aura di grande intimità: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore». Subito dopo questo solenne esordio, l’Evangelista inserisce un altro personaggio in cui ci piacerebbe molto identificarci. «Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce…». Realmente ciascuno di noi – come discepolo – può identificarsi con una di queste pecore ma anche con questo sereno guardiano che permette al pastore di entrare «dalla porta» con cui – un po’ più in là – si identifica lo stesso Signore Gesù dicendo; «Io sono la porta delle pecore». Quante cose è, questo pastore bello! Le parole del Signore Gesù sono chiare, semplici, dirette: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante». Detto in altre parole il criterio di discernimento che ci viene offerto da Gesù per distinguere il pastore dal brigante – e il vero pastore dal ladro – è la sua rettitudine, che si rivela attraverso il suo modo semplice di relazionarsi con le pecore, senza inutili complicazioni e raggiri che fanno perdere tempo ed energie. Accanto al pastore vi è pure il guardiano. Non siamo soli, non si è mai soli e ogni nostro gesto – se autentico e non inficiato dalla doppiezza del cuore – può e dev’essere compiuto alla luce del sole e al cospetto di altri che condividono il nostro cammino e prendono parte, a loro modo, alla nostra dedizione e alla nostra cura. Da parte delle pecore è necessario sentire l’odore del pastore e discernere chiaramente la sua voce fino a riconoscere i gesti con cui le spinge fuori per farle pascolare. Il Signore insiste e quasi spera che possa essere vero per ognuna delle pecore del gregge: «Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». La «voce degli estranei» è ciò che ci distoglie dall’essenziale semplicità della nostra relazione con il Signore. Ci sono voci nel nostro cuore che promettono tante cose e ci illudono fino a sedurci. Per questo il Signore Gesù non ci lascia nell’ignoranza: «Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere». Questo è il criterio per discernere il volto del pastore e distinguerlo, accuratamente, dai gesti incantatori del ladro che ci ruba a noi stessi; questo è pure il criterio per discernere in che misura, e fino a che punto, noi siamo «le sue pecore». – (don M-D. Semeraro)

Spazi per la liturgia- L’Altare (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Nelle nuove chiese, pertanto, è prescritto «che si costruisca un solo altare che significhi alla comunità dei fedeli l’unico Cristo e l’unica Eucaristia della Chiesa» (OGMR 303). La «celebrazione comunitaria», raccomandata dal Concilio (cf. SC 27), restituisce all’altare maggiore la sua principalità: «Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è “sacramento dell’unità“, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei Vescovi […]; tali azioni appartengono all’intero corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano» (SC 26). La «concelebrazione» poi «manifesta assai bene l’unicità del sacerdozio, del sacrificio e di tutto il popolo di Dio» (OGMR 199). A riconsegnare tutta la sua forza simbolica, diventa necessario che ogni chiesa abbia preferibilmente un «altare fisso, che significa più chiaramente e permanentemente Gesù Cristo, pietra viva (cf. 1Pt 2,4; Ef 2,20)» (OGMR 298). Le stesse premesse del Messale, poco più avanti, ricordano che, «secondo un uso e un simbolismo tradizionali nella Chiesa, la mensa dell’altare fisso sia di pietra, e più precisamente di pietra naturale», benché si possa «adoperare anche un’altra materia degna, solida e ben lavorata» (OGMR 301). L’altare diventa così l’icona più santa perché rappresenta Cristo stesso, la pietra angolare, la fonte zampillante di vita e di salvezza come la roccia percossa da Mosè nel deserto. I vescovi italiani da parte loro precisano: «La forma e le dimensioni del nuovo altare dovranno essere differenti da quelle dell’altare preesistente, evitando riferimenti formali e stilistici basati sulla mera imitazione. Per evocare la duplice dimensione di mensa del sacrificio e del convito pasquale, in conformità con la tradizione, la mensa del nuovo altare dovrebbe essere preferibilmente di pietra naturale, la sua forma quadrangolare (evitando quindi ogni forma circolare) e i suoi lati tutti ugualmente importanti». L’altare non richiede grandi dimensioni, dal momento che croce e candelieri possono essere collocati «anche» accanto a esso (cf. OGMR 307-308), basta che la sua superficie sia sufficiente ad accogliere «solo le cose richieste per la celebrazione della Messa» (OGMR 306). [3 continua]

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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