Programma dal 3 al 11 agosto 2024

Letture: Ez 16,2-4.12-15 / Salmo 77 / Efesini 4,17.20-24

Donaci, Signore, il pane del cielo.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,24-35)

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».

Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».

Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 03 18.30 + Capucci Giuseppa e Foschini Iref
Domenica 04 18.30 + Ruffini Armanda, Dovadola Ivano, Monica e Silverio
Lunedì 05 18.30 Secondo le intenzioni di Maria Teresa+ Luigi Rizzi (detto Carlo)

+ Pilani Ezio

Martedì 06 8.00 + Natale Penazzi e deff. della famiglia+ Dario
Mercoledì 07
Giovedì 08
Venerdì 09 8.00 + Becca Luigi
Sabato 10
Domenica 11 10.30 + Lorenzo Moroni

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : BAgosto 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 04XVIII del T.O. Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)
Martedì 06Trasfigurazione del Signore S. Messa ad orario feriale
Giovedì 08S. Domenico Ore 20.15 (Madonna del Molino) : Pellegrinaggio al Santuario lughese con recita del S. Rosario e a seguire S. Messa nella Novena in preparazione alla solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria
Venerdì 09S. Teresa B. della Croce Comunione agli impediti del Primo Venerdì del meseOre 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Sabato 10S. Lorenzo Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa
Domenica 11XIX del T.O. Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

15 agosto Giornata comunitaria a Piedimonte (programma)

Ore 11.00 S. Messa nella chiesa di Piedimonte

Ore 12.30 Pranzo insieme (la parrocchia offre la minestra)

Ore 15.00 S. Rosario

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 14,13-21 Mc 9,2-10 Mt 15,21-28 Mt 16,13-23 Mt 25,1-13 Gv 12,24-26

Vivere il mistero – La comunità cristiana legge il miracolo della manna come un evento profetico. Il miracolo della manna, infatti, per i cristiani anticipa il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e contemporaneamente anticipa anche il suo completamento: Gesù, il Verbo incarnato, mandato da Dio come pane della vita, disceso dal cielo per dare la vita al mondo. La manna (prima lettura dal libro dell’Esoso), dunque, è «pane dal cielo» come dal cielo viene la persona stessa di Cristo che è il «pane della vita»: «pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo» (Gv 6,33b). Il testo biblico-liturgico del Vangelo, Gv 6,24-35, è alquanto irregolare per l’esegesi. È composto dall’ultimo versetto del brano precedente (Gv 6,24: conclusione del brano di transizione di Gv 6,22-24), dall’introduzione al discorso sul pane di vita (Gv 6,25-34) e dal primo versetto del discorso sul pane di vita (Gv 6,35: inizio di Gv 6,35-39). Il testo può essere suddiviso in quattro unità, scandite dalle interrogazioni (tre) e dalla domanda della folla: «Rabbi, quando sei venuto qua?» (Gv 6,24-27); «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?» (Gv 6,28-29); «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?» (Gv 6,30-33); «Signore, dacci sempre questo pane» (Gv 6,34-35). Con le sue risposte Gesù prepara la folla al discorso sul pane di vita. Prima dice che bisogna darsi da fare per la vita eterna, che Gesù donerà. Poi, afferma che la volontà di Dio consiste nel credere in Lui. Segue l’invito a interpretare bene la Scrittura (Es 16,15; Sal 78,24). I contemporanei di Gesù pensavano che fosse stato Mosè a dare la manna, mentre un’attenta analisi filologica del salmo da essi citato dice esattamente ciò che afferma Gesù: Dio e non Mosè è il donatore. La variante del tempo del verbo (ha dato // dà), poi, non ha nessuna difficoltà perché la forma verbale ebraica ha tutti e due i valori. Conclude l’affermazione principale: «lo sono il pane della vita». L’espressione «chi viene a me non avrà fame» è quasi uguale a quanto la sapienza dice di sé nell’Antico Testamento e la «vita» è una parola che in bocca a Gesù significa sempre la vita eterna. Quando, dunque, Gesù dice di sé: «Io sono il pane della vita», intende dire tre cose. La prima riguarda la manna: ciò che la manna simbolizzava, in Gesù è diventata realtà. La seconda riguarda il suo insegnamento: le sue parole sono «parole di vita eterna». La terza riguarda la sua persona: Egli è il pane che dà la vita eterna. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

La dinamica rituale, inoltre, testimonia che non c’è uno spazio particolare riservato al sacramento, ma la chiesa stessa, come edificio liturgico e immagine del Corpo mistico di Cristo, è coinvolta nella totalità dei suoi luoghi liturgici nel percorso di penitenza e di riconciliazione. L’accoglienza dei penitenti, infatti, viene fatta alla porta dell’edificio, segno di una comunità che, dopo aver annunciato il bisogno di conversione, riceve maternamente coloro che portano la ferita del proprio peccato e li accompagna con la testimonianza di vita, con la proclamazione della Parola di misericordia e con la preghiera fraterna. Nel centro della navata il vescovo, insieme all’assemblea, prega con e per coloro che, pentiti, cominciano un lungo e duro cammino di purificazione e di rinnovamento. Sempre sulla soglia della chiesa, al termine dell’itinerario penitenziale, i penitenti vengono presi per mano dal vescovo e accompagnati al centro della comunità riunita in preghiera, davanti all’altare, dove avviene la loro riconciliazione con Dio e con la Chiesa stessa. Diventati nuova creatura, proprio come i catecumeni nel battesimo, ora possono partecipare nuovamente e pienamente alla celebrazione del memoriale della Pasqua di Cristo con i propri fratelli convocati nella gioia e nella festa intorno all’altare. Il luogo proprio della Penitenza nella Chiesa antica è dunque l’aula liturgica, intesa come un luogo dinamico, nella quale si celebra il sacramento e si rende manifesto sia l’itinerario di conversione del penitente sia il volto e l’azione della Chiesa che, come madre e sorella, è coinvolta in questo cammino. Infine, meritano di essere almeno accennati i due spazi legati alla celebrazione della penitenza che l’arte e il genio architettonico hanno particolarmente curato e riempito di simbolismo. Il primo è quello connesso alla porta. La forte carica evocativa che essa possiede – della quale già si è avuto modo di parlare nell’articolo a essa dedicato – è particolarmente legata al sacramento della riconciliazione. La porta si pone come il termine di una realtà e l’inizio di un’altra. È qui che i penitenti venivano accolti per iniziare un cammino di conversione; è qui che il vescovo, il giovedì santo, li riceveva di nuovo per introdurli, una volta riconciliati, nella comunità dei fedeli. La soglia da varcare è figura di Cristo stesso: «Io sono la porta se uno entra attraverso di me, sarà salvato» (Gv 10,9). Proprio in funzione di questo passaggio dei penitenti e anche dei catecumeni, l’architettura ha arricchito le chiese del nartece, una specie di atrio o vestibolo che se è addossato all’esterno della facciata prende il nome di esornartece, mentre se viene ricavato, più raramente, all’interno di essa è chiamato endonartece. La sua funzionalità non si esaurisce nel passaggio che conduce all’interno, ma pure a quello che apre all’esterno: il penitente, pienamente riconciliato, torna nel «mondo» per vivere e testimoniare il perdono e la misericordia ricevuti. [4 continua]

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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