Programma dal 10 al 18 agosto 2024

Letture: 1Re 19,4-8 / Salmo 33 / Efesini 4,30-5,2

Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,41-51)

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 10 18.30 + Rivalta Ornella
Domenica 11 10.30 + Lorenzo Moroni
Lunedì 12
Martedì 13
Mercoledì 14
Giovedì 15 18.30 Familiari e parenti vivi e defunti della fam. Dovadola e Ruffini e intenzioni di Maria Teresa
Venerdì 16
Sabato 17
Domenica 18 10.30 + Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.50 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : B

Agosto 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 11

XIX del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)
Martedì 13

S. Cassiano m.

Ore 10.30 (Cattedrale) : S. Messa solenne presieduta dal vescovo mons. Giovanni Mosciatti nella solennità del Santo Patrono.
Mercoledì 14

S. M. Maria Kolbe

S. Messa della vigilia.
Giovedì 15

Assunzione della B. V. Maria

Giornata comunitaria a Piedimonte (vedi sotto)

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Venerdì 16 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Domenica 18

XX del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

15 agosto Giornata comunitaria a Piedimonte (programma)

Ore 11.00 S. Messa nella chiesa di Piedimonte

Ore 12.30 Pranzo insieme (la parrocchia offre la minestra)

Ore 15.00 S. Rosario

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 17,22-27 Mt 17,22-27 Mt 18,15-20 Lc 1,39-56 Mt 19,3-12 Mt 19,13-15

Vivere il mistero – Incontrare Gesù non era cosa semplice. O Egli era considerato solo uomo e allora diventava logico chiedersi chi fosse suo padre e sua madre. O Egli era molto di più e allora diventava logico chiedersi a che cosa fosse dovuta la sua presenza nella storia. Gesù ha dato la risposta: Egli è uomo e Dio, è venuto a dare quella vita che all’uomo manca. Gesù si presenta come pane vivo disceso dal cielo, donato all’uomo perché compia il misterioso pellegrinaggio verso la vita eterna. Questo percorso è stato già anticipato e profeticamente annunciato nel pellegrinaggio compiuto da Elia verso il monte Oreb che rappresenta in qualche modo la vita del credente. Il pellegrinaggio della vita è qualche cosa di molto impegnativo. Come per Elia, anche per il cristiano c’è bisogno di un cibo che sostenga il cammino. Questo cibo è la persona di Gesù, pane vivo disceso dal cielo, donato all’uomo perché compia il misterioso pellegrinaggio verso la vita eterna: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno». Il pane che Gesù intende dare è il suo corpo. Le parole che concludono il pensiero del Maestro sono inequivocabili: «E il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Il testo di Gv 6,41-51 è una pericope «irregolare». Sotto il profilo esegetico, infatti, troviamo una prima unità letteraria in Gv 6,35-50 («lo sono il pane disceso dal cielo») e una seconda in Gv 6,51-59 («lo sono il pane vivo disceso dal cielo»). La liturgia tralascia i primi versetti della prima pericope e associa il primo versetto della seconda pericope, formulando una pericope nuova che vuole rimanere agganciata alla pericope di domenica scorsa. Il testo di Gv 6,41-51, infatti, riprende un’espressione («Io sono il pane disceso dal cielo») simile a quella che chiudeva il Vangelo di domenica scorsa («Io sono il pane della vita»). Il testo biblico-liturgico del Vangelo è cadenzato da una triplice ripetizione dell’espressione teologica «lo sono» (Gv 6,41.48.51). Tale espressione è accompagnata da una definizione particolare del pane: al v.41 troviamo «il pane disceso dal cielo», al v.48 «il pane di vita» e al v. 51 «il pane vivo». Alla luce di quanto appena visto, il testo di Gv 6,47-57 si può suddividere in tre momenti auto-rivelativi di Gesù. Egli si svela come pane disceso dal cielo (vv.41-47), come pane di vita (vv.48-50) e come pane vivo (v.51). I Giudei mormorano perché presumono di conoscerlo come l’uomo di Nazareth, figlio di genitori noti a tutti. La risposta di Gesù è tagliente. Solo chi è capace di ascoltare Dio, sa accogliere Gesù. Chi è figlio del demonio e ascolta il demonio, ovviamente, non può accoglierlo. Dopo aver donato il cibo (pane e pesce), ora Gesù propone in dono (ego doso-io darò) la propria carne come pane vero, vivo (nel v.51 il pane non viene detto «di vita», ma «vivente» zon) e vitale, che dona la vita. La carne di Gesù viene donata come offerta sacrificale (doso-darò + uper) per gli uomini. Da qui il senso dell’incarnazione: Gesù ha assunto la carne per donarla. Questa carne (sarx) è destinata a essere mangiata. Solo la «carne-mangiata», che è pane disceso dal cielo, pane datore di vita, pane vivente, può diventare efficace portatrice di vita eterna. (don Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Il secondo spazio si riferisce a soluzioni decorative del pavimento dell’aula della chiesa. Si possono trovare, difatti, molti esempi di un percorso, spesso con un tono penitenziale e di riconciliazione, e manifestato attraverso una geometria dinamica degli elementi della pavimentazione, che introduce quanti entrano in un movimento, indica loro una direzione, e li orienta verso un centro e una meta, che è l’altare per la celebrazione dell’Eucaristia, il punto finale appunto di ogni cammino penitenziale. Altri percorsi, invece, sono realizzati mediante gli elementi figurativi dei mosaici pavimentali che permettono di leggere, attraverso le immagini, la ricca parola della misericordia e dell’amore di Dio. Il rigido sistema della penitenza pubblica antica non durò a lungo e presto entrò in crisi, nonostante l’insistenza e la crescente severità degli ammonimenti e dei richiami dei concili, dei teologi e dei pastori. Molto pochi erano quelli che si sottoponevano a questo tipo di penitenza e molti di più erano coloro che l’interrompevano. Ciò favorì l’apparizione di una nuova disciplina penitenziale che, vinte le prime e inevitabili resistenze, talvolta anche di condanna, finì col prevalere ovunque e far scomparire l’antica pratica che versava ormai in uno stato di sfinimento e abbandono. Il secolo VII impose una svolta decisiva nella storia del sacramento della Penitenza introducendo due notevoli cambiamenti che segnarono una rottura netta col passato: la riconciliazione poteva avvenire «in privato» ed essere «ripetuta». In questo modo si aprì una seconda fase che viene indicata come penitenza tariffata. L’avvio della nuova disciplina penitenziale trovò molto probabilmente origine nella prassi in uso nei monasteri celtici e anglosassoni, nelle isole dell’Irlanda e della Britannia, dove la tradizionale penitenza pubblica peraltro non era stata mai praticata. Benché fosse inizialmente riservata ai monaci, essa parve buona pure per i laici e andò presto e rapidamente diffondendosi ovunque in rapporto a nuove situazioni pastorali e culturali. Il modo di chiamarla, derivato dal termine «tariffa», potrebbe apparire ambiguo e causa di equivoci, evocando l’idea di una tariffa-prezzo da pagare per ottenere la riconciliazione. L’origine invece è araba e vuol dire semplicemente «lista» o «elenco», quindi il riferimento a un’elencazione di peccati, secondo la gravità, con un corrispondente elenco d pene. Tali liste erano contenute in uno strumento a uso dei confessori, il Liber paenitentialis, nel quale i peccati erano appunto elencati con la relativa pena da scontare. Il sacramento non avveniva più nel contesto di una celebrazione comunitaria, ma in privato, cioè solo tra il sacerdote e il penitente. Questi, dopo aver confessato i propri peccati e aver ricevuto la soddisfazione da compiere, calcolata in base alla somma dei peccati, veniva dimesso e, solo dopo l’adempimento della pena, ritornava dal ministro per ottenere l’assoluzione. [5 continua]

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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