Programma dal 3 all’11 aprile 2021

Letture: Atti 10,34°.37-43 / Salmo 117 / Colossesi 3,1-4

Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.

Dal Vangelo secondo Giovanni (20,1-9)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Parola del Signore

Cristo, nostra speranza

è risorto

VITA ECCLESIALE

Sabato 03 18.30 + Angela ed Ettore Mongardi, figli e nipoti
Domenica 04 10.30

18.30

+ Domenico e Nerina Potenza

+ Sangiorgi Tomaso e deff. della famiglia

+ Moroni Lorenzo

+ Francesco, Angelo e Giuseppina

+ Bufano Margherita

+ Felice, Gerardina e Alfonso

Gerardo, Caterina, Michele e Vito (viventi)

+ Ruffini Armanda e Dovadola Ivano

Lunedì 05
Martedì 06 8.00 + Martini Emma
Mercoledì 07
Giovedì 08 18.30 Deff. fam. Amadei, Fabbri, Brandolini

+ Wanda

Venerdì 09
Sabato 10 18.30 + Iannozzi Gerardina
Domenica 11 10.30 Vivi e defunti fam. Dovadola e Ruffini e gli amici

+ Gagliardi Bruno e Resta Albertina

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Aprile 2021

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 04

Pasqua di Risurrezione

Ss. Messe alle ore 8.00 , 10.30 e 18.30

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Lunedì 05 Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Martedì 06 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Mercoledì 07 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Giovedì 08 Ore 20.30 (S. Maria in Fabriago) : Adorazione Eucaristica di vicariato per le vocazioni

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Venerdì 09 Ore 17.15 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Sabato 10 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Domenica 11

II dopo Pasqua

Della Divina Misericordia

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)

Ore 15.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e

Coroncina della Divina Misericordia

Nota. La S. Messa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 28,8-15 Gv 20,11-18 Lc 24,13-35 Lc 24,35-48 Gv 21,1-14 Mc 16,9-15

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

Vivere il Mistero- Questo gioioso annuncio risuona oggi nei nostri cuori e nelle nostre assemblee liturgiche. Davvero, la morte è stata vinta e la luce del Risorto ha inaugurato il giorno senza tramonto. Netta tasca di un giovane soldato, morto durante la seconda guerra mondiale, fu trovata una preghiera nella quale possiamo comprendere cosa significhi credere nella risurrezione pur dentro l’oscurità del male e della violenza: «Mi senti, mio Dio? Mai, durante la mia vita, io ti ho parlato, ma oggi voglio salutarti. Tu sai che dalla più tenera infanzia mi è stato detto che tu non esistevi… Oggi, improvvisamente, vedendo le profondità dell’immenso cielo, questo cielo stellato sopra di me, i miei occhi si sono aperti. Pieno di meraviglia, ho compreso la tua luce,.. ln fondo a questo terribile inferno, la luce è scaturita in me e ti ho visto. Non ti dirò niente di più, solo la gioia di conoscerti… non ho più paura della morte». Il racconto evangelico odierno si apre con l’immagine di Maria che si reca al sepolcro quando ancora è buio. Per Giovanni la tenebra ha un valore simbolico ed indica che Maria non crede che Gesù è risorto. Per lei è solamente morto. Difatti va al sepolcro senza aromi e profumi (cf Gv 12,7). Non ha fede nella vita, di cui il profumo è simbolo, come lo era a Betania, dopo che Lazzaro era stato riportato in vita. Ella visita il sepolcro, il luogo della morte, e vede che la pietra è stata rimossa. Da questo deduce che hanno portato via il Signore. Maria non solo piange la morte di Gesù ma anche la sua perdita definitiva: persino il corpo è stato sottratto. Ecco perciò giustificata la corsa dei due discepoli, Simon Pietro e ,«quello che Gesù amava». Giunge per primo il discepolo amato e nota i teli posati. È il primo particolare che lo colpisce. Aspetta Pietro ed entra dopo di lui nel sepolcro, dove intanto viene notato pure il sudario avvolto in un luogo a parte. Lini stesi e sudario a parte indicano chiaramente che Gesù non può essere stato trafugato. Il discepolo amato intuisce qualcosa: anche se assente e non si vede, il Signore è vivo. Questo discepolo è il prototipo di coloro che crederanno senza aver visto. L’evangelista chiude l’episodio notando che non avevano ancora compreso la Scrittura, non avevano cioè ancora compreso l’evento della risurrezione a partire dalla Parola di Dio. Comunque, [‘esperienza non è stata vana; abbiamo qui un passo importante verso la fede pasquale. Dal buio e dal pianto di una perdita totale (morte e trafugamento corpo), dopo la visita al sepolcro e dopo aver scorto alcuni segni (le bende giacenti e il sudario) abbiamo un primo albeggiare della fede. Non per nulla, Giovanni conclude dicendo che il discepolo amato ,«vide e credette», oppure, «vide e inizio a credere». Un passo ulteriore sarà compiuto da Maria. Dal Risorto sarà infatti chiamata per nome. È la voce del Signore che segna l’incontro e introduce nel mistero. Maria risponderà con l’appellativo «Rabbunì». Per Maria Gesù è vivo; è il maestro di prima, il nuovo Lazzaro tornato in vita. La morte certamente è stata superata, ma questo non significa ancora credere nella risurrezione. E se, a differenza del discepolo amato, vuole trattenere Gesù, da questi è fermata. Gesù fa capire a lei (e a noi) una cosa importante: la risurrezione è il ritorno al Padre; un ritorno alla vita nella sua pienezza definitiva. Colpisce, ma la pericope evangelica di questo giorno non presenta il Signore risorto. Ci si aspetterebbe magari una sua descrizione particolareggiata, un suo apparire sfolgorante e glorioso e invece di lui neppure l’ombra.

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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