Letture: Geremia 33,14-16 / Salmo 24 / 1Tessalonicesi 3,12-4,2
A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido.
Dal Vangelo secondo Luca (21,25-28.34-36)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 30 | 18.00 | + Orioli Franco (anniversario) |
Domenica 01 | 10.30 | + Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo+ Quinto e Teresa Randi |
Lunedì 02 | 18.00 | + Preda Maria Teresa |
Martedì 03 | 8.00 | + Nicola Gorilla, Teone Marinon,Vittoria Orru, Ismini Mingardo |
Mercoledì 04 | ||
Giovedì 05 | 18.00 | + Luigi Rizzi (detto Carlo) |
Venerdì 06 | ||
Sabato 07 | 18.00 | + Anna, Ivo e Pietro Marri+ Federica Borghi |
Domenica 08 | 10.3018.00 | + Resta Paolo, Luigi e Maria+ Ravaglia Domenico e Costa Paolina
+ Benfenati Maria in Brignani Per Gaia e Giovanni (viventi) |
Orario Confessioni Venerdì ore 10.00 – 11.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (ore 16.55 nei giorni della Novena)
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e Novena
Anno : CDicembre 2024 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 01I di Avvento | Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la prima candela di avvento.
Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata |
Lunedì 02 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata |
Martedì 03 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata |
Mercoledì 04 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’ImmacolataOre 20.30 (canonica) : Prove del “Coro San Paolo” |
Giovedì 05 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata |
Venerdì 06 | Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti Ore 8.45-12.00 (s. Paolo) : Adorazione Eucaristica
Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e Novena dell’Immacolata |
Sabato 07 | Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa
Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata Ore 20.00 (oratorio) : Inizio adorazione eucaristica notturna che si protrae fino alle ore 7.00 del mattino seguente. (Nel cartellone all’ingresso della chiesa si può dare la propria disponibilità riportando il proprio nome a fronte del tempo che si ritiene di poter disporre per l’adorazione). |
Domenica 08Immacolata Concezione | Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai gruppi giovanili
A.C. e AGESCI. – – I bambini del catechismo accendono la seconda candela di avvento. Al termine, in piazza Matteotti, rito di affidamento della città al Cuore Immacolato di Maria. |
1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.
Alla scuola di Gesù : | |||||||||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato | ||||||
Mt 8,5-11 | Lc 10,21-24 | Mt 15,29-37 | Mt 7,21.24-27 | Mt 9,27-31 | Mt 9,35-38-10,1.6-8 |
Vivere il mistero – Nei testi che la liturgia ci offre all’inizio di un nuovo Avvento non c’è traccia alcuna di sdolcinatura natalizia. Al contrario, siamo messi quasi brutalmente di fronte alla vita come un dramma da accogliere e da affrontare con una buona misura di consapevolezza e di audacia. Mentre le luminarie illuminano le strade delle nostre città e i frontoni altezzosi dei nuovi templi che sono i centri commerciali, la liturgia ci richiama all’essenziale. La Parola di Dio ci scuote da ogni possibile stordimento per renderci massimamente vigilanti. E’ lo stesso Signore Gesù a prendersi cura del germoglio di speranza che germoglia nel nostro cuore. Il Vangelo di questa domenica per farci capire cosa sia importante all’inizio di ogni slancio spirituale, ci porta spiritualmente ai tempi della fine. In tal modo viene messo a nudo tutto il dramma del nostro vivere nel tempo: un continuo alternarsi e, più precisamente, altalenarsi tra speranza e angoscia: «Gli uomini moriranno per la paura… risollevatevi e alzate il capo perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,26.28). Tempo di attesa quello dell’Avvento, ma, forse ancora di più, scuola dell’attesa come stile di vita: e cosa c’è di più bello e di più difficile, di più esaltante e di più angosciante che aspettare? Cosa c’è di più umano che vegliare nell’attesa di qualcuno o di qualcosa? Potremmo dire che accanto all’homo sapiens, all’homo faber… l’uomo possa essere caratterizzato come homo vigilans: «Vegliate in ogni momento pregando» (Lc 21,36) invita il Signore Gesù nel Vangelo. Ma cosa può mantenere accesa la lampada della vigilanza se non il desiderio? Ed ecco che dentro ciascuno di noi respira e spera un homo desiderans. Sembra proprio che il Signore abbia scelto questa componente specifica dell’umano per farne la cifra e il luogo privilegiato della sua relazione con gli uomini: il desiderio, l’attesa che ci rende, per natura, protesi, slanciati e non legati al laccio di quelle «dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita» (Lc 21,34). Questi lacci ci rendono pesanti e statici costringendoci a vivere allo stretto e senza grandi orizzonti. Al contrario, come esseri viventi in crescita verso la pienezza della propria umanità siamo continuamente chiamati a vivere protesi verso Colui che viene a rivelarci la verità di noi stessi. Per cogliere e accogliere questo dono di pienezza, il primo passo è quello della consapevolezza: siamo poveri in quanto non abbiamo già quello che desideriamo ma sempre e solo lo aspettiamo. I testi della preghiera che accompagnano le liturgie di questo tempo di Avvento, ci ricordano la vocazione a essere beati accettando di far parte dell’innumerevole schiera di «poveri in attesa», di pellegrini in cammino, di persone in divenire e sempre protese oltre se stesse. L’augurio dell’Apostolo ci tocca profondamente: «Il Signore vi faccia crescere» (1 Ts 3,12). Certo crescere nell’amore per «rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità» (3,13). Questo cammino di santità non significa altro che crescere e dilatare in noi il desiderio che, come dice Gregorio Magno, «cresce con il protrarsi». Allora non ci resta che seguire l’esempio dei poveri di tutti i tempi e di tutte le contrade della terra e, preso il bastone del pellegrino, metterci in viaggio. Di certo siamo consapevoli dei rischi, ma consci pure delle opportunità di ogni viaggio dell’anima. I momenti difficili e persino catastrofici possono trasformarsi in una componente dell’ordinaria crescita insita nel mistero della vita. Tutto ciò richiede una dignità e un’audacia senza pari: stare in piedi e non lasciarsi piegare. Come ricordava Simone WeiI parlando della perseveranza, questa virtù «designa un uomo che attende senza muoversi a dispetto di tutti i colpi con cui si cerca di smuoverlo». Per vedere le stelle, bisogna osare abbandonare la città e le luci della ribalta, assumersi il rischio di una certa solitudine: scopriremo allora che l’oscurità è popolata e potremo perfino scorgervi degli «angeli», dei volti radiosi senza orchestra e senza piume. Per scorgere tutto questo non possiamo certo dormire sonni tranquilli tra i cuscini piumosi della nostra superficialità. (don MichaelDavide Semeraro)
Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
Per questo motivo nel documento dei vescovi italiani leggiamo che «ln buona visibilità della “sede confessionale” denominata anche ” confessionale” diventa un richiamo costante alla misericordia del Signore, che, nel segno sacramentale, riconcilia a sé il discepolo che si converte, comunicandogli la sua pace e riaggregandolo al popolo di Dio» (AC 30) e, inoltre, «i segni che li identificano devono mettere in evidenza, per quanto possibile, l’aspetto positivo del sacramento, richiamando il clima spirituale di festa evocato dalla parabola del padre misericordioso» (AC 31). La stessa nota pastorale del 1996, ribadendo quanto già evidenziato da quella del 1993 (cf. PNC 12), sottolinea l’esigenza della contestualità: «l luoghi della celebrazione della Penitenza devono far parte integrante dell’organismo architettonico e liturgico, essere facilmente percepibili e bene armonizzati spazialmente» (AC 31). L’esigenza di contestualità ci richiama che lo spazio proprio riservato alla celebrazione del sacramento ha una particolare corrispondenza con gli altri luoghi liturgici cioè con «le altri grandi presenze simboliche permanenti: l’altare, l’ambone, il battistero e il fonte battesimale […], la custodia eucaristica e la sede del presidente» (PNC 7). Innanzitutto, la lunga storia della disciplina penitenziale ci ha fatto conoscere il rapporto profondo di questo sacramento con quelli dell’Eucaristia e del Battesimo e, di conseguenza, del proprio polo celebrativo in stretta relazione con quello dell’altare e del battistero. «La sede propria della riconciliazione», ci ricorda opportunamente il Pontificale, «converge verso l’altare, come al centro ideale». L’Eucaristia, infatti, è il punto finale e di arrivo di ogni cammino di conversione: la piena riconciliazione è celebrare insieme ai fratelli la pasqua di Cristo. (9– continua)