Programma dal 4 al 12 maggio 2024

Letture: Atti degli Apostoli 10,25-26.34-35.44-48 / Salmo 97 / 1Giovanni 4,7-10

Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (15,9-17)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.

Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 04 18.30 + Ruffini Armanda (4° anniv.)
Domenica 05 18.30 + Mara Signani e famigliari vivi e defunti

+ Luigi Rizzi (detto Carlo)

Lunedì 06
Martedì 07 8.00 + Alide
Mercoledì 08
Giovedì 09
Venerdì 10 8.00 + Pellegrina
Sabato 11 18.30 + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi, Capucci Armando

+ Attilio e Lilliana Ragazzini

Domenica 12 18.30 + Conti Carmen e Orioli Franco

Orario Confessioni Venerdì ore 11.0012.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : B

Maggio 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 05

VI di Pasqua

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Corteo dei comunicandi verso la chiesa.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Prima Comunione.

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio

Ore 20.45 (Croce Coperta) : Processione di ingresso della B.V. del Piratello fino a S. Cassiano.

Lunedì 06 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Martedì 07 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Mercoledì 08 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.45 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 09 Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Venerdì 10 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Meletolo. (vedi sotto)

Sabato 11 Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Domenica 12

Ascensione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Seconda Comunione.

Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Visita alle famiglie con benedizione

06 mag – 10 mag

(dalle ore 15.00)

11 maggio (pomeriggio)

Lunedì 06 : Viale Ravenna, via Pisacane (pari)

Martedì 07 : P.za Marmirolo, via Pisacane (dispari)

Mercoledì 08 : P.za Ricci, via del Monte, F.lli Rosselli,

Maccaferri, Rustici

Giovedì 09 : Via Bassi (dispari)

Venerdì 10 : Via Bassi (pari dal n. 4 al n. 12)

Sabato 11 : Via Bassi (pari dal 16 alla fine) (pomeriggio)

La processione nel quartiere Meletolo

Partenza dalla chiesa di S. Paolo, via dei Lombardi, via Bassi, via Saffi, v.le Quadri, v.le Baravelli, v.le della Resistenza, via Vicini, p.za Pascoli (dove si farà una breve sosta); poi v.le Baravelli, via Carducci, v.le Alighieri, v.le della Resistenza, via Pisacane, via Torchi, via Bassi, (breve sosta all’Oratorio), via Saffi, corso V. Veneto fino alla Chiesa di S. Paolo.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 15,26-16,4 Gv 16,5-11 Gv 16,12-15 Gv 16,16-20 Gv 16,20-23a Gv 16,23b-28

Vivere il mistero – Al cuore del Vangelo di questa domenica troviamo il cuore dell’intero Vangelo: «Voi siete miei amici». Questo pensiero -che è ben più che un pensiero – ci accompagna insistentemente lungo il cammino mistagogico del Tempo pasquale. Il Maestro non si accontenta di ammetterci nella sua intimità, ma ce ne rivela pure le modalità e le condizioni: bisogna che impariamo ad amare come siamo stati amati a nostra volta e in modo sempre più inventivo e creativo. Spesso siamo angosciati dal bisogno di essere oggetto di preferenza. Il Risorto ci libera perché ci apre a un amore così dilatato da essere sempre esclusivo, senza mai essere escludente. Pietro sembra doversi arrendere all’evidenza della grazia e piegarsi alla logica del dono: «ln verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga» (At 10,34). Un cammino che ha richiesto molto impegno e una profonda conversione per l’apostolo Pietro e, in realtà, è un processo ancora in atto nella vita della Chiesa perché non ci saremo mai resi conto abbastanza di quanto e di come «Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie».  Rendersi conto di un Dio che accoglie sempre e comunque, significa imparare – ogni giorno – ad andare oltre i segni delle appartenenze chiare, distinte, accomodanti e accomodate per aprirsi a qualcosa che ci trascende continuamente fino a obbligarci ad arrenderci all’amore: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi lo Spirito Santo» (10,47)? È un interrogativo che si presenta, in modi diversi, nelle varie epoche della vita della Chiesa, non esclusa la nostra. Non sempre il Signore osserva le nostre regole e si sottomette ai nostri percorsi formativi e iniziatici e, talora, invece di aspettare il permesso di potersi rivelare si dà in dono ben oltre i segni e i confini da noi definiti e imposti alla grazia. La parola del salmo ci permette di esprimere al meglio i sentimenti più adatti all’esperienza di tanta grazia: «Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie» (Sal 97,7). La meditazione contemplativa dell’apostolo Giovanni non lascia scampo a interpretazioni riduttive di un amore che, per natura, sembra essere eccedente e straripante: «In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio» (1 Gv 4,10). La parola del Signore Gesù ci rivela il fondamento assoluto di ogni nostra esperienza di verità e di carità che radica nella stessa relazione intra divina: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). Possiamo quindi affermare che il riassunto essenziale di tutto il Vangelo che è Gesù Cristo, morto e risorto per noi, si concentra in una sola frase: «Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i suoi amici». Questa è una parola che dilata gli spazi della nostra anima come i polmoni si dilatano per la finissima aria di montagna quando, finalmente si può sentire la parte più sublime della nostra persona. Avere degli amici nella propria vita ed essere in grado di dare la propria vita per loro sembra essere, anzi lo è sicuramente il segreto di una felicità vera e duratura. [p. M. D. Semeraro]

Spazi per la liturgia- La sede del celebrante (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Una ulteriore e significativa differenza sul piano del simbolismo, e quindi di segno costante nell’edificio ecclesiale, è quella che distingue la cattedra episcopale dal seggio del presbitero. Benché entrambi svolgano nella liturgia la medesima funzione sopra ricordata, e per questo li abbiamo indicati con il medesimo termine di «sede», quella riservata al vescovo nella cattedrale rimane permanentemente un segno importante che richiama, anche e in aggiunta, il suo specifico ministero e servizio nella comunità diocesana e nella Chiesa intera. Infatti, l’attuale Caeremoniale Episcoporum, al cap. III della prima parte, definisce come chiesa cattedrale proprio quella nella quale si trova la cattedra del vescovo, e ricorda subito che questa è segno del magistero e della potestà del pastore della Chiesa particolare, nonché segno dell’unità di coloro che credono in quella fede che il vescovo proclama come pastore del gregge (cf. 42). La cattedra, dunque, è icona della triplice funzione e missione del vescovo conferitagli dalla consacrazione episcopale: di santificare, di insegnare e di governare (cf. LG 21 e 25-27). Tra queste, poi, quelle dell’insegnamento, dottrinale e morale, e della predicazione, diventano più esplicite nella cattedra posta nel presbiterio della chiesa, tanto che il Benedizionale così la definisce: «La cattedra è il segno per eccellenza del magistero che spetta a ogni vescovo nella sua Chiesa» (n. 1214). La predicazione nella liturgia è un atto di così grande autorità del vescovo che sopra un’antica cattedra episcopale è stata incisa una scritta significativa: Desinat locum docendi suscipere, qui nescit docere (chi non è capace di insegnare è invitato a lasciare il luogo dell’insegnamento). Per questo fin dall’antichità il vescovo usa tenere l’omelia seduto su un seggio nobile, diverso e distinto dagli altri. In un certo senso, poi, anche il seggio presidenziale del sacerdote partecipa del simbolismo proprio della cattedra episcopale. Con la riforma liturgica promossa dalla Sacrosanctum Concilium, infatti, il seggio del presbitero celebrante acquista una dignità di autentico luogo liturgico analoga a quella del vescovo, come una sua emanazione. Fino ad allora solo la liturgia pontificale prevedeva la cattedra come luogo celebrativo; quella presbiterale, invece, veniva compiuta praticamente per intero presso l’altare, limitandosi a un uso semplicemente «pratico» degli sgabelli. Mentre prima l’azione del sedersi era – per tutti – motivata in funzione di mero riposo, richiesto in particolare dalla durata eccessiva dei canti polifonici e dall’ascolto della predica, con la riforma liturgica l’atto del sedersi non è tanto funzionale a una posizione di maggiore comodità ma è richiesto in funzione dell’ascolto della Parola di Dio, della riflessione e della preghiera personale. La sede del sacerdote, inoltre, diventa una specie di partecipazione a quella del vescovo, in quanto, per esplicito incarico di lui, la occupa «in persona Christi» (OGMR 93). Infine, per il sacerdote, proprio come lo è per il vescovo, la sede presidenziale si mostra come segno particolare del compito partecipatogli dell’insegnamento e della predicazione: da qui allora il perché l’omelia potrebbe – o dovrebbe – essere tenuta anche dal sacerdote preferibilmente dalla sede presidenziale. (9 fine)

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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