Programma dal 11 al 19 maggio 2024

Letture: Atti degli Apostoli 1,1-11 / Salmo 46 / Efesini 4,1-13

Ascende il Signore tra canti di gioia.

 

Dal Vangelo secondo Marco (16,15-20)

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Parola del Signore.

 

VITA ECCLESIALE

Sabato 11

18.30

+ Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi, Capucci Armando

+ Attilio e Lilliana Ragazzini

Domenica 12

18.30

+ Conti Carmen e Orioli Franco

Lunedì 13

18.30

Per Ilaria e famiglia (viventi)

Martedì 14

   

Mercoledì 15

   

Giovedì 16

   

Venerdì 17

8.00

+ Dovadola Monica e secondo le intenzioni di Maria Teresa

Sabato 18

18.30

+ Sangiorgi G. Battista

Domenica 19

18.30

Secondo le intenzioni di Maria Teresa

Orario Confessioni Venerdì ore 11.0012.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (escluso venerdì)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Anno : B

Maggio 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 12

Ascensione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Seconda Comunione.

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Lunedì 13

B.V. di Fatima

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Martedì 14

S. Mattia Ap.

S. Messa ad orario feriale

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Mercoledì 15

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Ore 20.45 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 16

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Venerdì 17

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Fruges. (vedi sotto)

Sabato 18

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

Domenica 19

Pentecoste

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 17.50 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.

1- Sabato 18 i ragazzi (AC, AGESCI, Catechismo) passeranno nel pomeriggio previo avviso per raccogliere viveri per la CARITAS, destinati alle famiglie bisognose.

Visita alle famiglie con benedizione

13 mag – 17 mag

(dalle ore 15.00)

Lunedì 13 : Via Borgo Pescatori, Oberdan, Zecca

Martedì 14 : Via Monte Grappa, Torchi

Mercoledì 15 : Via Bonvicini, della Pace

Giovedì 16 : Via Garibaldi, 13 Aprile, Saffi, P.za Marconi

Venerdì 17 : Via Roli, Ricci Signorini

La processione nel quartiere Fruges

Via Mameli, via IV novembre, via Ricci, via Argine S. Paolo, via XI maggio, via S.Giacomo, v. le Martiri della Libertà, via Baffé e Foletti, p.le Falcone, (sosta), poi via Baffè e Foletti, v.le Martiri della Libertà, via Tiglio, via S. Giacomo, via Mameli.

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Gv 16,29-33

Gv 15,9-17

Gv 17,11b-19

Gv 17,20-26

Gv 21,15-19

Gv 21,20-25

Vivere il mistero – L’evangelista Marco ci fa comprendere il mistero dell’Ascensione attraverso un’apparente contraddizione: «Il Signore Gesù fu elevato in cielo» e «agiva insieme con loro». Alla fine del suo Vangelo – il primo redatto e consegnato alla Tradizione – Marco ribadisce il nesso tra la parola di grazia e i «segni» di guarigione. In tal modo il mistero di Cristo – nato, morto, risorto e asceso al cielo – fa tutt’uno con il mistero della Chiesa, suo corpo, che lo rende presente nella storia come energia di bene e di pace per tutti. Dalla risurrezione e dall’ascensione del Signore scaturiscono gioia profonda, pienezza assoluta, comunione ampia. Cielo e terra si fondono in un abbraccio, che ci redime e ci salva a partire da ogni nostro limite che, oggi, è ampiamente redento e benedetto. L’evangelista Luca dice che i discepoli sono totalmente rapiti da Gesù che risale alle sorgenti della sua intimissima e unica comunione con il Padre: «Mentre lo guardavano fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai Loro occhi». Con questo versetto si conclude il tempo in cui il Signore Gesù «si mostrò a essi vivo… durante quaranta giorni» e si apre un’altra tappa della storia della salvezza che è segnata dall’attesa di un ritorno. Non è la stessa cosa attendere qualcosa o qualcuno che venga per la prima volta, oppure attendere il ritorno di qualcuno o di qualcosa: «Verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». Il dramma è finito, ma comincia ciò che gli antichi chiamavano esattamente catarsi. Per questo la liturgia bizantina si lancia in una sorta di applauso cosmico: «Il Signore è asceso nei cieli per mandare il Paràclito nel mondo. I cieli hanno preparato il suo trono, le nubi il carro su cui salire; stupiscono gli angeli vedendo un uomo al di sopra di loro. Il Padre riceve colui che dall’eternità, nel suo seno, dimora. Signore, quando gli apostoli ti videro sollevarti sulle nubi gemendo nel pianto, pieni di tristezza, o Cristo datore di vita, tra i lamenti dicevano: O sovrano, non lasciare orfani i tuoi servi che tu, pietoso hai amato nella tua tenera compassione: mandaci, come hai promesso, lo Spirito santissimo per illuminare le anime nostre». Celebriamo oggi La festa di una presenza che si fa assenza per un di più di presenza. Poiché il frutto del ritorno al Padre del Signore è un’esuberanza di creatività da parte degli apostoli i quali «partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano». Se la passione del Signore aveva rinchiuso gli apostoli nel Cenacolo stretti dalla paura, la sua Ascensione ne libera la creatività e l’audacia «secondo la misura del dono di Cristo». Il mistero dell’Ascensione ci invita ad affrettare il passo verso il cielo, ossia verso la pienezza, la totalità, la ricapitolazione di tutto ciò che fa parte della nostra vita e della nostra storia perché la forza che proviene dal mistero pasquale possa essere «pienezza di tutte le cose». La nostra umanità è ormai l’unica via per essere divinizzati, senza essere in nulla de-umanizzati. Il Vangelo della risurrezione secondo Marco si conclude con una nota particolare «non dissero niente a nessuno perché avevano paura». Il racconto dell’Ascensione secondo Marco è un solenne invito al coraggio che arriva perfino a prendere «in mano i serpenti», ossia a non temere nulla neppure il male da cui siamo attorniati. Questo perché il mistero pasquale di Cristo, se riempie ormai «tutte le cose», non può che colmare in pienezza il nostro cuore. Con tutta la Chiesa, con tutta l’umanità attendiamo ogni giorno che si compia la promessa di Cristo: «Voi sarete battezzati in Spirito Santo». Possa lo Spirito darci il coraggio per essere testimoni di quel. Regno che è già in mezzo a noi, che è già dentro di noi. [p. M. D. Semeraro]

Spazi per la liturgia- La sede del celebrante (seconda parte) [] (di don D. Ravelli)

L’Ordinamento Generale del Messale Romano, nella prima parte del Capitolo V (Disposizione e arredamento delle chiese per la celebrazione dell’Eucaristia) riservato ai principi generali del luogo per la celebrazione (cf. nn. 288-294), ricorda che il rapporto tra l’assemblea liturgica e la disposizione generale dell’aula liturgica non è solo di puro ordine rituale, cioè funzionale, ma è fortemente simbolico. Infatti, la disposizione delle varie parti, come l’insieme della chiesa, dev’essere una icona dell’assemblea riunita, un’immagine concreta della natura organica e gerarchica del popolo di Dio, oltre che a consentire un’ordinata partecipazione e a favorire lo svolgimento dei compiti di ciascuno. Un corretto ordinamento e una disposizione generale del luogo sacro «serve – conclude lo stesso numero – a esprimere la struttura gerarchica e la diversità dei compiti, ma deve anche assicurare una più profonda e organica unità, attraverso la quale si manifesti chiaramente l’unità di tutto il popolo santo». Sviluppando questo principio generale, viene indicato lo spazio proprio della chiesa destinato ad accogliere la sede di colui che presiede e i posti per gli altri ministri: «il sacerdote celebrante, il diacono e gli altri ministri prenderanno posto nel presbiterio». La seconda parte del Capitolo V (nn. 295-310) è dedicata propriamente all’ordinamento del presbiterio e, nel numero introduttivo, così viene definito: «è il luogo dove si trova l’altare, viene proclamata la parola di Dio, e il sacerdote, il diacono e gli altri ministri esercitano il loro ufficio». Nel presbiterio, dunque, trovano posto l’altare, l’ambone e il seggio, come tre luoghi «eminenti» di questo spazio liturgico. Il medesimo numero offre anche alcune importanti caratteristiche del presbiterio. Si tratta di un’area che dev’essere opportunamente distinta dalla navata, in quanto interpreta la costituzione gerarchica della Chiesa ed è in conformità con l’antica tradizione liturgica, ma non separata, vale a dire in stretta unità e diretta comunicazione con il resto dell’assemblea radunata per la celebrazione. Normalmente questa distinzione è resa concreta dal fatto di essere sopraelevata, tuttavia viene detto che ciò può essere ottenuto anche mediante strutture e ornamenti particolari. Inoltre, il presbiterio dev’essere sufficientemente spazioso per il comodo svolgimento dei riti e realizzato in modo tale che la celebrazione possa essere ben visibile per tutta l’assemblea. Il presbiterio dunque è il luogo indicato per la sede del celebrante. Qui, al posto del trono episcopale o dello sgabello per il sacerdote che sedeva fra il diacono e il suddiacono, abbiamo ora, dopo la riforma conciliare, la sede di colui che presiede, cioè la cattedra del vescovo o il seggio del presbitero. (1 continua)

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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