Programma dal 6 al 14 novembre 2021

Letture: 1Re 17,10-16 / Salmo 145 / Ebrei 9,24-28

Loda il Signore, anima mia.

Dal Vangelo secondo Marco (12,38-44)

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.

Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 06 18.00 + Lea e Anselmo

+ Carlo, Adamo e Irene

Domenica 07 10.30

18.00

+ Stefano Gattucci (2° anniversario)

+ Franco Balestri, Enzo ed Edgardo Dalle Vacche e Martini Elisa

+ Emma e Dante

+ Alberti Dante, Irma e Vilma

Lunedì 08 18.00 + Savini Rolando e fam. e Campanelli Francesco e fam.
Martedì 09 8.00 + Silla e deff. fam. Galanti e Buldrini
Mercoledì 10
Giovedì 11 18.00 Deff. fam. Giacometti, Mussino e De Giovanni
Venerdì 12
Sabato 13 18.00 + Santese Otello e Frascerra Anna
Domenica 14 10.30 + Resta Maria, Luigi e Paolo

+ Stefano e Maria Baldini

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

(anticipato alle 16.55 prima della Via Crucis)

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripreso secondo le consuete modalità.

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Novembre 2021

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 07

XXXII del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Lunedì 08 Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)
Martedì 09

Ded. della basilica Lateranense

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Mercoledì 10

Dedicazione della Chiesa di S. Paolo

Ore 18.00 (S. Paolo) :S. Messa della Dedicazione

Ore 20.45 (S. Paolo) : Prove del coro S. Paolo

Giovedì 11

S. Martino di Tours

Ore 21.00 (Voltana) : Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni

S. Messa ad orario feriale

Venerdì 12 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica
Domenica 14

XXXIII del T.O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)
Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 17,1-6 Gv 2,13-22 Lc 17,11-19 Lc 17,20-25 Lc 17,26-37 Lc 18,1-8

Vivere il Mistero- Chi è questa donna povera e vedova? Marco non lo esplicita più di tanto, lasciando così aperte varie interpretazioni. Anzitutto va notato che la sua figura appare tra la denuncia che il Maestro fa degli scribi, gente vanitosa, ipocrita e corrotta (cf. Mc 12,38-40) e l’annuncio della distruzione del Tempio (cf. Mc 13,1-2). Gesù è nel Tempio e lì osserva quanti fanno le loro elemosine: i ricchi, certamente, danno molto, ma danno del superfluo; la donna vedova invece dà poco, ma in quel poco c’è tutto. Gesù, allora, convoca i discepoli e, additando l’esempio della vedova, evidenzia la grande povertà di costei e, per due volte, la totalità del suo dono. A ben guardare il gesto di questa donna non è ragionevole: come può privarsi di tutto senza pensare al suo sostentamento? Chiaramente siamo davanti a una figura simbolica. La totalità di questa donna è un annuncio della totalità di Gesù sulla croce. Anche questo dono (cf. Mc 10,45) è apparso irragionevole. Pensiamo solo alla reazione di Pietro di fronte all’annuncio della sua passione-morte (cf. Mc 8,31-33). La vedova ci rimanda anche a una profezia, quella di Mal 3l-5. Malachia aveva predetto l’avvento del Signore nel suo Tempio, una venuta accompagnata, però, da un giudizio severo verso coloro che opprimono le vedove. Gesù, il Messia, è venuto nel suo Tempio ma l’ha trovato amministrato da gente corrotta. Di conseguenza sarà distrutto (cf. Mc 13). Ma per il cristiano, sembra dirci Marco, il nuovo Tempio è Cristo risorto. Gli scribi e la vedova riflettono due possibili atteggiamenti umani e religiosi. Gli scribi rappresentano coloro che hanno elevato a culto la propria immagine. Per questa singolare liturgia si servono persino di Dio e opprimono gli uomini, soprattutto i più deboli. Sono «il prototipo riuscito del peccato fondamentale che è nel cuore di ogni uomo: il protagonismo, che mette l’io al posto di Dio» (S. Fausti). Marco si sofferma anche a descriverli: amano le lunghe vesti, ovvero gli abiti da festa e non da lavoro; amano i saluti, ovvero la stima, la riverenza e l’ammirazione della gente; amano i primi posti, ossia vogliono primeggiare negli atti pubblici di culto (sinagoga) o sociali (banchetti). Più grave ancora, oltre al culto dell’apparire e del potere bramano anche l’avere, non importa come e con che mezzi. Chiaramente questa sete di avidità li porta all’ingiustizia e al sopruso soprattutto verso le classi più deboli e indifese (le vedove), come abbiamo già ricordato. La vedova, invece, non appare; è sola e non è riconosciuta. Come Gesù, pero, dona tutta se stessa a Dio. Potremmo dire che è animata dal suo stesso Spirito. Questa vedova è anche l’icona del vero Israele, la comunità degli anawim, che non cercano se non Dio solo, che non vogliono riconoscimenti o titoli, che non vogliono distinguersi dagli altri uomini, che cercano Dio nel loro cuore e nella loro vita e tutto da lui si attendono. Del Tempio non resterà pietra su pietra, ma gli anawim sono le pietre vive che formeranno la dimora di Dio tra gli uomini e questo fino al giorno in cui il Signore ritornerà nella sua gloria (cf. Eb 9,24-28). Con questa descrizione, Marco provoca i suoi lettori a interrogarsi: voi in chi vi riconoscete? Gli scribi rappresentano coloro che “divorano” la vita dissanguando, saccheggiando e derubando le risorse altrui, soprattutto dei più poveri. Sfrontatamente si dimostrano devoti, persino moralisti e intanto dilaniano i miseri creando povertà. Sfacciatamente si dimostrano giusti, ma in realtà sono dei maneggiatori che negano i diritti altrui. Sfrenatamente si manifestano come servitori del bene comune, ma in realtà cercano solo il loro bieco interesse, incuranti del prossimo. E potremmo continuare. Gesù lo dice chiaramente: da costoro bisogna guardarsi. Il motivo è chiaro. Non bisogna lasciarsi sedurre da quella mentalità antievangelica. Più in positivo, bisogna entrare nella vita con il desiderio di arricchirla e non di depredarla, di farla crescere attraverso doni e carismi per il bene comune e non solo di pochi. Certo, bisogna convertirsi da una pessima autosufficienza: dalla fede in sé (autopistis), dalla sufficienza di sé (autritmia) e dall’adorazione di sé (autolatria). (P. Sandro Carotta)

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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