Programma dal 8 al 16 aprile 2023

Letture: Isaia 50,4-7 / Salmo 21 / Filippesi 2,6-11

Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.

Dal Vangelo secondo Giovanni (20,1-9)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.

Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Parola del Signore.

Buona Pasqua

VITA ECCLESIALE

Sabato 08
Domenica 09 10.30

18.30

+ Gagliardi Bruno e Resta Albertina

+ Tomaso e deff. fam. Sangiorgi e Ragazzini

Per tutte le anime del purgatorio e secondo le intenzioni di Maria Teresa

Lunedì 10 10.30 + Sofia, Paolo, Sr. Emelda e familiari defunti
Martedì 11
Mercoledì 12 18.30 + Dovadola Ivano e Ruffini Armanda
Giovedì 13
Venerdì 14 8.00 + Gervasio Immacolata
Sabato 15
Domenica 16 10.30 Deff. parenti e amici vivi e defunti della fam. Dovadola Ivano e Ruffini e Margotti Teresa

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 17.1518.15 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30

Festivo : ore 10.30, 18.30

Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Aprile 2023

Domenica 09

Pasqua di Risurrezione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Lunedì 10

dell’Angelo

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Martedì 11 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia
Mercoledì 12 Ore 17.40 (S. Salvatore) : Novena della Divina Misericordia

Ore 18.00 (S. Salvatore) : S. Rosario

Ore 18.30 (S. Salvatore) : S. Messa

(Tutte le celebrazioni sono in S. Salvatore e NON in S. Paolo)

Giovedì 13 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 21.00 (S. Maria in Fabriago) : Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni preceduta dalla S. Messa alle ore 20.00 e dal S. Rosario alle ore 20.30

Venerdì 14 Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica.

Ore 17.10 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Sabato 15 Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 20.30 (Carmine) : Serata organizzata dal gruppo AGESCI in occasione del 50° anniversario del gruppo Scout di Massa.

Domenica 16

II di Pasqua

Della Divina Misericordia

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)

Ore 12.30 (oratorio) : Pranzo comunitario

Ore 15.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e

Coroncina della Divina Misericordia

1- Il primo maggio riprende il tradizionale pellegrinaggio comunitario (Santuario S. Maria delle Grazie al Calcinaio e Arezzo). Chi desidera partecipare deve prenotarsi.

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 28,8-15 Gv 20,11-18 Lc 24,13-35 Lc 24,35-48 Gv 21,1-14 Mc 16,9-15

Vivere il Mistero- Stranamente, ma in modo assai efficace, la liturgia in quest’aurora di Pasqua non ci fa incontrare il Risorto e non ci fa udire la sua voce. Il Vangelo del giorno ci introduce all’interno del sepolcro per sentire – proprio in questo luogo di morte – il profumo della Vita che dà vita. Forse proprio in quel momento in cui l’eternità si affaccia sul tempo e la luce si intrufola tra le tenebre, Simon Pietro ha intuito ciò che poi comprenderà e annuncerà: «Tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome» (At 10,43). La remissione comincia con il lasciarsi travolgere da questo nuovo inizio che prende avvio nel luogo dove tutto sembrava finito. Come per il corpo del Signore, azzimo e puro come i pani santi dell’offerta, anche noi «celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità» (1 Cor 5,8). Ma dove possiamo cuocere il pane buono, fragrante e puro della nostra vita se non nel forno ardente del sepolcro profumato di Cristo Signore? Come dice Scoto Eriugena, commentando il Prologo di Giovanni, nel sepolcro di Cristo sono murati i misteri della sua divinità e della sua umanità che sono offerti per la nostra umanizzazione e divinizzazione. In questi giorni, in cui abbiamo meditato i racconti della Passione, è stato sempre provante doversi misurare di nuovo con la malizia, la cattiveria e l’ipocrisia, in una parola: con il male che può dominare il cuore e dettare scelte contro l’amore, scelte che sono sempre contro la vita. L’apostolo Paolo ci ricorda che è sempre possibile scegliere di seguire un altro percorso. In realtà è sempre possibile non fuggire, per paura, da quelle che sono le esigenze di una vita vera e accettare così un modo nuovo di vivere che comincia con un modo diverso di morire: «Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!» (Col 5,3). Il tempo pasquale ci è offerto, ancora una volta, per lanciarci in questa avventura di ritrovata intimità con quel Signore che forse abbiamo tradito, rinnegato o, comunque, abbiamo deposto nel «sepolcro nuovo» dell’evidenza incontrovertibile della morte. Al mattino di Pasqua ci ritroviamo esattamente, per così dire, al punto di prima. Siamo di nuovo costretti a tornare al «sepolcro» (Gv 20,1). Una parola – quella di «sepolcro» – che sembra ossessionare la memoria credente e amorosa dell’evangelista Giovanni il quale, in pochi versetti, ripete questo termine per sette volte. Quando sembrerebbe più logico ripartire da altrove o, comunque, continuare a vivere rassegnandosi a quello che è stato, la sfida della fede e dell’amore ci fanno ripartire dallo stesso luogo ove la speranza è stata sepolta. Solo così possiamo evitare che sia sepolto anche l’amore. Questo desiderio spinge Maria di Magdala a ritornare, non appena possibile, a motivo del riposo sabbatico, non sul «luogo del delitto» come scriverebbe un autore di gialli, ma sul «luogo dell’amore» più totale e assoluto perché il più fragile e il più disarmato. L’evangelista Giovanni sottolinea che «era ancora buio», eppure nessuna tenebra può impedire di vedere come «la pietra era stata tolta dal sepolcro». La stessa pietra che aveva sigillato per sempre la vita del Signore, è ciò che rimette tutto in moto, obbligando non solo a camminare, bensì a correre. In questo mattino di Pasqua ci viene lanciata una pietra per attirare la nostra attenzione, sovente così distratta, su ciò che è essenziale: non basta vedere, bisogna comprendere; non basta guardare, bisogna intuire. Maria di Magdala apre le danze pasquali come Miriam, la sorella di Mosè, aveva intonato il canto della vittoria al di là del Mar Rosso. Come ogni danza, quella di Maria, non è che un invito a unirsi e interpella ciascuno di noi perché possiamo correre come gli apostoli, credere come il discepolo amato e ritrovare l’ardore del «cuore» (Lc 24,32), mentre ritroviamo l’essenziale del senso delle Scritture. Siamo così posti di fronte all’essenziale del senso della vita che passa sempre attraverso un necessario «giro» al sepolcro il quale, come una rotatoria ineludibile, ci permette di ritrovare la giusta direzione per credere, sperare, amare. Anche di noi si possa scrivere ciò che il testo dice del discepolo che «corse più veloce» (Gv 20,4) di cui si afferma: «E vide e credette» (20,8). Il discepolo amato non vide nessuno ma riconobbe il segno «riconoscibile fra mille e mille» (At 5,10) del modo unico con cui il Signore Gesù – l’Amato del suo cuore – aveva «piegato» e deposto con cura ineguagliabile «in un luogo a parte» (Gv 20,7) quel sudario che con altrettanta cura – forse dalle sue stesse mani così intime al Signore – gli era stato «posto sul capo». Nell’amore è sempre così: l’ultimo gesto dell’uno diventa, in tutta naturalezza, il primo gesto dell’altro. Per chi ama tutto diventa chiaro senza bisogno di nessun’altra prova se non quella del cuore: «Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti» (20,9) nel «suo vero corpo» … che siamo noi. (don M-D. Semeraro)

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

Lascia un commento