Letture: Genesi 15,5-12.17-18 / Salmo 26 / Filippesi 3,17-4,1
Il Signore è mia luce e mia salvezza.
Dal Vangelo secondo Luca (9,28b-36)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 15 | 18.00 | + Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa, deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando |
Domenica 16 | 10.30
18.00 |
+ Tomaso Sangiorgi
+ Luisi Giovanni, Orlacchio Angelina, Faccani Alessandro e Stefano + Fausta, Rina, Magda, Giannina Bighi |
Lunedì 17 | ||
Martedì 18 | ||
Mercoledì 19 | 18.00 | + Vittorio
+ Giuseppe |
Giovedì 20 | ||
Venerdì 21 | 20.30 | + Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo |
Sabato 22 | 18.00 | + Adriano Castelli |
Domenica 23 | 10.30 | + Baruzzi Bruna |
Orario Confessioni Venerdì ore 10.00 – 11.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Venerdì ore 20.30
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario
Venerdì ore 17.00 Via Crucis
ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
Domenica ore 17.30 Via Crucis
Anno : C
Marzo 2025 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 16
II di Quaresima |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
Lunedì 17 | Ore 20.45 (canonica) : Caritas parrocchiale |
Martedì 18 | Ore 20.45 (oratorio) : 4°Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.
Ore 21.00 (oratorio) : Incontro per la “Festa della Ripresa” |
Mercoledì 19
S. Giuseppe |
S. Messa ad orario feriale
Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo” Ore 20.30 (oratorio) : Incontro genitori in preparazione alla “Prima Comunione” |
Giovedì 20 | Ore 20.30 (oratorio) : Incontro genitori in preparazione al Sacramento della Cresima |
Venerdì 21
Astinenza |
Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)
Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario Ore 20.30 (S. Paolo) : 3a Stazione Quaresimale (Unica S. Messa in S. Paolo) |
Sabato 22 | Ore 19.00 (oratorio) : Incontro giovani famiglie con cena insieme |
Domenica 23
III di Quaresima |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Ore 14.30 (Cattedrale) : Giornata diocesana cresimandi Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.
Visita alle famiglie con benedizione
17 – 21 Marzo
(dalle ore 15.00)
Lunedì 17 : Via D’Acquisto.
Martedì 18 : Via Castelletto (pari dal n°2 al n°50).
Mercoledì 19 : Via Castelletto (pari dal 54 alla fine).
Giovedì 20 : Via Castelletto (dispari).
Venerdì 21 : Via Moro.
Alla scuola di Gesù : | |||||||||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato | ||||||
Lc 6,36-38 | Mt 23,1-2 | Mt 1,16.18-21.24a | Lc 16,19-31 | Mt 21,33-43.45-46 | Lc 15,1-3.11-32 |
Vivere il mistero – Il Signore Dio, l’Altissimo, si rivolge ad Abram con le parole: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle». In questa seconda domenica di Quaresima sembra proprio che l’invito alla conversione passi attraverso una purificazione di sguardo, di cuore. Siamo invitati a vivere generosamente una sorta di rettificazione dello sguardo della cui povertà e limitatezza dobbiamo renderci consapevoli. Solo così saremo in grado di andare oltre ciò che vediamo con gli occhi, per non diventare patetici nella nostra ansia di controllo: «… se riesci a contarle». C’è una punta di benevolo umorismo nelle parole che l’Altissimo rivolge al suo servo Abram, il quale sta imparando a conoscere Dio in modo assai diverso dalle sue abitudini e immaginazioni idolatriche. Sul monte della Trasfigurazione, ove sembra ci sia il trionfo della vista come organo della percezione più sicura e certa, in realtà è l’ascolto ad essere richiesto. Proprio mentre lo sguardo sembra raggiungere il vertice delle sue possibilità, l’invito alla conversione risuona come una sorta di deviazione: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo». L’intento del Signore Gesù, mentre sale verso la montagna, è assolutamente chiaro e viene sottolineato dall’evangelista Luca: «Salì sul monte a pregare». Il Maestro si apparta sul monte non per dare spettacolo, ma per entrare in intimità con quel Dio che egli chiama sempre con il dolcissimo nome di Padre come farà dall’inizio della sua coscienza di uomo e di credente fino all’estremo dono della sua vita. Il mistero, e non tanto il miracolo della trasfigurazione, – termine accuratamente evitato da Luca – è il segno esterno di questo intimo colloquio interiore tra il Figlio che invoca quel Padre che lo riconosce e lo rivela come «Figlio mio». Il fatto che il «suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante», non è altro che la manifestazione della gioia inenarrabile che il Signore Gesù vive nell’intimità della preghiera come luogo di assoluto ascolto dell’Altro. Per Luca non si tratta di «trasfigurazione», egli non usa questo termine, ma semplicemente si tratta di «alterizzazione», in quanto si tratta di un «diventare altro» della sua faccia. Dal punto di vista delle attese e delle immaginazioni dei discepoli, il Signore Gesù diventa irriconoscibile. Il momento della trasfigurazione in realtà segna il tempo offerto ai discepoli per reimpostare il loro sguardo di Gesù. Si tratta di rinunciare alle loro proiezioni per entrare nella chiara luce di ciò che il Signore, con le sue parole e i suoi gesti, rivela di se stesso, del Padre e della nostra stessa vocazione di discepoli. Ciò che è offerto sul monte è un tempo propizio, ma assai delicato e quasi rischioso. Tutto ciò avviene evidentemente di notte poiché i suoi discepoli «erano oppressi dal sonno» e tuttavia vegliarono e restarono svegli e – a fatica – videro la sua gloria. Quando Mosè ed Elia partono, dopo aver parlato con Gesù del suo prossimo «esodo», ecco che Pietro parla. La sua parola è mozzata da una seconda notte, una nube e – come già per Abram – «ebbero paura». Pietro come Abram – come ciascuno di noi- non capisce, anzi fraintende, tentato com’è dal lato estetico di ciò che avviene fino a dire senza sapere che cosa dice: «E bello». Pietro si fa ammaliare da una sorta di bel/ben-essere che è proprio il contrario di ciò di cui Gesù va discorrendo. Per i discepoli di ogni tempo e di ogni luogo la sfida rimane la stessa: passare dall’estetica all’estatica che fa compiere l’esodo sempre doloroso attraverso il bello verso il buono e il vero. Di questo il Signore Gesù andava discorrendo con Mosè ed Elia, ed è di questo che vuole parlare con ciascuno di noi. Sembra del tutto naturale che l’argomento di questa fittissima e luminosissima conversazione sia il «suo esodo». Anche se è del tutto comprensibile che Pietro, invece di mettersi più decisamente in cammino, si lascia prendere dalla tentazione di fermarsi fino a sedentarizzarsi: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne…». Come già per Abram, così per Pietro e per tutti noi è necessario attraversare la fase dell’abbassamento della vista, fino al suo assoluto velarsi nel «torpore» del «sonno» per svegliarsi, in modo più sensibile, all’ascolto. Paolo evoca i «nemici della croce di Cristo». Ci auguriamo certo di non essere annoverati nel numero di costoro, nondimeno è necessario non darlo per scontato. Infatti, ogni volta che ci fidiamo troppo dei nostri occhi, rischiamo di vedere solo attraverso il velo del «terrore» delle nostre paure che ci bloccano. Allora dobbiamo aprire un poco di più le orecchie e lasciarci guidare dalla voce che dentro ci parla e ci guida in modo più sicuro e più certo dei nostri occhi. Un luogo privilegiato per vivere questo esodo interiore è certamente la preghiera che, in questo tempo quaresimale, siamo chiamati a intensificare non solo a livello di tempo, ma per qualità di attenzione e di disponibilità alla conversione. (p. Michael Davide Semeraro)
Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
Tre considerazioni, che diventano tre suggerimenti. Per prima cosa è bene rammentare che il rito sacramentale ha tre forme celebrative. Se ci sono, vanno usate tutte. Sebbene la terza modalità, il Rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale, sia di fatto (e purtroppo) resa inutilizzabile per la rigidità delle condizioni richieste, ne rimangono altre due con cui celebrare il sacramento. Tra le due, poi, non si può neppure pensare, perché non viene mai dichiarato nel Rituale, che la prima forma individuale sia quella ordinaria e normale. Anzi sembra che si affermi proprio l’opposto: è la seconda da preferire perché ha un valore aggiunto, per opportunità e vantaggi, in quanto «la celebrazione comune manifesta più chiaramente la natura ecclesiale della penitenza» (RP, Premesse n.22). Nella prassi pastorale delle parrocchie invece è celebrata, nel migliore dei casi e non sempre in modo completo, come preparazione immediata al Natale e alla Pasqua o alle prime comunioni e alle cresime. Certamente è una forma impegnativa, per la necessaria preparazione e a volte pure per la scarsità dei sacerdoti, ma sicuramente dal punto divista dello spazio celebrativo, è quella che meglio esprime la ricchezza teologica del sacramento ed è più capace di coinvolgere tutti i poli liturgici più importanti e simbolici della chiesa. (3- continua)