In Quaresima contro il virus del peccato

Editoriale da “Il Nostro S.Paolo” marzo 2020

É appena iniziata questa particolare Quaresima, in un contesto nel quale non avremmo mai pensato di trovarci: il timore di un contagio di massa per un virus, la cui origine rimane un mistero, ci ha costretto in questi giorni a regole di vita restrittive, niente scuola per i ragazzi, niente manifestazioni, niente frequentazioni in luoghi molto affollati, niente celebrazioni religiose e attività di catechesi e di oratorio per evitare molti contagi.

Insomma una quaresima iniziata all’insegna di qualche sacrificio e disagio che però sollecita anche pensieri circa la nostra vita spirituale. Immagino tanti di voi, che come me, sentono il disagio di non poter iniziare questa quaresima con la celebrazione della Eucarestia e l’imposizione delle ceneri e poi la prima domenica di Quaresima senza poter partecipare in parrocchia alla Messa; così come potete immaginare il mio volto smarrito sapendo di dover celebrare in questi giorni la Messa in una chiesa completamente vuota anche se spiritualmente la presenza del popolo di Dio di Massa Lombarda, c’è tutta, immaginandola assai frequentata come negli scorsi anni, grazie alle “liturgie separate” che portavano alla Messa tanti genitori insieme propri figli.

Tutto questo ci riporta però a riconsiderare il vero senso della Quaresima, che per noi, può diventare un’occasione fantastica per riappropriarci della nostra identità cristiana cattolica, che corre il rischio di dissolversi, perché presi da tante cose o preoccupazioni che ci allontanano dalla nostra consapevolezza di appartenere a Dio.

Come per Gesù la Quaresima sia un tempo in cui ci dedichiamo a noi stessi alla cura della nostra Anima, del nostro Cuore, della nostra Coscienza, della nostra Mente e delle nostre Opere, affidandoci alle cure del nostro MEDICO CELESTE.
Come Gesù nel deserto si è dedicato completamente al Padre, così anche noi in questa quaresima chiediamo a Dio che si dedichi completamente a noi, perché nel nostro intimo albergano frequentemente dei virus terribili che si chiamano: superbia, gola, lussuria, avarizia, gelosia, ira, accidia, virus mortali, che, se combattuti con la preghiera, il digiuno e la carità, possono evitare la morte del nostra Anima, e della nostra vita.
Questi sì che sono i veri virus da temere e qui non conta l’età, perché colpiscono mortalmente sia giovani, che adulti e anziani anche apparentemente in pienissima salute, ma che improvvisamente esplodono come un vulcano che per decenni sembrava spento e invece si risveglia.

Anche se non possiamo iniziare la Quaresima come vorremmo, però nessuno rinunci nella propria casa con la propria famiglia a seguire alla televisione la celebrazione della Santa Messa, a dedicare un po’ di tempo alla preghiera e perché no a versare sul capo nostro e dei nostri familiari un po di cenere, per ricordarci che siamo polvere e in polvere ritorneremo, finché da quella polvere si ergerà di nuovo il nostro corpo redento e risorto. Buona Quaresima e pensate al vostro parroco ricordando don Camillo che immerso nell’acqua fino quasi alla cintura, celebrava la Messa nella chiesa di Brescello, mentre la gente sfollava dal paese lungo le rive del grande fiume…

don Pietro, parroco.

13 luglio 2019: un Dono straordinario del Signore

Quella del 2019 sarà ricordata come l’estate del Nuovo Vescovo: non quindi per il caldo o per i temporali fortissimi, ma come il tempo in cui il Signore ha visitato il suo popolo che è in diocesi di Imola portando un prezioso dono. Sabato 13 luglio alle ore 17 inizierà nel Duomo di Imola la celebrazione della Santa Messa solenne, presieduta dall’Arcivescovo di Bologna, Mons. Zuppi in cui sarà ordinato Vescovo Don Giovanni Mosciatti della diocesi di Fabriano-Matelica a cui sarà affidata la guida spirituale della nostra diocesi.

Il neo eletto ha inviato a tutti i fedeli della diocesi una lettera di saluto dove ha scritto queste parole: “Certo della presenza del Signore, ma anche con timore e trepidazione, vengo tra voi come fratello e Pastore. Desidero poter vivere e testimoniare le parole di Papa Francesco quando descrivendo i Pastori del gregge li invita a ‘camminare davanti, indicando il cammino, indicando la via; camminare in mezzo, per rafforzarlo nell’unità; camminare dietro, sia perché nessuno rimanga indietro, ma soprattutto, per seguire il fiuto che ha il Popolo di Dio per trovare nuove strade”. Nella sua lettera poi rivolge parole di saluto e di affetto ai sacerdoti e diaconi, poi immediatamente dopo a tutte le persone sofferenti, agli ammalati, ai poveri e ai feriti dalla vita. Subito dopo alle confraternite, all’Azione Cattolica, alle associazioni e movimenti laicali presenti in diocesi, poi ai religiosi e religiose, alle autorità civili e militari e un saluto anche a coloro che non appartengono alla chiesa Cattolica e infine a tutte le famiglie e a tutto il popolo Santo di Dio. Il Signore quindi ha fatto la sua parte: dopo le dimissioni del nostro Vescovo Mons. Tommaso Ghirelli a cui va tutta la nostra gratitudine e ringraziamento per il ministero svolto nella nostra diocesi in questi 17 anni, ha ascoltato le nostre invocazioni e preghiere e nella Sua generosa provvidenza ci ha donato un nuovo Pastore. Ora tocca a noi popolo Santo di Dio: recita il concilio Vaticano II° “ I fedeli poi devono aderire al vescovo come la chiesa a Gesù Cristo e come Gesù Cristo al Padre, affinché tutte le cose siano d’accordo nella unità e crescano per la gloria di Dio” (Lumen Gentium n. 353). Allora cari Massesi accogliamo con gioia il nuovo Pastore che arriva, facciamolo con atteggiamento interiore di conversione, arriva una bella “boccata d’aria nuova dello Spirito Santo” e quindi è necessario aprire il cuore alle novità che lo Spirito Santo porterà: per ora disponiamoci all’ascolto e guardiamo con attenzione al nostro Pastore, perché per seguirlo occorre vedere in quale direzione va. Andiamo oltre l’entusiasmo del momento, della novità, per seguire il nostro Pastore anche quando ci chiederà di prendere sulle nostre spalle qualche piccola croce e mettere in atto una conversione pastorale che i tempi richiedono, senza lamentele, ma con desiderio di mettersi in gioco per il bene spirituale nostro, della nostra comunità e della chiesa intera.

Don Pietro, parroco

Santa PASQUA: più forte della morte è l’AMORE

don Pietro Marchetti, parroco

“Colui che conosce il mistero della Resurrezione conosce il senso delle cose, conosce il fine per il quale Dio fin da principio creò tutto” (S. Massimo il confessore).

Poniamoci un semplice domanda: perché Gesù è risorto da morte?

Potremmo rispondere: perché era Figlio di Dio. La risposta è vera, ma parziale; oppure che la resurrezione è il miracolo dei miracoli; anche questa è vera, ma insufficiente.

Nell’Antico Testamento la morte è indicata come il segno per eccellenza della fragilità umana, ma ciascuno porta dentro di sé il “senso dell’eterno” (Qoelet capitolo 3 versetto 11). Ogni essere umano trova senso nella misura in cui sa vivere dei gesti che restano nel tempo: ma tutto passa, se tutto finisce con la morte, che senso ha la nostra esistenza?

Qui entra in gioco la riflessione umanissima che ogni uomo e ogni donna fanno da sempre e in tutte le culture: vivere è amare. Quando diciamo a qualcuno “Ti amo” ciò equivale ad affermare: “Io voglio che tu viva per sempre”: la nostra vita trova senso solo nell’esperienza dell’amare e dell’essere amati, e tutti siamo alla ricerca di un amore con i tratti di eternità. Nel Cantico dei Cantici, l’amato dice all’amata: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore come sigillo sul tuo braccio perché forte come la morte è l’amore, tenace come l’inferno è lo slancio amoroso. Le sue vampe sono fiamme di fuoco, una fiamma del Signore” (Cantico dei Cantici cap. 8, versetti 6 e 7). Tenendo presente tale orizzonte allora ci domandiamo: perché Gesù è risorto da morte?

Leggendo nei Vangeli e nel Nuovo Testamento possiamo concludere che Gesù è risorto perché la sua vita è stata AGAPE, è stata amore vissuto per gli altri e per Dio fino all’estremo: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò fino alla fine” (Vangelo di Giovanni capitolo 13 versetto 1), quindi Gesù è stato risuscitato da Dio in risposta alla vita che ha vissuto, al suo modo di vivere nell’amore fino all’estremo; possiamo così dire che è stato il suo amore più forte della morte. Quindi se Gesù è stato l’amore, come poteva essere contenuto nella tomba? Dio risuscitando Gesù ha così dichiarato che Lui ha manifestato nell’amore tutto quello che Dio voleva far conoscere di sé all’uomo.

E’ significativo poi che Gesù sia apparso alle donne e ai discepoli, non trasfigurato, come sul monte Tabor, ma nelle vesti di un giardiniere, di un viandante, di un pescatore, cioè si è manifestato nello stesso modo con cui aveva vissuto la sua esistenza terrena nella quale aveva raccontato la possibilità dell’amore. Gli Apostoli poi racconteranno come davvero Dio in Gesù ha espresso quella forza dell’amore che è più forte della morte.

Quindi l’unico prezzo che il cristianesimo ci richiede per essere vissuto e compreso in profondità è quello dell’amore. Siamo chiamati ad immergerci nell’amore di Dio, quell’amore di cui regola e forma è l’amore di Cristo che ha speso giorno dopo giorno la sua vita per gli altri: in questo modo la nostra vita potrà avere un senso, una direzione, un sapore. Ecco perché quando siamo incapaci di sperare nella resurrezione, è perché in verità non crediamo che l’amore possa avere l’ultima parola: credere e sperare, la resurrezione è una questione d’amore, perché solo l’amore ha provocato la resurrezione di Gesù.

Più forte della morte è stato l’amore vissuto da Gesù Cristo: è questo che noi cristiani dovremmo annunciare, con umiltà e discrezione, a tutti gli uomini e le donne. Un cammino, nel quale si parta dal presupposto che l’amore è in grado di combattere la morte, fino a vincerla, certamente può interessare anche i non credenti; in questo modo la resurrezione di Gesù può parlare a tutti i nostri fratelli e sorelle inumanità.

Buona Pasqua a tutti.

Il numero completo del Bostro S.Paolo n 3 – maggio 2019

Natale: la Misericordia di Dio si fa carne


Natale: la Misericordia di Dio si fa carne

di don Pietro Marchetti

La celebrazione del Natale in questo anno avviene all’interno del Giubileo straordinario della Misericordia di Dio: il primo atto che Dio compie verso di noi consiste proprio nel “farsi prossimo”, nel “farsi uno di noi”,  nell’incarnazione del suo Figlio: ecco il mistero del Natale, la “via che unisce Dio e l’uomo”. Nella nascita di Gesù riconosciamo una novità piena di speranza: Leggi tutto

Quaresima: tempo di grazia per la formazione del cuore

di don Pietro Marchetti, parroco

Con il mercoledì delle ceneri, i credenti , sacerdoti e laici, sono invitati dal Signore ad entrare in questo “tempo di Grazia” che è la Quaresima. Papa Francesco nel suo messaggio ci invita a viverlo come “un percorso di formazione del cuore” nel quale Dio si fa dono a ciascuno di noi prima ancora che noi ci facciamo dono ai fratelli “Noi amiamo perché Egli ci ha amati per primo (Prima Lettera di Giovanni cap. 4 versetto 19). Questo tempo di grazia ci possa condurre ad “avere un cuore misericordioso” , che “non significa avere un cuore debole”, ma invece chi vuole essere misericordioso “ha bisogno di un cuore forte, saldo, chiuso al tentatore, ma aperto a Dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e portare sulle strade dell’amore che conducono ai fratelli e alle sorelle.” Per cui ogni giorno innalziamo al Signore l’invocazione “Rendi il nostro cuore simile al Tuo”. Ma questa formazione del cuore, dove ci deve portare ? La meta ce la propone Papa Francesco: vincere l’indifferenza a partire da quella che è nel nostro cuore, per vincere quella presente nella nostra comunità e nella chiesa tutta. Il primo cuore che deve essere rinnovato è il nostro: “siamo saturi di notizie e immagini sconvolgenti che ci narrano la sofferenza umana e sentiamo nel medesimo tempo tutta la nostra incapacità ad intervenire”. Prima di tutto possiamo iniziare a pregare per queste situazioni, poi aiutare con gesti di carità, mostrando così interesse verso gli altri e le loro sofferenze che sono per noi un richiamo alla conversione, perché ci ricordano la fragilità della nostra vita e la nostra dipendenza dal Signore e dai fratelli. Iniziamo allora un percorso che ci apre ai fratelli, a partire da quelli della nostra comunità parrocchiale e della nostra città di Massa Lombarda. Un percorso che intende costruire la comunione tra di noi, vincendo l’indifferenza l’uno verso l’altro e non limitando i nostri rapporti a un fatto di utilità (cercare le persone solo quando abbiamo bisogno), imparando ad avere più stima gli uni degli altri, gioendo per quello che i nostri amici fanno per il bene della nostra comunità ed evitando ogni giudizio, critica, mormorazione o lamentela, aprendo di più il nostro cuore ai fratelli e sorelle che sono nella sofferenza, nel dolore e nella solitudine, vincendo con le opere di carità la terribile tentazione dell’indifferenza.
Non chiudiamoci dentro le mura della nostra comunità parrocchiale, ma apriamoci con gioia all’accoglienza delle tante persone che vengono a far parte della nostra comunità massese, e anche di quelli che partono (non solo i defunti….), facendo attenzione a ciò che accade sul nostro territorio, per essere solidali con chi è colpito dalla sventura e condividendo la gioia per i lieti eventi. Ogni giorno domandiamoci “dov’è tuo fratello ?” (Genesi cap. 4 versetto 9).
La nostra comunità parrocchiale divenga in questo tempo di Quaresima un “isola di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza”, come scrive Papa Francesco.
Cari massesi, entriamo in questo tempo di Quaresima facendoci lavare i piedi da Gesù, altrimenti non possiamo avere parte con Lui, e non solo i piedi, ma anche la testa e tutto il corpo. Lasciamoci allora lavare da Gesù ascoltandolo nella sua Parola ricevendolo con i sacramenti, soprattutto l’Eucarestia, affinché diventiamo un unico corpo, nel quale, quando un membro soffre, tutti soffrono con lui e quando un membro gioisce tutti gioiscono con lui. Buon percorso a tutti, davvero questo cammino ri-formi il nostro cuore.
Ricordiamoci che in parrocchia abbiamo due box-doccia…non lasciamoli inutilizzati, anche perché la bolletta dell’acqua della Misericordia, l’ha già pagata GESU’…..

(editoriale dal n.1 de Il Nostro S.Paolo, febbraio 2015)