Letture: Atti 9,26,31 / Salmo 21 / 1 Giovanni 3,18-24
A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.
Dal Vangelo secondo Giovanni (15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 01 | ||
Domenica 02 | 10.30
18.30 |
+ Becca Luigi
+ Stefano + Alberti Dante, Irma e Vilma |
Lunedì 03 | 18.30 | + Marianna |
Martedì 04 | 8.00 | + Dovadola Ivano e Ruffini Armanda |
Mercoledì 05 | 18.30 | + Signani Mara e il padre
+ Conti Arturo |
Giovedì 06 | ||
Venerdì 07 | 8.00 | + Alide |
Sabato 08 | 18.30 | + Angelo e Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi, Capucci Armando |
Domenica 09 | 10.30 | + Antonio |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 17.15 – 18.15 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze (muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario
Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi
Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.
Anno : B
Maggio 2021 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 02
V di Pasqua |
Giornata di sensibilizzazione per il sostegno economico alla chiesa cattolica
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00) Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Lunedì 03
Ss. Filippo e Giacomo ap. |
S. Messa ad orario feriale
Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Martedì 04 | Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Mercoledì 05 | Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Giovedì 06 | Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Venerdì 07 | Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti
Ore 8.30 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Sabato 08 | Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Domenica 09
VI di Pasqua |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)
Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Nota. La S. Messa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).
Visita alle famiglie con Benedizione.
In questi giorni è iniziata la distribuzione ad ogni famiglia di un volantino contenente le informazioni su come comportarsi per chi desidera avere la Benedizione “Pasquale” a casa, in famiglia.
Occorre compilare il volantino e riconsegnarlo in parrocchia mettendolo nell’apposita urna posta all’ingresso della chiesa entro il 31 maggio.
E’ importante indicare il proprio recapito, soprattutto un numero di telefono, mediante il quale il parroco provvederà a contattare la famiglia per concordare tempi e modi per la visita.
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Gv 14,6-14 | Gv 14,27-31a | Gv 15,1-8 | Gv 15,9-11 | Gv 15,12-17 | Gv 15,18-21 |
Preghiera di Papa Francesco
O Maria,
tu risplendi sempre nel nostro cammino
come segno di salvezza e di speranza.
Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,
che presso la croce
sei stata associata al dolore di Gesù,
mantenendo ferma la tua fede.
Tu, Salvezza del popolo romano,
sai di che cosa abbiamo bisogno
e siamo certi che provvederai
perché, come a Cana di Galilea,
possa tornare la gioia e la festa
dopo questo momento di prova
Aiutaci, Madre del Divino Amore,
a conformarci al volere del Padre
e a fare ciò che ci dirà Gesù,
che ha preso su di sé le nostre sofferenze
e si è caricato dei nostri dolori
per condurci, attraverso la croce,
alla gioia della risurrezione. Amen.
Vivere il Mistero- Com’è noto, Gv l5 fa parte dei Discorsi di addio. Sono le ultime parole del Maestro, quelle essenziali, fondamentali, testamentarie. In Gv 14,31 leggiamo che Gesù invita i suoi ad alzarsi e uscire. Con Gv 15-17 sembra ripensarci. L’evangelista inserisce, infatti, un lungo discorso di ben tre capitoli. Solo al capitolo 18 l’ordine di Gesù viene posto in atto: «Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli» (Gv 18,1). Con molta probabilità l’edizione originaria del Vangelo non aveva i tre suddetti capitoli. È stato un redattore ad aggiungerli come frutto dell’esperienza della comunità cristiana. Per cui possiamo altresì affermare che Gv 15,17 altro non è che l’esperienza preziosissima fatta dalla Chiesa nascente del Signore risorto. Ma c’è un altro aspetto da tener presente. Le parole di Gesù sono inserite in un contesto eucaristico. L’esordio di Gv 13 ci ha infatti collocati nell’ultima cena. Questo significa che coloro che si cibano del pane di Cristo diventano a loro volta pane spezzato per i fratelli attraverso l’amore e il servizio. Questo è il frutto di cui parla Gesù. Nei primi otto versetti, Gesù invita ripetutamente a rimanere in Lui. Perché questa insistenza? Sono diversi i motivi per cui il discepolo è chiamato a rimanere nel Signore. Ma forse c’è una ragione più profonda. «Rimanere» esprime, nella teologia giovannea, il rapporto maturo che il discepolo ha instaurato con Gesù; un rapporto stabile, che non ha più nessuna nostalgia, che non sogna più altre appartenenze. La forma del dimorare, inoltre, è quella del Padre nel Figlio e del Figlio nel Padre (cf Gv 14,10) e dello Spirito Santo in entrambi (cf Gv 1,32-33). Questo ci fa intuire che il «rimanere» non è certo statico ma dinamico, inesauribile, reciproco e nell’amore. Se Gesù insiste è perché sa molto bene come questa stabilità sia faticosa e impegnativa nel cammino della sequela. Ma c’è un altro motivo: la nostra vita è fatta di legami e sussiste attraverso i legami. Il legame è ciò che permette il passaggio della vita. Quando Gesù ci dice che il suo legame con noi è simile a quello della vite con il tralcio significa che il suo legame è totale, fedele e indistruttibile. Dobbiamo, allora, verificare quale tipo di legame abbiamo instaurato con Cristo e se siamo a lui legati con vincoli profondi. Rimanere in Gesù significa, concretamente, rimanere nelle sue parole. Ciò significa che la comunione con Cristo comporta un’interiorizzazione graduale della sua rivelazione. Ma non solo: l’accoglienza di Gesù implica anche l’assunzione del suo messaggio e, legato al messaggio, della sua prassi di vita, delle sue scelte esistenziali, delle sue logiche e preferenze. In una parola, bisogna acquisire il suo stesso modo di pensare e agire. Questo non sta solo nel desiderio e nella volontà del discepolo. È un dono dall’alto, come ci fa capire Luca narrandoci che Paolo, sulla via di Damasco, aveva visto il Signore. Allora: interiorizzare la Parola di Dio significa interiorizzare Cristo nella propria vita. Sorge una domanda: che rapporto abbiamo con la Parola di Dio, con il Vangelo? Nel ritmo delle nostre giornate dedichiamo un tempo all’ascolto, alla riflessione e all’approfondimento della rivelazione biblica? È nota l’affermazione di Claudel: «l cattolici hanno un cosi grande rispetto per la Bibbia che se ne stanno il più lontano possibile». Ma l’ignoranza delle Scritture, ammoniva san Girolamo, è ignoranza di Cristo. Se manca questa conoscenza a cosa si riduce il nostro cristianesimo?