Letture: Atti 10,25-26.34-35.44-48 / Salmo 97 / 1 Giovanni 4,7-10
Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Dal Vangelo secondo Giovanni (15,9-17)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 08 | 18.30 | + Angelo e Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi, Capucci Armando |
Domenica 09 | 10.30 | + Antonio |
Lunedì 10 | 18.30 | + Giuseppe |
Martedì 11 | ||
Mercoledì 12 | 18.30 | Deff. fam. Giacometti, Mussino, De Giovanni |
Giovedì 13 | 18.30 | Per le famiglie Asioli e Tronconi (viventi) |
Venerdì 14 | ||
Sabato 15 | 18.30 | + Adolfo Tabanelli e deff. della famiglia |
Domenica 16 | 18.30 | + Cotroneo Giorgio (20° anniv.) |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 17.15 – 18.15 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze (muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario
Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi
Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.
Anno : B
Maggio 2021 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 09
VI di Pasqua |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)
Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Lunedì 10 | Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Martedì 11 | Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Mercoledì 12 | Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Giovedì 13 | Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Venerdì 14
S. Mattia Ap. |
S. Messa ad orario feriale
Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Sabato 15 | Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Domenica 16
Ascensione del Signore |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (NO alle 8.00)
Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio |
Nota. La S. Messa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).
1. Sono aperte le pre-iscrizioni all’«Estate ragazzi» che avrà luogo all’oratorio nel periodo 7 – 25 giugno. La scheda con le indicazioni di massima sono disponibili presso l’entrata della chiesa.
Visita alle famiglie con Benedizione.
E’ stato recapitato ad ogni famiglia un volantino contenente le informazioni su come comportarsi per chi desidera avere la Benedizione “Pasquale” a casa, in famiglia.
Occorre compilare il volantino e riconsegnarlo in parrocchia mettendolo nell’apposita urna posta all’ingresso della chiesa entro il 31 maggio.
E’ importante indicare il proprio recapito, soprattutto un numero di telefono, mediante il quale il parroco provvederà a contattare la famiglia per concordare tempi e modi per la visita.
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Gv 15,26-16,4 | Gv 16,5-11 | Gv 16,12-15 | Gv 16,16-20 | Gv 15,9-17 | Gv 16,23b-28 |
Preghiera di Papa Francesco
O Maria,
tu risplendi sempre nel nostro cammino
come segno di salvezza e di speranza.
Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,
che presso la croce
sei stata associata al dolore di Gesù,
mantenendo ferma la tua fede.
Tu, Salvezza del popolo romano,
sai di che cosa abbiamo bisogno
e siamo certi che provvederai
perché, come a Cana di Galilea,
possa tornare la gioia e la festa
dopo questo momento di prova
Aiutaci, Madre del Divino Amore,
a conformarci al volere del Padre
e a fare ciò che ci dirà Gesù,
che ha preso su di sé le nostre sofferenze
e si è caricato dei nostri dolori
per condurci, attraverso la croce,
alla gioia della risurrezione. Amen.
Vivere il Mistero- Il tema della liturgia della Parola di questa domenica è l’amore. Il brano evangelico (in continuità con la 5a domenica di Pasqua) esordisce con un’affermazione importantissima: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi» (Gv 15,9). Per 2 volte abbiamo il verbo «amare» (agapào). Nella lingua pre-biblica questo verbo aveva un senso piuttosto pallido; significava solamente «accontentarsi di qualcosa». Quando, però, con la Settanta è stato adottato per tradurre il verbo ebraico «‘ahàv» ha assunto una caratteristica propria ed è passato ad esprimere la forma più alta dell’amore. In Gesù viene a caricarsi ulteriormente di nuove prospettive e significati, fino a descrivere niente meno che l’amore che lega Gesù a Dio, il Padre. C’è però un altro aspetto da tener presente. Il termine greco kathos («come») non esprime solo il modello e il modo di amare, ma anche l’origine e il fondamento dell’amore. In questo orizzonte possiamo dire che l’autorivelazione dell’amore di Dio fonda e suscita allo stesso momento l’amore che dobbiamo manifestare per il nostro prossimo. Anche per questo Gesù prosegue dicendo: «Rimanete nel mio amore» e «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 15,9b.12). Gesù parla di amore come di comandamento. Il termine entolè («comandamento») non ha però un valore legalistico. Si potrebbe tradurre con «prospettiva di vita» oppure «orizzonte fondamentale di vita». Il comandamento ricevuto propone, perciò, una nuova forma di esistenza basata sull’amore. Questa è l’eredità che Gesù lascia alla sua Chiesa. Ma entolè possiamo tradurlo anche «procedura» oppure «istruzione», ovvero quella regola madre che ci permette di fare una determinata cosa e farla bene. Se il comando fa parte del mondo del dovere, la procedura è un metodo comprovato dall’esperienza ed è dentro il funzionamento stesso delle cose. Gesù, con il comandamento nuovo dell’amore, ci manifesta la procedura divina, la procedura madre, per cui tutto esiste e sussiste. C’è poi una particolarità: Gesù parla del suo comandamento, che racchiude il «come io ho amato voi» (Gv 15,12). L’amore come forza e bellezza del mondo è stato predicato, indicato, cantato da molti, ma mai nessuno ha detto: «Amatevi come io vi ho amati» come ha fatto invece Gesù, ponendo se stesso a misura e riferimento dell’amore verso gli altri. Con queste parole, allora, non abbiamo solo un invito ad amare; queste parole ci rivelano chi è Gesù. Egli è la regola madre dell’amore, il riferimento ispirante, il suo principio e la sua incarnazione, perché Gesù è il Figlio di Dio. Gesù chiama i suoi discepoli «amici». Se teniamo presente il percorso tracciato dal IV Vangelo, vediamo come vi sia un passaggio graduale di quanti seguono Gesù. Inizialmente sono discepoli (cf Gv 1,35-37), poi vengono chiamati amici (cf Gv 15,14) e infine fratelli (cf Gv 20,17). Vi è una crescita di conoscenza che porta all’intimità familiare. La conoscenza è fondamentate perché opera un passaggio: dalla schiavitù (servi) alla libertà (amici). Gesù si è fatto testimone e portavoce di quanto udito presso il Padre (il Vangelo della salvezza). I discepoli, che devono portare il suo annuncio nel mondo, non sono perciò meri esecutori di un di segno sconosciuto, ma di un progetto di cui sono messi a parte e al quale sono chiamati a collaborare.