Letture: Levitico 13,1-2.45-46 / Salmo 31 / 1Corinzi 10,31-11,1
Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia.
Dal Vangelo secondo Marco (1,40-45)
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 10 | 18.00 | + Di Rienzo Tommaso |
Domenica 11 | 10.30
18.00 |
Vivi e deff. fam. Dovadola e Ruffini e secondo le intenzioni di Maria Teresa
+ Foschini Iref e Capucci Giuseppa |
Lunedì 12 | 18.00 | Per ringraziare il Signore |
Martedì 13 | ||
Mercoledì 14 | ||
Giovedì 15 | 18.00 | + Marianna Servidori
+ Petroselli Luciano |
Venerdì 16 | 20.30 | + Alma, Alfonso, Maria e Peppino |
Sabato 17 | 18.00 | + Bassi Giovanni e Resta Maria |
Domenica 18 | 10.30
18.00 |
+ Francesco Marconi
+ Aristide + Amadei Carlo, Brandolini Irene, Fabbri Adamo + Poggiali Dante + Foletti Arcangelo |
Orario Confessioni Venerdì ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00 Venerdì ore 2030
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì e domenica)
Venerdì ore 17.00 Via Crucis
ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
Domenica ore 16.55 S. Rosario
ore 17.30 Via Crucis
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LA VITA DELLA COMUNITA’
Anno : B
Febbraio 2024 |
Domenica 11
VI del T. Ordin. |
Giornata del Malato
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) Ore 17.00 (S. Paolo) : S. Rosario seguito dalla celebrazione del Sacramento dell’”Unzione degli Infermi” |
Mercoledì 14
Le Ceneri Astinenza e digiuno |
Inizio del Tempo di Quaresima
Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Messa delle Ceneri (Unica S. Messa in S. Paolo) |
Venerdì 16
Astinenza |
Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)
Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario Ore 20.30 (S. Paolo) : 1a Stazione Quaresimale (Unica S. Messa in S. Paolo) |
Sabato 17 | Ore 15.00 (Montericco) : Assemblea diocesana di A. C. |
Domenica 18
I di Quaresima |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa e consegna dei libro dei Vangeli ai fanciulli del 3° anno di catechismo. Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
A – In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.
Visita alle famiglie con benedizione
12 feb. – 16 feb.
(dalle ore 15.00)
17 febbraio
(pomeriggio)
Lunedì 12 : Via Manzone, Sangiorgi,
degli Scariolanti, p.za Martiri di Belfiore
Martedì 13 : Via Bagnarolo (pari)
Mercoledì 14 : via Canalazzo (pari)
Giovedì 15 : via Canalazzo (dispari), Cimitero,
Kennedy, Berlinguer
Venerdì 16 : via Giovanni XXIII, Sapori
Sabato 17 : Via don Minzoni (dispari)
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Mc 8,11-13 | Mc 8,14-21 | Mt 6,1-6.16-18 | Lc 9,22-25 | Mt 9,14-15 | Lc 5,27-32 |
Vivere il mistero – Il testo biblico del Vangelo inizia così: «Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava...». L’evangelista ha chiara l’intenzione di esemplificare quanto aveva scritto nel versetto precedente: «E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni» La liturgia, inserendo l’incipit classico «ln quel tempo» (e sostituendo il pronome, «da lui», con il nome, «da Gesù»), isola il testo da ciò che viene detto precedentemente e invita a leggere il testo come un medaglione a sé stante. La tradizione testuale dell’episodio è incerta sui sentimenti di Gesù. In alcuni manoscritti, i migliori, si trova il verbo «splagchnistheis» (commosso fino alte viscere), che esprime la tenerezza di Gesù verso il lebbroso. In altri manoscritti, secondari, si trova il verbo «orghistheis» (irritato), che esprime l’indignazione nei confronti detta legge ebraica che trasforma un bisognoso di bontà in un colpevole e in un condannato senz’appello. Il racconto evangelico della guarigione del lebbroso chiude il breve ciclo chiamato «il ministero della giornata di Cafarnao». Progressivamente Gesù è stato visto come colui che rende presente nella propria persona il Regno e coinvolge gli uomini nel suo annuncio. Come profeta insegna con autorità, come taumaturgo dona agli uomini significato di vita e fede. Nel racconto della guarigione del lebbroso Gesù appare come colui che perdona. Tale lettura del testo di Marco è in un certo qual modo condizionata dal contesto dato dal salmo responsoriale dove si professa la beatitudine dell’uomo «a cui è rimessa la colpa». Gesù compare anche come colui che reintegra l’uomo nell’autenticità dei rapporti sociali e religiosi, liberandolo dalla situazione di «scomunica» divina e umana. Questo aspetto è particolarmente sentito dalla colletta che nella petizione dice: «Risanaci, Padre, dal peccato che ci divide, e dalle discriminazioni che ci avviliscono…». Gesù, poi, compare come colui che solo può far «risorgere» l’uomo, dal momento che il lebbroso è un morto che respira. Infine, poiché solo Dio può guarire la lebbra Gesù appare chiaramente come Dio stesso. Prescindendo da questi particolari, il testo si può letterariamente dividere in due momenti principati: La guarigione del lebbroso e la proclamazione del fatto. La guarigione del lebbroso viene narrata con brevi pennellate dove risaltano da una parte l’intraprendenza del lebbroso e dall’altra la libertà di Gesù che si colloca al di sopra della legge che proibiva qualunque contatto con colui che è immondo. Tate gesto di Gesù può benissimo indicare che la sua salvezza raggiunge tutti, sia coloro che sono sotto la legge sia coloro che in forza della stessa legge mosaica sono fuori d’Israele. L’ordine di tacere che ne segue, fa parte del progetto di Gesù, già conosciuto nei brani evangelici precedenti: il lebbroso non deve spiegare la propria guarigione, ma deve solo lasciare che la sua vita testimoni ciò che è accaduto. Coloro che lo incontreranno devono «accorgersi» di ciò che è avvenuto in lui, non devono «impararlo» dalla sua voce. Questa lettura può rendere logico ciò che viene scritto dopo circa la «testimonianza» che il lebbroso guarito deve dare ai sacerdoti in ottemperanza a quanto è prescritto in Lv 13-14. La proclamazione della guarigione appare come un atto di «disobbedienza» del lebbroso. Tale proclamazione nasce dalla fedeltà dell’uomo alla parola che l’ha colpito e lo ha reso «puro» in un incontro insolito che gli ha permesso di continuare a vivere. Il guarito diventa, perciò, profeta e proclama la parola che è viva e operante in lui. Sembra che questo atteggiamento alluda all’atteggiamento dei battezzati: coloro che vengono purificati da Cristo sono chiamati ad «annunciare» e a «diffondere la parola». Qui Marco usa i termini tecnici della proclamazione della parola in uso nella Chiesa primitiva. La colletta sottolinea il valore di ciò che ha fatto il lebbroso guarito e nel fine della petizione evidenzia l’atteggiamento dei battezzati: «narrare ai fratelli la tua (= del Padre) misericordia». La scelta di Gesù di rimanere fuori dell’abitato aiuta l’uomo a incontrarsi con Gesù nella solitudine, per operare insieme con Cristo ciò che già Cristo aveva fatto nel deserto: scegliere di stare dalla parte di Dio. (d. Renato De Zan)
Spazi per la liturgia- Il Tabernacolo (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
La pisside viene posta nel tabernacolo: con la porticina aperta, si incensa il Sacramento e, dopo un momento di preghiera silenziosa, viene chiuso il tabernacolo (cf. 1325). La celebrazione eucaristica è conclusa dalla benedizione solenne con un formulario proprio oppure dalla benedizione con una preghiera propria sul popolo (cf. 1326-1330). Se il tabernacolo è situato in una cappella separata dall’aula della chiesa, la benedizione del nuovo tabernacolo può essere compiuta dopo la processione per la reposizione solenne e prima dei riti di conclusione (cf .1323-1324; oppure anche senza la processione: cf. 1328-1329). Nel Rito della Dedicazione oppure della Benedizione di una chiesa del Pontificale Romano, invece, non abbiamo una benedizione del tabernacolo ma solamente la Solenne reposizione del Santissimo Sacramento compiuta per la prima volta nella cappella destinata alla sua custodia. Finita l’orazione dopo la Comunione, il vescovo incensa il santissimo Sacramento e lo porta solennemente in processione alla cappella della reposizione mentre si canta l’antifona «Glorifica il Signore, Gerusalemme, loda Sion, il tuo Dio» con il salmo 147 o un altro canto adatto. Qui avviene lo stesso rito come descritto sopra dal Rituale: incensazione, preghiera silenziosa e chiusura della porticina del tabernacolo, compiuta questa dal diacono, il quale accende anche la lampada che arderà costantemente presso il tabernacolo. Da questa cappella, se ben visibile dai fedeli, conclude la Messa con la benedizione finale; in caso contrario, ritorna processionalmente in presbiterio per i riti di conclusione (cf, 103-106). La custodia eucaristica era destinata inizialmente a conservare in modo degno l’Eucaristia perché potesse essere portata agli infermi e agli assenti, al di fuori della Messa. Approfondendo la fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, la Chiesa ha preso coscienza del significato dell’adorazione silenziosa e prolungata del Signore presente sotto le specie eucaristiche. (6 continua)