Programma dal 11 al 19 febbraio 2023

Letture: Siracide 15,15-20 / Salmo 118 / 1Corinzi 2,6-10

Beato chi cammina nella legge del Signore.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,17-37)

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

Parola del Signore

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VITA ECCLESIALE

Sabato 11

18.00

Parenti vivi e defunti fam. Dovadola Ivano e secondo le intenzioni di Maria Teresa

+ Foschini Iref e Capucci Giuseppa

+ Pirazzini Rosina e deff. fam. Guadagnini Vincenzo

+ Cassani Eleuterio e Augusta e Geminiani Angelo

Domenica 12

10.30

+ Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo

+ Cesare, Elettra, Luigi e Antonio

+ Poggiali Dante

Lunedì 13

   

Martedì 14

   

Mercoledì 15

18.00

+ Marianna Servidori

+ Luciano Piovanelli

Giovedì 16

18.00

+ Bassi Giovanni, Resta Maria e Bassi Francesco

Venerdì 17

8.00

+ Dalfiume Uliano

Sabato 18

18.00

+ Aristide

+ Arcangelo Foletti

Domenica 19

10.30

50° di Matrimonio di: Pietrantoni Giuseppe

Franti Marilena Giovanna

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

 

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : A

Febbraio 2023

Domenica 12

VI del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Martedì 14

Ss. Cirillo e Metodio

S. Messa ad orario feriale

Mercoledì 15

Ore 20.30 (S. Paolo): Prove del “Coro S. Paolo”.

Venerdì 17

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.

Sabato 18

Ore 15.00 (oratorio) : Festa di carnevale per ragazzi

Domenica 19

VII del T. Ord.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1Siamo invitati a rinnovare l’abbonamento per il 2023 al periodico parrocchiale “Il Ns. S. Paolo”, importante strumento di comunicazione comunitaria.

2In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Mc 8,11-13

Lc 10,1-9

Mc 8,22-26

Mc 8,27-33

Mc 8,34-9,1

Mc 9,2-13

Vivere il Mistero- Per il Vangelo la liturgia propone la forma lunga (Mt 5,17 -37) e la forma breve (5,20- 22a.27 -28.33 -34a.37). Se non ci sono motivi particolari di ordine pastorale (Praenotanda dell’Ordo Lectionum Missae l981,80), è preferibile proclamare la forma lunga. La forma lunga del Vangelo ha l’incipit liturgico lungo («In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli») per chiarire chi sia il mittente e chi il destinatario. Non va dimenticato che nel testo originale, il discorso della montagna ha come uditori la folla e i discepoli (Mt 5,1-2: «Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo…»). La liturgia, invece, riduce ad ascoltatori solo i discepoli (Mt 5,17: «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli»). Il brano di Mt 5,17-37 è diviso in due parti. La prima parte, Mt 5,17-20, è caratterizzata dalla ripetizione «Io vi dico» (vv. 18.20) preceduta dalla tesi fondamentale: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti… ma a dare pieno compimento». La seconda parte, Mt 5,21- 57, è invece caratterizzata dalle quattro antitesi «Fu detto… Ma io vi dico» (vv.21.27.31.33), dove la prima e la quarta fungono da inclusione in quanto l’espressione lunga è ripetuta in modo esatto («Avete anche inteso che fu detto agli antichi»: vv. 21.33). Si tratta di una Legge nuova, dove la vecchia Legge di Mosè viene profondamente ritoccata: non si uccide il prossimo, nemmeno con le parole. La riconciliazione viene prima del culto. L’adulterio non si commette solo fisicamente, ma anche con il cuore. La lealtà non dev’essere un’eccezione, ma un metodo continuo: per questo non è necessario giurare. (don R. De Zan)

Spazi per la liturgia- L’Altare [continuazione] (di don D. Ravelli)

La sua specifica origine la troviamo non nelle are o negli altari sacrificali delle antiche religioni, compresa anche quella ebraica, ma nella tavola dell’ultima cena. Attorno a un tavolo, in una sala al piano superiore di una casa di Gerusalemme, Gesù ha radunato i suoi discepoli: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22,15). Su questa tavola Egli ha deposto il suo Corpo e il suo Sangue nelle specie del pane e del vino, quale realizzazione del sacrificio profetico dell’agnello pasquale ebraico. Su «l’altare del Cenacolo», dove Cristo ha anticipato il sacrificio offerto su «l’altare della Croce», non è più l’uomo che offre il cibo alla divinità, ma è Dio stesso che si dona e offre se stesso all’uomo come nutrimento per la vita eterna. L’Eucaristia non nasce nel tempio ma in una sala destinata al pasto familiare, nel Cenacolo di Gerusalemme, dove c’è non un altare-ara ma una tavola, durante la cena pasquale e al termine della quale egli disse: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). Fedele al comando del Signore, la Chiesa continua a fare in memoria di lui, soprattutto «il primo giorno della settimana» (At 20,7) vale a dire la domenica, fino al suo glorioso ritorno, ciò che egli ha compiuto la vigilia della sua Passione (cf. At 2,42.46). L’altare dei cristiani, dunque, è segnato da una netta discontinuità con quello delle altre religioni, sebbene quello ebraico abbia una particolare importanza perché su di esso si compiva profeticamente il sacrificio al Dio unico e vero in attesa che Cristo stesso, divenuto «altare, vittima e sacerdote» (Prefazio pasquale V), offrisse, una volta per sempre, se stesso per la salvezza di tutti gli uomini (cf. Eb 7,27). All’origine dell’altare cristiano, che viene riservato unicamente alla celebrazione dell’Eucaristia, c’è una «tavola», quella dell’ultima cena. Il sacrificio di Cristo, perpetuato nel memoriale del sacramento, avviene nel contesto di un pasto. Si tratta di un dato storico e insieme teologico che non può mai venire meno o essere trascurato in ogni riflessione sull’altare, qualunque sia l’epoca o la situazione culturale nelle quali ha trovato la propria realizzazione. Tra i primi a parlare dell’altare dell’Eucaristia è san Paolo che lo indica semplicemente come «mensa del Signore» (1 Cor 10,21), «tavola» e non «altare», proprio in contrapposizione agli altari del culto pagano, e subito dopo crea un parallelo con la Sinassi eucaristica definendola «cena del Signore» (1 Cor 11,20). Le prime comunità cristiane hanno ben presente l’altare del tempio di Gerusalemme e, fuori da Israele, quello dei templi pagani, come strumenti di una forma di sacrificio che non possono più condividere, e per questo si guardano bene dal chiamare la mensa per la celebrazione eucaristica con il medesimo termine, Anzi, i primi apologisti- scrittori impegnati a difendere il cristianesimo dalle accuse rivolte dai pagani – insistono nell’affermare che i cristiani non hanno né templi né altari, ma assemblee e mense. L’altare cristiano, dunque, è diventato subito luogo di una discontinuità teologica e religiosa senza precedenti. [4-continua]

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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