Letture: Isaia 31,1-2.10-11 / (dal Salmo) Lc 1,46-50.53-54 / 1Tessalonicesi 5,16-24
La mia anima esulta nel mio Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (1,6-8.19-28)
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Parola del Signore
VITA ECCLESIALE
Sabato 12 | ||
Domenica 13 | 10.30
18.00 |
+ Mondini Alfredo e Luigi
+ Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa e deff. della famiglia + Antonio + Francesco Buttelli (anniv.) |
Lunedì 14 | 18.00 | + Brandolini Irene, Fabbri Adamo e Amadei Carlo |
Martedì 15 | ||
Mercoledì 16 | ||
Giovedì 17 | 18.00 | + Bendini Giulia e Trombetti Franco |
Venerdì 18 | ||
Sabato 19 | ||
Domenica 20 | 18.00 | + Dovadola Dario |
Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze
(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (16.55 nei giorni della Novena)
Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica
N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi
Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.
Anno : B
Dicembre 2020 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 13
III di Avvento |
S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)
Ore 16.30 (S. Paolo o a distanza) : Catechismo i ragazzi di II media che si preparano a ricevere il Sacramento della Cresima |
Mercoledì 16 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale |
Giovedì 17 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale
Ore 20.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica |
Venerdì 18 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e Novena di Natale |
Sabato 19 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale |
Domenica 20
IV di Avvento |
S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)
Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale |
1 – La Novena di Natale, considerando anche la attuale situazione di limitata
mobilità serale , verrà celebrata a partire dal 16 dicembre
tutti i giorni alle ore 17.30.
Nota. Da lunedì 18 maggio sono riprese le celebrazioni con il popolo.
La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Mt 21,23-27 | Mt 21,28-32 | Lc 7,19-23 | Mt 1,1-17 | Mt 1,18-24 | Lc 1,5-25 |
Preghiera di Papa Francesco
O Maria,
tu risplendi sempre nel nostro cammino
come segno di salvezza e di speranza.
Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,
che presso la croce
sei stata associata al dolore di Gesù,
mantenendo ferma la tua fede.
Tu, Salvezza del popolo romano,
sai di che cosa abbiamo bisogno
e siamo certi che provvederai
perché, come a Cana di Galilea,
possa tornare la gioia e la festa
dopo questo momento di prova
Aiutaci, Madre del Divino Amore,
a conformarci al volere del Padre
e a fare ciò che ci dirà Gesù,
che ha preso su di sé le nostre sofferenze
e si è caricato dei nostri dolori
per condurci, attraverso la croce,
alla gioia della risurrezione. Amen.
Vivere il Mistero- In questa 3a domenica di Avvento risuonano nella liturgia della Parola ben quattro voci. In apertura troviamo la voce profetica di Isaia che annuncia la lieta novella ai poveri; segue la voce della testimonianza, Giovanni Battista, che attesta la presenza della Parola di Dio divenuta volto storico in Gesù Cristo; con Paolo abbiamo la voce apostolica che esorta ad una vita coerente con il mistero di Cristo che è venuto e ritornerà; infine, la voce della Chiesa, la quale, attraverso il Magnificat, esprime la propria riconoscenza a Dio per l’opera della salvezza. Il brano evangelico presenta la figura di Giovanni Battista come testimone del Messia-Luce (Prologo Teologico) e del Messia Sposo (Prologo narrativo). Nel Prologo teologico, Giovanni è definito un uomo inviato da Dio. Di nessun personaggio giovanneo si dice che fu inviato da Dio, solo di lui. Questa qualificazione lo avvicina a Gesù stesso, l’Inviato dal Padre. La sua missione è rendere testimonianza alla luce in mezzo ad un mondo che tenta di soffocarla ed estinguerla. Quando Giovanni parla di luce intende la verità. La verità smaschera la menzogna e le si oppone. Tuttavia il Battista non è la luce/verità. Egli è solo una lampada accesa; in altre parole, la luce/verità che viene da lui era stata donata da Dio. Giovanni Battista presenta in modo costante anche la figura del Messia-Sposo. Questo lo cogliamo dall’espressione «slegare il laccio del sandalo». Qui il Battista non dichiara la sua umiltà. Bisogna sapere che anticamente l’uomo aveva diritto di prelazione anche sulla donna. Non si poteva sposare una donna se c’era qualcuno che ne aveva più diritto. Se costui però rinunciava, doveva togliersi pubblicamente il sandalo e consegnarlo a chi ne aveva fatto richiesta. Sciogliere il legaccio era come dire: «Ne avrei diritto io, ma lascio a te la precedenza». Giovanni Battista è venuto prima di Gesù, ma il popolo che comincia a seguirlo, la Sposa, non gli appartiene. La Sposa appartiene al Messia-Sposo, che è giunto. Così dicendo, Giovanni Battista ricorda ai suoi interlocutori l’alleanza che il Messia-Sposo è venuto a instaurare con il popolo messianico. Questa sarà un’era di fecondità, dove nasceranno i figli di Dio. ln queste nozze, Giovanni è solo l’amico dello Sposo che esulta alla sua voce. La Chiesa, contemplando il disegno della salvezza, si apre alla riconoscenza attraverso il Magnificat la lode di Maria. Il Cantico, descrive innanzitutto l’esperienza della Vergine Madre, poi la pedagogia biblica e infine la storia del popolo di Israele. Nel cuore e nella mente di Maria c’è una progressione che deve diventare anche nostra: dall’esperienza personale, ai poveri (anawim), a Israele. II filo rosso che congiunge queste tre tonalità è la misericordia di Dio. Questa è la meraviglia delle meraviglie; Dio, con un popolo così duro e testardo come Israele e ora la Chiesa, ha continuato e continua a fare misericordia. Nel Benedictus, Luca parlerà delle «viscere di misericordia del nostro Dio», espressione che sottolinea la pienezza della misericordia in Gesù Cristo. Il Figlio, infatti, è la narrazione storica della misericordia di Dio. Il IV Vangelo sviluppa, fin dal Prologo narrativo, una profonda riflessione su Gesù come Sposo. Il Battista annuncia che si è fatto presente «un uomo che è avanti a me, perché era prima di me». Il termine anér generalmente indica un uomo di sesso maschile, adulto, ed è usato anche come sinonimo di “sposo”, «marito». Lui è lo Sposo legittimo, afferma il Precursore; lui solo ha diritto alla Sposa, per questo, afferma sempre Giovanni, lui è davanti a me. Sarà l’anér il vero Sposo, promesso e atteso, a dare la vita divina, mediante lo Spirito, all’umanità intera di cui è primizia il popolo del nuovo patto.