Letture: Atti 8,5-8.14-17 / Salmo 65 / 1 Pietro 3,15-18
Acclamate Dio, voi tutti della terra.
Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-21)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 13 | 18.30 |
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Domenica 14 | 10.30 | + Amadei Carlo e Valter , Fabbri Adamo e Brandolini Irene |
Lunedì 15 | 18.30 | + Adolfo Tabanelli |
Martedì 16 | ||
Mercoledì 17 | 18.30 | + Dovadola Monica e secondo le intenzioni di Maria Teresa |
Giovedì 18 | 18.30 | + Sangiorgi Gian Battista |
Venerdì 19 | ||
Sabato 20 | 18.30 |
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Domenica 21 | 10.30
18.30 |
+ Pellegrina
+ Antonio |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 17.15 – 18.15 (don Pietro)
Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
Anno : A
Maggio 2023 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 14
VI di Pasqua |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)
Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa di Seconda Comunione Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio. |
Lunedì 15 | Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Ore 21.15 (canonica) : Caritas parrocchiale |
Martedì 16 | Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio. |
Mercoledì 17 | Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio.
Ore 21.00 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo” |
Giovedì 18 | Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio. |
Venerdì 19 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario
Ore 20.30 (S. Paolo) : Processione con l’immagine della B. V. della Consolazione nel quartiere Fruges. (vedi sotto) |
Sabato 20 | Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio. |
Domenica 21
Ascensione del Signore |
Ss. Messe alle ore 8.00 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)
Ore 17.55 (S. Paolo) : S. Rosario del mese di maggio. |
La processione nel quartiere Fruges
Via Mameli, via IV novembre, via Ricci, via Argine S. Paolo, via XI maggio, via S.Giacomo, v. le Martiri della Libertà, via Baffé e Foletti, p.le Falcone, (sosta), poi via Baffè e Foletti, v.le Martiri della Libertà, via Tiglio, via S. Giacomo, via Mameli.
1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Gv 15,26-16,4 | Gv 16,5-11 | Gv 16,12-15 | Gv 16,16-20 | Gv 16,20-23a | Gv 16,23b-28 |
Vivere il Mistero- Le ultime parole del Vangelo di questa domenica ci pongono in una magnifica tensione tra passato, presente e futuro: «Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Il tempo che attraversiamo è quello in cui ciascuno di noi è chiamato a vivere in una memoria che si fa continuamente apertura a un futuro che è la presenza e la promessa di Dio: una promessa che dà alla nostra vita consistenza e verità. Nonostante tutto forse anche noi, a livello della nostra evoluzione spirituale che è naturalmente ancora incompleta, siamo nella condizione di quanti in Samaria erano divenuti credenti eppure non avevano ricevuto lo Spirito Santo. È chiaro che con i sacramenti dell’iniziazione cristiana, come già nel dono del soffio di vita ricevuto nel momento della nostra nascita, lo Spirito di Dio aleggia sulle nostre esistenze e anima la nostra vita di credenti. Nondimeno, questo dono di presenza intima e corroborante di Dio nella nostra vita è ancora e sempre tutto da ricevere, nel senso che non è mai completamente compiuta la sua opera di animazione della speranza, nel tessuto delle nostre vite. È la presenza dello Spirito dentro di noi che ci rende capaci di mettere in pratica l’esortazione dell’apostolo Pietro: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi». È come se la nostra vita credente fosse chiamata a vivere continuamente nella memoria del futuro da cui attingiamo la forza per vivere con serenità e responsabilità il presente. Infatti è l’attesa di qualcosa che ci attende e ci precede a darci la fantasia di una fedeltà alla storia che pure non si identifica mai con ciò che siamo chiamati puntualmente a vivere. La promessa del Signore Gesù non è una semplice consolazione. Suona piuttosto come un orientamento attraverso cui siamo difesi da noi stessi, dalla nostra tentazione di ripiegarci sul passo che stiamo compiendo per inserirlo, invece, in un cammino ben più ampio: «Non vi lascerò orfani: verrò da voi». La sua promessa ci assicura del fatto che egli ci viene incontro, permette alla nostra vita di andargli veramente incontro a nostra volta attraverso la fedeltà alle piccole e grandi realtà del quotidiano. Questo dinamismo diviene parte integrante del futuro di Dio che è l’unico presente degno di essere vissuto. Tutto questo non solo è pensabile e desiderabile, ma pure concretamente vivibile e percepibile a una condizione che non è una condizione, bensì un respiro: «Se mi amaste…». (don M-D. Semeraro)
Spazi per la liturgia- L’Altare (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
La collocazione dell’altare diventa allora di fondamentale importanza perché l’azione liturgica possa svolgersi correttamente, con quella necessaria centralità da assicurare senso pieno alla celebrazione. Tanto la sua conformazione quanto la sua collocazione devono rendere possibile la celebrazione rivolti al popolo («versus populum») e devono consentire di girarvi intorno e di compiere agevolmente tutti i gesti liturgici a esso inerenti. Tale indicazione, che sebbene senza alcun obbligo ha avuto in brevissimo tempo un’applicazione pressoché universale, è quella che manifesta meglio sia la realtà di quanto si celebra nella Messa, cioè il sacrificio di Cristo e lo spezzare insieme il pane, sia la realtà stessa della Chiesa come «popolo sacerdotale» che esprime in pienezza l’armonia tra il sacerdozio ministeriale o gerarchico e il sacerdozio comune dei fedeli (cf. LG 10) proprio nel trovarsi «circumstantes» (Canone Romano), vale a dire «tutti», ministri ordinati e fedeli, «ritti intorno all’altare». La centralità dell’altare nell’assemblea liturgica manifesta la presenza di Cristo che, proprio nella celebrazione e sopra di esso, si realizza nel modo più pieno: dunque, né rivolti verso oriente, né gli uni verso gli altri, ma tutti verso e intorno a Cristo. Un’ultima caratteristica è quella che riprende la sopraelevazione, mediante alcuni gradini o anche di uno solo, del piano di appoggio dell’altare nelle vecchie chiese. Benché nessun documento lo prescriva, è normale trovare che anche i nuovi altari poggino su una predella (intesa come un basamento dell’altezza di un gradino) sufficientemente ampia, anche se già si trovasse su di un presbiterio alquanto elevato. Se nel passato tale soluzione era soprattutto di carattere funzionale, per renderlo visibile ai fedeli assai distanti dal fondo dell’abside e ordinati uno dietro l’altro nelle lunghe navate, oggi è spesso realizzata per la sua ricca simbolicità. Questa sopraelevazione infatti evidenzierebbe il luogo centrale dell’altare e la sua importanza primaria e, allo stesso tempo, lo distinguerebbe dal «presbiterio», inteso come luogo proprio dei presbiteri, ma non dell’altare, sottolineando così la sua appartenenza non solo al sacerdote ma a tutta la comunità celebrante e attorno ad esso raccolta. [5continua]