Letture: Genesi 22,1-2.9a.10-13.15-18 / Salmo 115 / Romani 8,31b-34
Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Dal Vangelo secondo Marco (9,2-10)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 24 | 18.00 | + Dovadola Monica, Ivano, Silverio e Ruffini Armanda
+ Venturi Francesco e famiglia Per una famiglia (viventi) |
Domenica 25 | 10.30 | + Stefano e Maria Baldini |
Lunedì 26 | 18.00 | + Teodora
+ Lea e Anselmo |
Martedì 27 | 8.00 | + Dovadola Ivano |
Mercoledì 28 | 18.00 | + Pirazzini Giuliana e Baldassarri Angelina |
Giovedì 29 | 18.00 | + Montesi Natale |
Venerdì 01 | ||
Sabato 02 | 18.00 | + Montanari Dircea
+ Preda Maria Teresa |
Domenica 03 | 10.30 | + Franca e coniugi Mussino e Giacometti
+ Amatulli Felice |
Orario Confessioni Venerdì ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00 Venerdì ore 2030
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì e domenica)
Venerdì ore 17.00 Via Crucis
ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
Domenica ore 16.55 S. Rosario
ore 17.30 Via Crucis
Anno : B
Febbraio – Marzo 2024 |
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 25
II di Quaresima. |
Giornata AGESCI in diocesi del “Thinking day”
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
Mercoledì 28 | Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo” |
Venerdì 01
Astinenza |
Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)
Primo venerdì del mese – Comunione agli impediti Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario Ore 20.30 (S. Paolo) : 3a Stazione Quaresimale (Unica S. Messa in S. Paolo) |
Sabato 02 | Ore 7.30 (S. Paolo) : Partenza in processione verso il Santuario della B.V. della Consolazione recitando il S. Rosario.
Ore 8.00 (Santuario) : Celebrazione della S. Messa |
Domenica 03
III di Quaresima |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis |
A – In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.
Visita alle famiglie con benedizione
26 feb. – 01 mar.
(dalle ore 15.00)
02 marzo
(mattino e pomeriggio)
Lunedì 26 : Via Baravelli
Martedì 27 : Via Amendola (dispari)
Mercoledì 28 : Viale Quadri
Giovedì 29 : Via Amendola (pari)
Venerdì 01 : Piazza Pascoli
Sabato 02 : Viale della Resistenza
Alla scuola di Gesù : | ||||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato | |
Lc 6,36-38 | Mt 23,1-12 | Mt 20,17-28 | Lc 16,19-31 | Mt 21,33-43.45-46 | Lc 15,1-3.11-32 |
Vivere il mistero – Mentre il nostro cammino verso la Pasqua procede, dopo la tappa del deserto, ci troviamo oggi in quella del doppio monte: quello del Moria e quello «alto» su cui il Signore Gesù si mostra ai suoi discepoli in tutto il suo splendore di «Figlio mio, l’amato». Su questo monte di trasfigurazione, anticipo di quello della sfigurazione della croce, il Signore Gesù rivela come e quanto Dio sia padre che si compiace, che si coinvolge, che non si assenta e che, per nulla al mondo, potrebbe pensare e, meno ancora volere, la morte, il sangue, l’offerta, il sacrificio. Tra questi due monti si stende la grande valle della nostra fatica ad accogliere l’amore, tanto da essere in grado non solo di umiliarlo ma persino – a causa di un istinto difficile da dominare – di annientarlo. Alla fine del Vangelo il Maestro esorta i suoi discepoli: « non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti». Questa raccomandazione crea una domanda su «che cosa volesse dire risorgere dai morti». Il primo annuncio è, per così dire, quello della risurrezione, che non è una rassicurazione contro la sofferenza e la morte, ma è rivelazione di come il desiderio del Padre sia l’amore e la vita oltre ogni esperienza di morte. Questo desiderio di vita piena e vera è posto nelle nostre mani con un’amorevolezza così autentica da essere capace di mettere in conto il nostro rifiuto. Il monte della trasfigurazione è figura del Calvario, dove in modo ancora più forte ed esigente non vedremo e non sentiremo «più nessuno, se non Gesù solo, con loro». Ma anche noi saremo più soli… come Abramo e come Isacco che forse «porta la croce» più scendendo dal Moria che salendo portando la legna per il sacrificio. Dopo la sua legatura, Isacco non solo è liberato, ma deve mostrarsi capace di essere un uomo libero e per questo solo. Quello di Isacco sul «monte Moria» non è semplicemente il racconto di un sacrificio mancato, ma il racconto di un sacrificio compiuto: il sacrificio del sacrificio! Abbiamo davanti a noi un figlio – come ogni figlio – che è minacciato di essere sacrificato e ci viene detto il modo in cui Dio sventa questa minaccia a vantaggio di tutti. Il messaggio è chiaro: nessuno pensi, guardando un padre sacrificare il proprio figlio, che Dio sia abitato da quella violenza, la quale invece spesso abita il nostro cuore e anima i nostri gesti. La liturgia, che ci ha fatto concludere il tempo di Natate con la parola del Padre «tu sei il Figlio mio l’amato», ci accompagna ora verso il Golgota facendoci intendere di nuovo questa voce che a noi si rivolge: «Questi è il Figlio mio l’amato» aggiungendo «ascoltatelo». Tutto ciò per prepararci a sostenere il «sottile silenzio» dell’ora delle «tenebre» – sulla croce – dove il Figlio si consegnerà interamente a quel senso di abbandono che è principio di risurrezione. Senza questo abbandono come potremmo mai essere liberi da ogni proiezione paternalista di protezionismo infantilizzante? Come sperimentare la cura del Padre senza passare dolorosamente attraverso l’abbandono iniziatico da parte di Dio per abbandonarci interamente e veramente in Dio che «è per noi» fino a essere «contro di noi»? ln realtà vi è una risposta nel silenzio della croce ed è semplicemente un invito: «Ascoltatelo». Se pensiamo di vedere, di capire, di stabilire delle «tende» per trattenere «il bello» della nostra stessa esperienza di Dio rischiamo di andare fuori strada. Difatti la grande immagine di Gesù trasfigurato «davanti a loro» raggiunge il suo fine, quando quegli stessi discepoli «non videro» se non «Gesù solo, con loro», stupendo anticipo della contemplazione del Crocifisso! Se il Signore Gesù è con noi – poco importa se nella gloria o nell’abiezione – non abbiamo bisogno di vedere niente altro che Lui e per vederlo ci basta solo ascoltarlo e per ascoltarlo ci basta solo guardarlo. (d. Renato De Zan)
Spazi per la liturgia- La sede del celebrante (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
I luoghi liturgici, che la riforma liturgica postconciliare ha riconsegnato alle nostre chiese, non sono semplicemente arredi o mobili sostituibili a piacere, ma si presentano come elementi che hanno recuperato una propria e specifica funzionalità e insieme manifestano una profonda e ricca dimensione di simbolo. La sede utilizzata dal celebrante è forse, più degli altri luoghi, un prezioso frutto della riscoperta conciliare, riabilitato e rivalorizzato alla luce della riflessione ecclesiologica e liturgica. Certamente non si propone nello spazio celebrativo con quella valenza significativa e importanza iconologica pari a quella degli altri luoghi, soprattutto dell’altare e dell’ambone con i quali condivide lo stesso spazio del presbiterio. Tuttavia, anche la sede liturgica non compare solamente per una funzionalità pratica ma la sua concreta presenza, anche idealmente, esprime l’essenza di quello che manifesta, cioè il ministero della presidenza. La stessa terminologia usata per indicare questo «luogo» non sempre è precisa e talvolta pure ambigua. Ecco perché useremo preferibilmente il vocabolo sede, specificandola con presidenziale o liturgica o del celebrante, per indicare il luogo proprio di colui che presiede durante la liturgia e la preghiera comune. Il termine peraltro unisce nella preghiera e nella celebrazione, specialmente nell’Eucaristia, sia la cattedra, riservata solamente al vescovo, sia il seggio, riservato agli altri ministri ordinati, presbiteri o diaconi. Diversa invece è l’importanza simbolica tra la cattedra e il seggio, che si esprime anche in una differente dimensione monumentale, che comunque si pone solo nell’ordine di un significato aggiunto della prima rispetto alla seconda. Il luogo della presidenza ha assunto caratteristiche e valenze diverse nel corso della storia della Chiesa a seconda dell’evolversi della disposizione dei principali poli celebrativi (altare e ambone) e, soprattutto, del modo di porsi del presidente stesso all’interno dell’assemblea liturgica. (1 continua)