Programma dal 4 al 12 gennaio 2025

Letture: Siracide 24,1-2.8-12 / Salmo 147 / Efesini 1,3-6.15-18

Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18)

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.

Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 04

 

+ Ruffini Armanda, Dovadola Ivano, Monica, Silverio

e per Dovadola Maria Teresa (vivente)

Domenica 05

10.30

18.00

40° di Matrimonio di: Leta Pino

Vilardo Maria Rosa

+ Francesco Vilardo e Carmine Leta e Ida

+ Rizzi Luigi (detto Carlo)

Lunedì 06

10.30

+ Giovanni, Isolina, Giacomo, Elde e don Orfeo

+ Peruzzi Giovanna, Marani Umberto e Giovanna

Martedì 07

18.00

Deff. fam. Pasquali

Mercoledì 08

   

Giovedì 09

   

Venerdì 10

   

Sabato 11

   

Domenica 12

10.30

50° di Matrimonio di: Barraco Antonino

Alba Francesca

30° annivers. di Ordinazione diaconale di Enzo, Ernesto, Eros e Rino

Orario Confessioni Venerdì ore 10.0011.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

 

Anno : C

Gennaio 2025

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 05

II dopo Natale

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Lunedì 06

Epifania del Signore

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne e benedizione delle famiglie

Ore 16.00 (oratorio) : Festa per le famiglie

Mercoledì 08

Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”

Giovedì 09

Ore 20.00 (Ascensione) : S. Messa seguita alle ore 20.30 dal S. Rosario e alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni.

Venerdì 10

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario.

Domenica 12

Battesimo del Signore

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo): Mons. Giovanni Mosciatti presiede la celebrazione eucaristica in occasione del trentesimo di ordinazione diaconale di Enzo , Ernesto, Eros e Rino.

Ore 17.00 (oratorio): ”Natale con The Chosen” puntata speciale della serie “The Chosen” dedicata al Natale

2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

1- Lunedì 6 gennaio

Festa parrocchiale della famiglia

Ore 10.30 (S. Paolo)– S. Messa

Ore 16.00 (oratorio) Festa con la tombola e giochi per le famiglie.

1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.

Alla scuola di Gesù :

 

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

 

Mt 2,1-12

Mt 4,12-17. 23-25

Mc 6,34-44

Mc 6,45-52

Lc 4,14-22a

Lc 5,12-16

Vivere il mistero – La Chiesa prosegue, in questa seconda domenica di Natale, la sua riflessione sul mistero dell’incarnazione. Domina, nella liturgia della Parola, il solenne Prologo giovanneo. Quando Giovanni ci parla del Verbo di Dio intende parlarci della suprema manifestazione di Dio. Dire “Verbo” equivale a dire l’origine di tutto, la ragione di tutto, quel principio unificante ove cogliamo il senso dell’uomo, della terra, del cosmo. Il Verbo, storicizzato in Gesù di Nazaret, diviene così il luogo ove gli uomini possono capire e capirsi, accogliersi senza paure, senza diffidenze e senza sospetti. Nel Verbo c’è la pienezza della vita e questa vita è luce (cf. Gv 7,4). La luce poi splende nella tenebra (cf. Gv 1,5); sì, la tenebra ancora pesa sul cuore dell’uomo ma oramai, in Cristo, è stata attraversata dalla luce divina. E con la luce, il nostro mondo non è più un teatro dell’assurdo ma un cantiere dove si edifica la nuova umanità. Vero quello che scrisse il grande martire Ignazio di Antiochia: «La sua luce fu oltre ogni parola e la sua novità destò stupore». La novitas del Natale, di un dono così inatteso, così libero e gratuito, che abbraccia il mondo e ognuno, non può che stupirci. È sulla nota del ringraziamento che vog1iamo allora vivere questa domenica. L’uomo è chiamato a entrare nella circolarità dell’amore del Padre in quanto figlio: «A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio». Vi sono tuttavia delle condizioni. La prima e fondamentale è quella della fede in Gesù. Giovanni afferma infatti che bisogna credere nel suo nome. E’ l’adesione a Gesù che ci fa nascere come figli. Per Gesù, Dio è suo Padre, ma non in modo esclusivo. Dio è Padre di tutti. In Gv 20,17 dirà alla Maddalena: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre, ma va dai miei fratelli e dì loro: ”Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Qui per la prima volta Gesù chiama i discepoli «fratelli». Ciò significa che si diventa pienamente figli di Dio e fratelli nella Pasqua di morte e risurrezione. Nella Pasqua, il Gesù risorto dona il principio della creazione nuova, lo Spirito Santo. È proprio lo Spirito a conferire ontologicamente al cristiano la figliolanza. Nel Prologo Gesù è chiamato anzitutto Logos, che possiamo tradurre con Verbo, Parola. Questo titolo risente della cultura greca e giudaica. Per la prima il logos indica il pensiero che si esprime attraverso il linguaggio, mentre per la seconda il logos diviene sinonimo di Dio stesso. Giovanni afferma che il Logos è Dio, la rivelazione di Dio; una rivelazione che si attua in Cristo Gesù, immagine visibile di Dio. Questa rivelazione porta alla conoscenza del vero Dio (cf. Gv 17,3) ed ha un effetto creativo e redentivo. Logos deriva dal verbo legein che significa «raccogliere»: il Logos è colui che raccoglie. Forse non è un caso che il quarto Vangelo parli di Gesù come buon pastore (cf. Gv 10). Per Giovanni, Gesù è il Logos pastore che è venuto a radunare l’umanità in Dio. Il Natale è perciò illuminato dalla luce della Pasqua: l’incarnazione attesta la venuta di Dio tra gli uomini. La finalità di questa venuta è che gli uomini giungano a Dio. E come giungere a Dio se non attraverso il Cristo, via nuova e vivente (cf. Eb 10,20)? Ecco perché l’adagio patristico, da sant’Atanasio in poi, afferma che l’uomo è un animale la cui vocazione è diventare Dio. (padre Sandro Carotta)

Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Praticamente esse richiamano le situazioni più frequenti del passato e fanno riferimento quasi esclusivamente alla prima forma sacramentale: il Rito della riconciliazione dei singoli penitenti. La prima soluzione (n. 32a), quella tradizionale e di fatto più utilizzata, trova la collocazione delle sedi penitenziali «in un’area prossima all’ingresso della chiesa». Il riferimento conduce ovviamente all’immagine della porta che «richiama il significato della Penitenza come punto di arrivo del cammino di conversione, luogo del ritorno a Dio e del passaggio alla vita nuova». Un valore evocativo aggiunto è quando la sede del battistero si trova in prossimità dell’ingresso: questa offre «miglior rilievo al significato della Penitenza come recupero della grazia battesimale». Il secondo caso previsto, cioè la collocazione della sede penitenziale «in cappelle o ambienti laterali» (n. 32b), come pure la terza ipotesi, «in una navata laterale» o nella navata se unica (n. 32c), sono sempre considerati nella prospettiva di stare in spazi «aperti verso» l’aula dell’assemblea, affinché «la celebrazione avvenga nel contesto di un’assemblea riunita», sia considerata «un evento sacramentale messo alla portata di tutti i fedeli» e venga sottolineata «opportunamente la dimensione comunitaria della Penitenza e il rapporto tra la sua celebrazione e l’assemblea eucaristica» (ibidem). La quarta soluzione (n. 32d), quella più recente e già adottata subito dopo il Concilio, ipotizza la costruzione di una nuova «penitenzieria» o «cappella della riconciliazione». (14– continua)

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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