San Paolo testimone di Speranza

don Pietro Marchetti, parroco

In occasione della festa del nostro Santo Patrono, San Paolo, viene quasi spontaneo domandarci come questo santo abbia vissuto e testimoniato la Speranza Cristiana, dato che nella lettera ai Romani parla di “una Speranza che non delude” (Romani 5,5).
Ci chiediamo, quindi se una vita felice sia sperimentabile quaggiù o se essa appartenga solo a un futuro che non diventerà mai presente.
Certo che la felicità a cui noi aspiriamo non ha nulla a che vedere con una visione edulcorata della vita, che certe riviste patinate o certi programmi televisivi cercano di propinarci, né ha qualcosa da spartire con quella retorica stucchevole di chi è sempre pronto a somministrare facili ricette sul come essere felici.
Di sicuro la felicità non è uno stato d’animo circoscrivibile una volta per tutte, soprattutto perché essa va compresa sullo sfondo della complessità della vita, che nella sua concretezza non è priva di asperità o di sofferenze che sembrano contraddire le aspettative di felicità che albergano nel nostro cuore. L’antidoto contro l’estinzione di ogni aspettativa o desiderio di felicità che portiamo in cuore ci viene proprio dalla Speranza. L’importanza che essa riveste nella nostra vita, ha trovato il suo massimo riscontro nel cristianesimo, tanto da collocarla accanto alla fede e alla carità, virtù che fanno riferimento diretto a Dio e che fanno percepire ai credenti la Sua presenza provvida e amorosa, presenza che li illumina e li sostiene nel viaggio spesso faticoso della vita. Per questo occorre che il nostro sperare non rimanga un esercizio astratto o affidato ad altri, ma sia coltivato, come dice Papa Francesco, e sia organizzato nella vita concreta di ogni giorno, sia a livello personale che comunitario per tramite di parole e gesti improntati alla comprensione e all’ accoglienza dell’altro, alla benevolenza, alla solidarietà, alla giustizia e alla pace.
A questo punto diamo la parola al nostro amato San Paolo che nei suoi scritti ci ha lasciato una testimonianza forte di come la Speranza sia sempre stata una sua compagna di viaggio nella vita e di come essa si sia a lui manifestata tanto da affermare che la “Speranza non delude”.
Prima di tutto San Paolo concepisce la vita cristiana come una esperienza che nasce dalla fede e si manifesta nell’amore e si vive nella speranza. Inoltre San Paolo afferma che la Speranza ha un rapporto diretto con la Parola di Dio che attraverso la perseveranza e la consolazione teniamo viva la nostra speranza (Romani cap. 15, 4), in quanto la Sacra Scrittura ci racconta la fedeltà di Dio che avendo sempre mantenuto le promesse a Israele, continuerà ad essere fedele nel presente e nel futuro dei credenti, quindi una Speranza fondata sull’Amore di Dio per l’umanità.
Per San Paolo la speranza cristiana non è una semplice attesa passiva, né una comoda evasione dal presente, né si riduce a un ottimismo facile: è invece fiduciosa e attiva presenza nel mondo. E’ un atteggiamento profondamente impegnativo, che sostiene e anima la perseveranza e la fedeltà del cristiano, perché la speranza cristiana si fonda sull’esperienza dell’amore di Dio, comunicato personalmente e interiormente al credente.
“La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rom. cap. 5, 5).
La Speranza, afferma San Paolo, è un dono di Dio che nonostante le sofferenze della storia, genera misteriosamente gioia e pace nel cuore del credente, quali espressioni della presenza dello Spirito effuso nel suo cuore.
Carissimi massesi, San Paolo, ci ha chiaramente fatto capire che la Speranza è un dono di Dio e non è frutto del nostro ottimismo: allora non ci rimane altro da fare se vogliamo essere persone di speranza, che chiederla con perseveranza e con fede al Signore.

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