Letture: Deuteronomio 7,9-10.13-14 / Salmo 96 / 2 Pietro 1,16-19
Il Signore regna, il Dio di tutta la terra.
Dal Vangelo secondo Matteo (17,1-9)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 05 | 18.30 | Secondo le intenzioni di Maria Teresa |
Domenica 06 | 10.30
18.30 |
+ Penazzi Natale e defunti della famiglia
+ Franco Balestri, Enzo, Edgardo ed Elisa Per una famiglia ed in particolare per i figli |
Lunedì 07 | 18.30 | + Anna Alvisi |
Martedì 08 | 8.00 | + Luigi Becca |
Mercoledì 09 | 18.30 | Per Clara e Andrea (viventi) |
Giovedì 10 | ||
Venerdì 11 | 8.00 | + Lorenzo Moroni |
Sabato 12 | 18.30 | + Ave Liverani |
Domenica 13 | 18.30 | + Italo e Maria Elena Chiarini |
Orario Confessioni Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 17.15 – 18.15 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.30
Festivo : ore 10.30, 18.30
Tutti i giorni ore 17.55 S. Rosario (escluso venerdì)
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
LA VITA DELLA COMUNITA’
Anno : A
Agosto 2023 |
Domenica 06
Trasfigurazione del Signore |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo) |
Martedì 08
S. Domenico |
S. Messa ad orario feriale |
Mercoledì 09
S. Teresa B. della Croce |
S. Messa ad orario feriale
Ore 20.30 (Madonna del Molino) : Pellegrinaggio al Santuario lughese con recita del S. Rosario e a seguire S. Messa nella Novena in preparazione alla solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria |
Giovedì 10
S. Lorenzo |
S. Messa ad orario feriale
Ore 20.30 (Voltana) : S. Rosario seguito alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni. |
Venerdì 11
S. Chiara |
S. Messa ad orario feriale
Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario |
Domenica 13
XIX del T.Ordin. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (in S. Paolo)
Ore 10.30 (Cattedrale) : S. Messa Pontificale presieduta dal vescovo mons. Giovanni Mosciatti nella solennità del Santo Patrono. |
15 agosto Giornata comunitaria a Piedimonte (programma)
Ore 11.00 S. Messa nella chiesa di Piedimonte
Ore 12.30 Pranzo insieme (la parrocchia offre la minestra)
Ore 15.00 S. Rosario
1- Chi desidera partecipare al pellegrinaggio a Loreto organizzato dalla “Pia Unione” per il 9 settembre deve dare l’adesione entro il 22 p.v. (presso il collettore [Alcide], o in sacrestia).
2- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola.
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Mt 14,22-36 | Mt 15,1-2.10-14 | Mt 25,1-13 | Gv 12,24-26 | Mt 16,24-28 | Mt 17,14-20 |
Vivere il mistero– La Trasfigurazione del Signore, non è solo un mistero da contemplare, ma è essenzialmente un mistero che, mentre si contempla e si celebra, svela e illumina la vita del credente. Comprendere gli elementi fondativi della Trasfigurazione, perciò, significa comprendere i fondamenti della nostra vita interiore ed eterna. Non va dimenticato che la Trasfigurazione in Matteo ha un significato diverso da quello che assume in Marco e in Luca. In Luca la Trasfigurazione appare come un’esperienza personale di Gesù, condivisa con i tre discepoli, che illumina il significato della morte del Messia: «Parlavano della sua dipartita che stava per compiersi a Gerusalemme». In Marco è la manifestazione del Messia nascosto. Nel Vangelo di Matteo Gesù trasfigurato è presentato come il Servo di Yhwh che va ascoltato. Nell’intervento di Pietro si può notare come le tre capanne sono per Mosè, Elia e Gesù. La capanna richiama immediatamente la presenza di Dio tra il suo popolo. Ciò può indicare che nella mentalità di Pietro la Parola di Dio proveniente dalla Legge (Mosè), dalla profezia (Elia) e dal Messia (Gesù) si possa mettere sullo stesso piano. L’intervento della voce proveniente dalla nube luminosa sottrae all’ambiguità tale atteggiamento: Gesù è il Messia, Servo di Yhwh, al di sopra della Legge e dei profeti ed egli va ascoltato. Il testo biblico del Vangelo inizia dicendo: «Sei giorni dopo...». La Liturgia sopprime tale dicitura e la sostituisce con il solito incipit neutro: «In quel tempo...». L’espressione evangelica originale «Sei giorni dopo» in qualche modo lega la Trasfigurazione alla teofania del Sinai. Tale legame farebbe apparire la Trasfigurazione come una teofania. D’altra parte il vocabolario apocalittico usato da Matteo alluderebbe a questo («il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce»). Questa scelta dell’evangelista intende presentare il Gesù trasfigurato non solo come risorto, ma come il Gesù escatologico (in altre parole, come colui che sarà così per sempre). Gesù trasfigurato ed escatologico diventa il modello per tutti i cristiani: ciò che Egli ha vissuto verrà vissuto con varianti proprie da ogni cristiano. Prima la fatica della testimonianza, poi la gloria. Letterariamente il testo della Trasfigurazione, è aperto e chiuso (inclusione) dal movimento legato al monte: «E li condusse in disparte, su un alto monte» e «Mentre scendevano dal monte». Nel racconto viene ripetuta due volte l’espressione «ed ecco»: in occasione dell’apparizione di Mosè ed Elia e per introdurre la voce celeste. Ciò produce una ripartizione del testo in quattro parti: Gesù trasfigurato; l’apparizione di Mosè ed Elia con la reazione di Pietro; la voce celeste e la reazione dei discepoli; conclusione dell’episodio, che evidenzia il legame tematico fra Trasfigurazione e risurrezione. (don Renato De Zan)
Spazi per la liturgia- L’Altare (terza parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
La preghiera del prefazio, ugualmente riprende questa iconologia. «Egli comandò di perpetuare nei secoli il sacrificio a te offerto sull’altare della croce… ti dedichiamo con gioia questa mensa dove si celebra il memoriale perenne della beata passione… intorno a questo altare ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio» (DCA 213). Pure nella Preghiera di benedizione dell’altare, dopo aver ricordato e reso grazie all’amore di Dio Padre che raccoglie il suo popolo intorno alla mensa del suo Figlio per celebrare il memoriale del sacrificio da Lui offerto sull’altare della Croce, si invoca il Signore affinché l’altare, preparato per celebrare i misteri divini, «sia l’ara sulla quale offriamo nei segni sacramentali il sacrificio del tuo Figlio; sia la mensa su cui spezziamo il pane della vita e beviamo il calice dell’unità» (DCA 255; Benedizionale, 1282). Ugualmente, anche i gesti rituali, compiuti sempre nella solenne celebrazione della dedicazione, sono fortemente espressivi di questa simbologia. Terminata l’incensazione, alcuni ministri compiono il rito della copertura dell’altare (cf. DCA 207): il gesto «indica che esso – come ricordano le stesse Premesse al rito – è insieme luogo del sacrificio eucaristico e mensa del Signore; intorno a esso stanno sacerdoti e fedeli, che svolgendo insieme la sfessa azione sacra, anche se con uffici e compiti diversi, celebrano il memoriale della morte e risurrezione di Cristo e partecipano alla Cena del Signore. E’ per questo che l’altare, mensa del convito sacrificale, viene preparato e ornato a festa: segno espressivo che a questa mensa del Signore tutti i fedeli si accostano con gioia, per nutrirsi del cibo divino, cioè del corpo e del sangue di Cristo immolato» (Premesse DCA, 173c). L’uso della tovaglia è antichissimo, viene ricordato già alla fine del II secolo negli Atti apocrifi di san Tommaso, anzi la liturgia romana fino almeno al XII secolo all’infuori di essa non prevedeva altro arredamento e segno di venerazione per l’altare. La sua origine, secondo l’uso comune, era di ordine pratico e di decoro, posta cioè per coprire il tavolo del convito soprattutto in occasioni importanti. [7 continua]