Programma dal 5 al 13 novembre 2022

Letture: Sapienza 11,22-12,2 / Salmo 144 / 2 Tessalonicesi 1,11-2,2

Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto.

Dal Vangelo secondo Luca (20,27-38)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».

Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 05

18.00

  • + Guida Vincenzo e Rocco Maria Carmela e Leonina
  • + Mazzini Franco

Domenica 06

10.30

Crina (vivente)

+ Prandini Pietro

+ Balestri Franco, Dalle Vacche Enzo, Edgardo e Martini Elisa

Lunedì 07

18.00

+ Gattucci Stefano

Martedì 08

   

Mercoledì 09

18.00

Deff. fam. Costanzo e Piccolo

Giovedì 10

   

Venerdì 11

   

Sabato 12

18.00

  • + Tozzola Angelo (1° anniv.)

Domenica 13

10.30

18.00

+ Resta Maria, Luigi e Paolo

+ Santese Paolo e Frascerra Anna

Orario Confessioni Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

Concordare con don Pietro eventuali esigenze rispettando rigorosamente le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine ecc…)).

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

(anticipato alle 16.55 [prima della Via Crucis]

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 06

XXXII del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 11.00 (Piancaldoli) : Ritrovo annuale degli aderenti alla “Associazione don Orfeo” con S. Messa e assemblea.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Lunedì 07

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Martedì 08

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Mercoledì 09

Ded. basilica Lateranense

S. Messa ad orario feriale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis (ottavario dei defunti)

Giovedì 10

Dedicazione Chiesa di S. Paolo

S. Messa ad orario feriale

Venerdì 11

S. Martino di Tours

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica 13

XXXIII del T. O.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

1In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Lc 17,1-6

Lc 17,7-10a

Gv 2,12-13

Lc 17,20-25

Lc 17,26-37

Lc 18,1-8

Vivere il Mistero- Rispondendo ai Sadducei, Gesù parla della risurrezione futura e difende la vera rivelazione su Dio. Egli smaschera una teologia falsamente «biblica», che dalla casistica morale crede di dedurre la verità dell’annuncio. I sadducei sono legati a una interpretazione letterale e rattrappita della Scrittura. Essi credono di poter trovare nella legge del levirato la dimostrazione biblica che non c’è risurrezione dai morti. Infatti, se un uomo deve sposare la moglie del più stretto consanguineo defunto, allora la risurrezione non ci può essere, altrimenti in cielo si creerebbe un conflitto. Di chi sarebbe moglie colei che è stata legittimamente sposata a due fratelli? Figuriamoci il caso parossistico della donna maritata a ben sette fratelli, senza aver avuto figli da nessuno di loro! Gesù osserva che i sadducei non si rendono conto che il cielo e la terra si muovono su due ordini ben diversi. Il loro falso ragionamento biblico non ha un’idea adeguata di cos’è il mondo della risurrezione: là i corpi non hanno la fisicità e la sessualità che sono necessari alla vita terrena. Ivi non c’è bisogno di procreazione perché i risorti «non possono più morire» e sono figli di Dio in una maniera nuova. Poiché, però, i sadducei hanno addotto – almeno a loro parere – una prova biblica, anche Gesù cita i testi della Scrittura e, prendendo una formulazione del nome divino contenuto in un passo indiscutibilmente centrale, arriva a dichiarare che la qualificazione «il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe» implica che i patriarchi elencati nel nome di Dio siano persone vive. Dio non è il Signore di ombre o di un regno di morti. Le ultimissime parole di Gesù sono caratteristiche della redazione lucana: non solo Dio è circondato da viventi nel suo regno, ma i viventi sono tali perché da lui ricevono la vita. In Luca non si trova la costatazione che abbiamo in Marco – «Voi siete in grave errore» – ma l’errore paradossale dei sadducei è altrettanto evidente. La liturgia di questa domenica offre un importante spunto di riflessione sulla risurrezione futura. La nostra destinazione futura è in rapporto necessario con quello che concretamente viviamo. La risurrezione del nostro corpo non è soltanto un fatto per così dire «biologico», ma se risorgerò è per la fedeltà di Dio che non lascia cadere nel nulla le cose per cui le sue creature si sono impegnate. Tutto quello che, per amore o per fedeltà, abbiamo subìto, avrà una ricompensa grande perché il dono della vita che avremo da Dio è un dono di lui ma anche, in certa misura, un risultato della nostra azione e del nostro coraggio nella vita. (don Ermenegildo Manicardi)

Spazi per la liturgia- L’Ambone. (di don D. Ravelli)

I santi segni, – ci ricordava Romano Guardini – ci «parlano», senza usare le parole, sia dell’uomo sia di Dio. Nel nostro cammino, attraverso i segni dell’aula liturgica, incontriamo l’ambone, il luogo che dà voce a Dio, il luogo da cui risuona per noi la sua Parola. Ma già la sua stessa presenza, opera del genio e dell’arte umana, è capace di significarci il mistero della salvezza che lì viene celebrato. Collocato generalmente in un posto elevato, in relazione all’altare e all’assemblea liturgica, possibilmente fisso e di nobile bellezza, vuole essere un monumento vivo dell’annuncio salvifico del Signore risorto. Questo è il «luogo liturgico» riservato alla proclamazione della Parola di Dio e all’annuncio della risurrezione. Se l’altare è icona del «sacrificio di Cristo», l’ambone, per usare un’immagine di Germano di Costantinopoli, è icona del «santo sepolcro vuoto». Il Concilio Vaticano II nella Costituzione sulla sacra liturgia ricorda che «Cristo è sempre presente nella sua Chiesa e in modo speciale nelle azioni liturgiche […]. E’ presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura» (SC 7). Più avanti continua: «Nella liturgia, infatti, Dio parla al suo popolo e Cristo annunzia ancora il suo Vangelo; il popolo a sua volta risponde a Dio con il canto e con la preghiera» (SC 33; cf. 0rdlnamento Generale del Messale Romano [OGMR 2004] 29 e 55). La liturgia è il luogo privilegiato della proclamazione e attuazione della Parola, perché «nella sua parola è presente il Cristo, che attuando il suo mistero di salvezza, santifica gli uomini e rende al Padre un culto perfetto» (Premesse dell’Ordo Lectionum Missae [= OLM 1981] 4). La riforma liturgica ha portato la Parola di Dio, contenuta nella Scrittura, nella sua autentica collocazione, tanto da diventare uno degli elementi principali del rinnovamento. Il Concilio aveva chiesto per tutte le celebrazioni, tanto per i sacramenti quanto per i sacramentali, una «lettura della sacra Scrittura più abbondante, più varia e meglio scelta» (SC 35; cf . Premesse OLM 3 e Verbum Domini, 61). Basta pensare che fino a quel momento, al di là dell’Eucaristia, tutti gli altri sacramenti potevano essere celebrati senza leggere alcun testo della Scrittura. Ecco perché la stessa Costituzione liturgica prescriveva: «Affinché la mensa della Parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia in modo che, in un determinato numero di anni, si legga al popolo la maggior parte della sacra Scrittura» (SC 51). [1-continua]

angelo

Amministratore del sito web parrocchiale.

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