Letture: Isaia 63,16b-17.19b / Salmo 79 / 1Corinzi 1,3-9
Mostraci, Signore, la tua misericordia.
Dal Vangelo secondo Marco (1,1-8)
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Parola del Signore.
Vivere il mistero– L’ultimo dei profeti che spiana la strada all’avvento del Messia, si presenta con una dolcezza piena di esigenza e lo fa incarnando nell’interezza della sua persona quelle che sono le urgenze della conversione: «Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico» (Mc 1,6). L’evangelista Marco non ci tramanda nessun racconto né di annunciazione, né di natività e sceglie proprio la figura del Battista come colui che prepara la strada del Signore e lo mette al mondo quasi come una madre. Attraverso questa figura profetico-materna, viene chiesto al nostro mondo di rendersi sensibile alla presenza di Cristo che viene, per aprirgli il cuore ad accoglierlo. Come battezzati abbiamo ricevuto il dono e la responsabilità di essere profeti, proprio nel senso del Battista: preparare la strada al Regno di Dio che viene, lasciando che la nostra vita ne sia illuminata e trasformata. Invece di parlare direttamente di Gesù, Marco parla di coloro che ne hanno preparato la strada: le profezie e Giovanni (1,4). (continua in ultima pagina)
VITA ECCLESIALE
Sabato 09 | ||
Domenica 10 | 10.30
18.00 |
+ Angelo Mazzotti, Sangiorgi Maria Luisa, defunti delle famiglie Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando
+ Carmelo Bertucci |
Lunedì 11 | ||
Martedì 12 | ||
Mercoledì 13 | 10.30
18.00 |
+ Antonio
+ Francesco (anniv.) + Chiarelli Francesca |
Giovedì 14 | ||
Venerdì 15 | ||
Sabato 16 | 18.00 | + Gigliola Brini in Beltrandi |
Domenica 17 | 10.30 | + Mondini Alfredo e Luigi e Barelli Giulia |
Orario Confessioni Venerdì ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (ore 16.55 nei giorni della Novena)
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e Novena
N.B. Tutte le celebrazioni si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia
Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni
Il catechismo in parrocchia è ripreso ad inizio ottobre.
Il catechismo in parrocchia resta sospeso fino a nuove disposizioni
LA VITA DELLA COMUNITA’
Anno : B
Dicembre 2023 |
Domenica 10
II di Avvento |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la Seconda candela di avvento. Durante la S. Messa, vestizione di alcuni ministranti. |
Mercoledì 13
S. Lucia |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo” |
Giovedì 14 | Ore 20.00 (S. Maria in Fabriago) : S. Messa seguita alle ore 20.30 dal S. Rosario e alle ore 21.00 dall’Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni. |
Venerdì 15 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario |
Sabato 16 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale |
Domenica 17
III di Avvento |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)
Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa. – I bambini del catechismo accendono la Terza candela di avvento. Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale |
A – In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.
Importante –
Lunedì 11 dicembre Don Pietro celebra il 40° anniversario di Ordinazione sacerdotale che ricorderà nella S. Messa delle ore 10.30 di domenica 10 p.v.
Alla scuola di Gesù : | |||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato |
Lc 5,17-26 | Mt 18,12-14 | Mt 11,28-30a | Mt 11,11-15 | Mt 11,16-19 | Mt 17,10-13 |
(dalla prima pagina)
Il Precursore si fa testimone di queste profezie non solo a parole, ma con tutta la sua vita: battezza, predica, testimonia con il suo abbigliamento e la sua dieta che sta avvenendo qualcosa di talmente nuovo da richiedere tutta l’attenzione del cuore. Questo diventa un monito per ciascuno di noi chiamati al coinvolgimento della vita intera, persino in quelle che sono le abitudini più elementari come quelle legate al vitto e all’abbigliamento. Veramente Giovanni prima di battezzare è egli stesso completamente immerso nella profonda intuizione di cui è testimone e annunciatore e per questo parla «al cuore di Gerusalemme» (Is 40,2) e al cuore di ciascuno di noi. Marco non ha bisogno di mettere in mano a Giovanni nessun tipo di frusta: la sua «voce di uno che grida» (Mc 1,3) è sufficiente per far percepire l’urgenza che i tempi nuovi esigono da chiunque non voglia rimanere come escluso dal nuovo dinamismo che sta sconvolgendo e animando la storia. Il fatto che egli gridi proprio «nel deserto» dice chiaramente quanto il contenuto di questo annuncio è talmente importante da dover essere comunque annunciato. Ciò che Giovanni annuncia, con la sua parola e i suoi atteggiamenti, non attira a sé, ma rimanda oltre se stesso: «Egli vi battezzerà in Spirito Santo» (1,8). Proprio questo riferimento allo Spirito pone l’annuncio di Giovanni in sintonia con le profezie e in un’assoluta attenzione all’escatologia, a ciò che sta per accadere, a questo nuovo «inizio» che come ogni inizio è un buon annuncio. Il Vangelo che è Gesù Cristo, Verbo di Dio fatto carne, riapre le porte della speranza e richiede perciò una totale vigilanza e dedizione. (p. M. D. Semeraro)
Spazi per la liturgia- Il Tabernacolo (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
La sua grandiosità è finalizzata non tanto a conservare il Sacramento quanto invece a solennizzarlo, incrementando in questo modo la pietà eucaristica nella direzione però di autonomia dalla celebrazione, che tra l’altro era divenuta sempre più azione del clero, dove il santissimo Sacramento viene esaltato soprattutto come strumento per il quale si può adorare il Cristo realmente presente, piuttosto che come mezzo di partecipazione e comunione reale a Cristo. Sull’altare il grandioso tabernacolo sarà un segno, chiaro e comprensibile a tutti, che parlerà, come in una solenne e trionfante professione di fede, della grande rivelazione della presenza reale di Cristo. Sebbene l’uso di collocare il tabernacolo sull’altare maggiore fosse ormai diventato assai diffuso nel secolo XVII, il Caeremoniale Episcoporum, pubblicato da Clemente VIII nel 1600, esprime una posizione ben diversa (cf. Titolo l, Capitolo XII). Innanzitutto il Santissimo Sacramento è possibile conservarlo anche in un luogo che non sia un altare: «altare, seu alium locum». Di regola – prosegue il Cerimoniale – se fosse sistemato sopra un altare, non può essere l’altare maggiore, o comunque l’altare usato per la Messa solenne e i Vespri, e nel caso pure si trovi su un altare dove si deve celebrare l’Eucaristia occorre trasferirlo altrove, in conformità alle «antiche tradizioni» che proibiscono di celebrare dove si conserva il Sacramento. Vengono, infine, elencate le eccezioni che vedono sullo stesso altare la celebrazione della Messa e la presenza del Sacramento: il Giovedì santo, la Messa del Corpus Domini e quella per l’esposizione delle Quarantore. Tali disposizioni così precise, ma ben distanti dalle ordinanze del Borromeo emanate solo mezzo secolo prima, vogliono ancora affermare che l’antica tradizione romana non aveva mai collegato il tabernacolo con l’altare e, almeno sul piano dei principi liturgici, sembrano prendere distanza dalla prassi contraria che ormai aveva fatto piena breccia proprio a Roma. Solamente alla fine del XIX secolo (nel Decreto della Congregazione dei Riti del 1863, ricordato poco sopra) e al principio del XX (nel Codex iuris canonici del 1917, detto «Pio-Benedettino», e nei documenti liturgici successivi) troviamo una legislazione che modifica la tradizione antica romana di vedere il tabernacolo staccato dall’altare: l’altare, in particolare quello maggiore, è il luogo proprio e unico del tabernacolo. Un Decreto della Congregazione dei Riti del 1957 ci offre l’ultima legislazione liturgica sul nostro tema prima del Vaticano II, una normativa che riassume bene la prassi venuta piano piano a consolidarsi dopo il Concilio di Trento. L’Eucaristia – prescrive il decreto – dev’essere conservata in un tabernacolo inamovibile posto al centro dell’altare, sul quale si celebra abitualmente la Messa, e regolarmente sopra l’altare maggiore in quanto è il luogo più distinto e onorato della chiesa a meno che un altro sembri più adatto a dare il giusto culto al Sacramento. [9 continua]