Letture: 1Re 8,22-23.27-30 / Salmo 94 / 1Corinzi 3,9c-11.16-17
Accostiamoci al Signore con canti di gioia.
Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-19)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.
E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.
A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Parola del Signore.
VITA ECCLESIALE
Sabato 09 | 18.00 | + Dovadola Franco |
Domenica 10 | 10.30 | + Amadei Angelo e Carlo, Brandolini Irene e Fabbri Adamo |
Lunedì 11 | 18.00 | Per Clara e Andrea (viventi)
+ Guerra Lea |
Martedì 12 | 8.00 | + Dovadola Franco |
Mercoledì 13 | 18.00 | + Santese Otello, Donato e Frascerra Anna |
Giovedì 14 | 18.00 | + Cappadonia Giuseppe |
Venerdì 15 | ||
Sabato 16 | 18.00 | + Dovadola Franco |
Domenica 17 | 10.30
18.00 |
+ Resta Maria e Antonio
+ Tozzola Angelo |
Orario Confessioni Venerdì ore 10.00 – 11.00 (don Pietro)
Sabato ore 11.00 – 12.00 (don Pietro)
ore 16.45 – 17.45 (don Pietro)
N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.
Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00
Festivo : ore 10.30, 18.00
Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì)
Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario
LA VITA DELLA COMUNITA’
Domenica 10
Dedicazione della chiesa di S. Paolo. |
447mo anniversario della Dedicazione della chiesa di S. Paolo
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) Ore 11.00 (Piancaldoli) : Ritrovo annuale degli aderenti alla “Associazione don Orfeo” con S. Messa e assemblea. |
Lunedì 11
S. Martino |
S. Messa ad orario feriale |
Mercoledì 13 | Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro San Paolo” |
Venerdì 15 | Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e S. Rosario |
Domenica 17
XXXIII del T.O. |
Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo) |
1- In sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di mola.
2- Sono in vendita, con incarico alla Caritas, i biglietti della lotteria preparata dal “Banco alimentare” finalizzata a recuperare risorse per i poveri.
Alla scuola di Gesù : | |||||||||||
Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato | ||||||
Lc 17,1-6 | Lc 17,7-10 | Lc 17,11-19 | Lc 17,20-25 | Lc 17,26-37 | Lc 18,1-8 |
La Dedicazione della chiesa – Alle origini dell’esperienza ecclesiale i cristiani non si radunavano in luoghi «speciali» per il culto. Negli Atti degli Apostoli leggiamo che essi frequentavano il tempio di Gerusalemme, seguendo la prassi celebrativa del culto ebraico (cf At 2,46; 3,1; 5,12.42; 21,26-30; 22,17). Pur non avendo interrotto la partecipazione ai momenti liturgici israelitici, da subito si realizza una celebrazione specificamente cristiana: la fractio panis (la frazione del pane, cioè l’attuale celebrazione eucaristica). Il luogo in cui si condivideva il pane eucaristico era la casa di un battezzato. Senz’altro veniva privilegiata una casa particolarmente capiente che potesse accogliere un buon numero di discepoli, com’era quella dove il giorno di Pentecoste «i fratelli radunati erano circa centoventi» (At 1,15). I cristiani organizzano queste riunioni per ascoltare l’insegnamento degli apostoli, vivere nella comunione fraterna, spezzare il pane e pregare (cf At 2,42). Per fare questo bastava una grande sala da pranzo, poiché l’oggetto principale della riunione era un pasto. E così a Gerusalemme per la casa di Maria, madre di Giovanni, detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera (cf At 12,12), quando Pietro era stato messo in prigione. A Troade, i cristiani si riunivano il primo giorno della settimana in una stanza al piano superiore per spezzare il pane (cf At 20,7-8). A Roma, Paolo saluta Prisca e Aquila e la comunità che si riunisce nella loro casa (Rm 16,3-5). A Laodicea, la comunità si raduna nella casa di Ninfa (cf Col 4,15); a Colossi, in quella di Filemone (cf Fm 2). Il fatto che i primi cristiani non avessero un luogo riservato in maniera esclusiva al culto è in linea con quanto è affermato nella Lettera a Diogneto (scritto di autore anonimo del II secolo): «l cristiani, infatti, non si distinguono dagli altri uomini per il loro paese, per la lingua, per gli abiti. Non abitano città che siano loro proprie, non si servono di un qualche dialetto straordinario, il loro stile di vita non ha nulla di singolare. (…) Si distribuiscono nelle città greche e barbare a seconda del lotto che gli è toccato; si conformano alle abitudini del luogo per ciò che riguarda gli abiti, gli alimenti, lo stile di vita. Adempiono a tutti i doveri di cittadini e ricoprono ogni incarico come stranieri. Ogni terra straniera è per loro patria e ogni patria una terra straniera. Si sposano come tutti, hanno dei bambini, ma non abbandonano i loro nascituri. Condividono la stessa tavola, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Passano la loro vita sulla terra ma sono cittadini del cielo». L’esperienza di fede come l’esperienza liturgica passano per la quotidianità degli eventi e dei luoghi. La casa è il luogo della «familiarità», luogo di condivisione. Ciò che conta è l’esperienza di fede del singolo e della comunità ecclesiale, a prescindere dai luoghi o contesti sociali in cui questa debba determinarsi. Come ricorda san Girolamo: parietes non faciunt christianos (non sono i muri a fare cristiani). Quando le prime comunità cominciarono a contare un numero sempre crescente di fedeli nacque l’esigenza di una casa da utilizzare esclusivamente per gli incontri comunitari. Sorgono così le «case della chiesa» (dove per chiesa si intende comunità dei battezzati). La domus ecclesiae è il primo luogo direttamente conducibile alle attuali chiese-edificio. Dalla domus ecclesiae deriva il termine chiesa per individuare il luogo di culto. La riforma liturgica ha rivalutato l’esperienza liturgica della chiesa primitiva, restituendo alle celebrazioni e al luogo in cui si realizzano una forte dimensione comunitaria. Oggi, senza nulla togliere al sentimento di ammirazione e di omaggio a Dio, si preferisce vedere nella chiesa la domus ecclesiae, la casa della comunità, e non tanto un monumento a Dio. (da “La Vita in Cristo e nella Chiesa” ottobre 2001)
Spazi per la liturgia- Uno spazio felice (seconda parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)
Terminata l’omelia, o anche nel corso dell’omelia stessa, colui che presiede la celebrazione deve ricordare le disposizioni e le condizioni previste per ricevere l’assoluzione generale e poi proporre una soddisfazione che tutti dovranno compiere. Dopo il silenzio per l’esame di coscienza, invita i penitenti che vogliono ricevere l’assoluzione a inginocchiarsi o inchinarsi, indicando in questo modo o con un altro segno esplicito questa loro volontà, e a recitare insieme una formula di confessione generale (per es. il Confesso a Dio). Può seguire un canto adatto o una preghiera litanica che si conclude però sempre con il Padre nostro. Infine, il sacerdote impartisce l’assoluzione: tenendo le mani stese sui penitenti, recita una triplice invocazione, secondo lo schema trinitario, e poi la formula di assoluzione comune a tutti i tre riti ma in forma plurale: «E io vi assolvo… vostri peccati…» (RP 62). Il momento di ringraziamento e la conclusione del rito sono i medesimi della seconda forma celebrativa. Una parola merita l’introduzione, in appendice al rituale, delle celebrazioni penitenziali, di cui vengono proposti alcuni schemi a seconda dei tempi liturgici e delle diverse categorie di persone, come sussidi puramente indicativi (RP, Appendice II, pp. 117-152). Tali celebrazioni «sono assai utili, nella vita dei singoli e in quella della comunità, per ravvivare lo spirito e la virtù della penitenza, e per preparare una celebrazione più fruttuosa del sacramento» (p. 117, n. 1). La loro struttura è quella abitualmente in uso nelle celebrazioni della Parola di Dio e hanno infatti lo «scopo di ascoltare la proclamazione della parola di Dio, che invita alla conversione e al rinnovamento della vita, e annunzia la nostra liberazione dal peccato per mezzo della morte e risurrezione di Cristo» (RP 36). Pertanto, diventano utilissime per tutti i credenti nel continuo e progressivo cammino di conversione e di purificazione del cuore, perché ravvivano lo spirito di penitenza e l’impegno a ritornare o ad affinare la grazia del battesimo, fanno prendere coscienza dei propri peccati e dei loro effetti personali e sociali, annunciano la liberazione dal peccato per mezzo di Cristo, aiutano a prepararsi alla celebrazione sacramentale, accompagnano i catecumeni nel loro percorso di iniziazione. (6 – continua)