di don Pietro Marchetti, parroco
Editoriale del n. 6 de Il Nostro S.Paolo
Nel 1223 San Francesco compose il primo presepe, dando vita a una tradizione che si sarebbe presto radicata nel cuore delle famiglie cristiane.
Il presepe ci rappresenta tutti, ma rappresenta soprattutto il sacrificio che ciascuno di noi fa per realizzare un sogno: vivere in pace, e costruire la pace.
Come scrive Papa Francesco, il presepe è il “Vangelo vivo” capace di far rivivere l’attualità di Dio che diventa uomo.
La parola presepe viene dal latino “praesepium”, che significa “mangiatoia”; essa è simbolo del pane celeste al quale si riferisce anche il Padre Nostro.
Nel presepe emerge in primo luogo la figura di Maria: ella è capace di parlare al cuore degli uomini offrendo a ciascuno la speranza anche nei momenti difficili. Accanto a Maria c’è Giuseppe.
Anche gli oggetti nel presepe hanno un’importanza simbolica: ad esempio, la fontana con la donna rappresenta il luogo dove, secondo una tradizione, l’arcangelo Gabriele ha annunciato a Maria la nascita di Gesù; il ponte simboleggia la congiunzione tra il mondo terrestre e quello ultramondano; il mulino è simbolo del tempo che scorre e della farina dalla quale viene il pane della salvezza; i fiumi e i laghi ricordano l’acqua nei suoi vari significati “chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete” (Vangelo di Giovanni cap. 4 vv. 13-14). Così anche le persone che popolano il presepe hanno un significato simbolico: il cacciatore e il pescatore sono figure che rappresentano, il primo la morte, il secondo la vita; i personaggi che vendono il cibo sono dodici come i mesi dell’anno, per glorificare i doni della natura; il gregge simboleggia i fedeli che seguiranno il Buon Pastore; poi i pastori che meravigliati spalancano la bocca per contemplare la nascita di Gesù; c’è la cometa la cui coda dà una direzione al movimento della luce; ci sono gli angeli che danno l’annuncio che cambierà la storia.
Il presepe suscita nel cuore dell’uomo la consapevolezza dell’urgenza di portare luce e calore nella notte della non-ospitalità, della chiusura verso gli altri, dell’indifferenza a quello che capitava ai genitori di Gesù in difficoltà per il parto: l’accoglienza e l’attenzione verso gli altri.
Per questo, Betlemme dovrà essere prima di tutto nei cuori: oggi come ai tempi di San Francesco la storia era travagliata da continui conflitti politici, religiosi e di potere.
Il presepe ci porta dentro il mistero del Natale, che come ha scritto Benedetto XVI° “ non è una favola per bambini, ma la risposta di Dio al dramma dell’umanità in cerca di vera pace”. Per questo l’invito a tutti di realizzare in casa il presepe, anche se piccolino e sopratutto se sono presenti, con la collaborazione dei bimbi che con la loro fantasia, lo rendono ancora più bello.
Buon Natale a tutti e facciamo della nostra vita il racconto vivente del presepe.