Programma dal 2 al 10 gennaio 2021

Letture: Siracide 24,1-2.8-12 / dal Salmo 147 / Efesini 1,3-6.15-18

Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18)

03 gennaio In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.

Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 02 18.00 + Preda Maria Teresa
Domenica 03 10.30 + Alma, Alfonso, Maria e Peppino
Lunedì 04 18.00 + Ruffini Armanda e Dovadola ivano
Martedì 05
Mercoledì 06 10.30 + Giovanni, Isolina, Giacomo, Susetta e don Orfeo
Giovedì 07
Venerdì 08
Sabato 09
Domenica 10 18.00 + Saguatti Claudio

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Gennaio 2021

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 03

II dopo Natale

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)
Mercoledì 06

Epifania del Signore

Giornata dell’infanzia Missionaria

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne e benedizione particolare alle famiglie

Giovedì 07 Ore 20.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica
Venerdì 08 Comunione ai malati del ”Primo venerdì del mese”

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Domenica 10

Battesimo del Signore

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Nota. La S. Messa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 1,35-42 Gv 1,43-51 Mt 2,1-12 Mt 4,12-17. 23-25 Mc 6,34-44 Mc 6,45-52

Vivere il Mistero- La fede cristiana afferma che «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Siamo invitati ancora una volta a riflettere sul mistero dell’incarnazione. Il Prologo giovanneo, che domina la liturgia della Parola di questa domenica, ci presenta l’irruzione di Dio nel mondo. Un’irruzione che non ha nulla di eclatante, ma che percorre la via più ordinaria e naturale: la nascita da una donna, l’inserimento dentro un tempo e un luogo ben precisi e datati, all’interno di una cultura particolare (quella ebraica) e in una situazione storica di oppressione (romani). «ln principio era il Verbo». Il termine greco qui usato per indicare il Verbo/Parola è Logos. Il Logos ha molti significati. Per la cultura filosofica ellenistica, nella quale si muove il IV Vangelo, il Logos rappresenta la ragione che spiega il funzionamento, la struttura e l’ordine del cosmo. Per la cultura ebraica, invece, il Logos è ciò che ha originato l’universo; non solo, quando Dio comunicava ai profeti la sua volontà, il logos si poneva come ponte di unione tra la trascendenza divina e la realtà umana. Il pensiero ebraico elaborò successivamente anche il concetto di Sapienza, che più tardi fu messa in relazione con la legge dell’Altissimo. Di questa ricca eredità (qui solo evocata) l’autore del Prologo è fortemente debitore. Possiamo, quindi, parlare di continuità teologica ma anche, allo stesso tempo, di superamento. Questo perché il logos la Parola, non è un pensiero filosofico, né una categoria religiosa e neppure un’istanza mitologica, ma una persona incarnata, vivente e storica: Gesù di Nazareth. Ma cosa ci viene detto del Logos? Il IV Vangelo non fa speculazioni, ma mette in risalto come il Logos sia in relazione con Dio (di cui è la manifestazione), con la creazione (di cui è il fautore), con gli uomini (per i quali è luce e vita), con Israele (del quale è l’attesa). Certo, la sua venuta non si impone. Può essere accolto o rifiutato; non può essere però vinto. Nonostante la tenebra, che già nel Prologo fa la sua comparsa, la sua vittoria è sicura. ln conclusione possiamo dire che il Logos è l’espressione di Dio giunta ad essere udibile, visibile e comprensibile dagli uomini. Quando Giovanni (ma è anche tutta la comunità che nel Prologo fa la sua confessione di fede) afferma che il logos si è fatto carne, significa che il divino abita ormai in una singola creatura umana e vive tra gli uomini. L’essere di Dio è ormai fisicamente presente in Gesù. Di più: Giovanni dirà che il logos ha piantato la sua tenda tra noi. Se questo è vero, com’è vero, significa che il Logos ha «campeggiato» in questo mondo in un tempo databile e ben circoscrivibile. Che poi si sia fatto carne, significa che è entrato pienamente nella condizione umana assumendone splendori e miserie. L’evento dell’incarnazione ha inaugurato un nuovo rapporto tra Dio e l’uomo. Vediamone in sintesi tre aspetti: 1. L’ascolto e la visione di Dio. E’ solo in Gesù, il Logos, che noi possiamo udire e vedere il volto del Padre (Gv 5,19-20). Quando Gesù parla e opera, proferisce le parole ascoltate e compie quanto ha veduto presso il Padre. Se l’uomo si pone in ascolto della Parola e crede in Gesù, vivente esegesi del Padre, può giungere a conoscere e a vedere Dio. 2. La dimora di Dio nell’uomo. ln chi accoglie Gesù, Dio pone la sua dimora (cf Gv 14,15-26). Non c’è più separazione tra cielo e terra, ormai ogni distanza è stata superata. Leggiamo nella Costituzione conciliare Gaudium et spes al n 22: «Con l’incarnazione il Figlio di Dio (quindi Dio stesso) si è unito in un certo modo ad ogni uomo». 3. Figli nel Figlio. Quanti credono e accolgono Gesù rinascono come figli di Dio mediante il dono dello Spirito (cf Gv 1,12). ln quanto figli, hanno poi accesso al Padre (cf Gv 4,23) e divengono eredi della vita eterna.

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

Programma dal 27 dicembre 2020 al 3 gennaio 2021

Letture: Genesi 15,1-6;21,1-3 / dal Salmo 104 / Ebrei 11,8.11-12.17-19

Il Signore è fedele al suo patto.

Dal Vangelo secondo Luca (2,22-40)

27 dicembre Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

     

Domenica 27

10.30

18.00

+ Dovadola Ivano

+ Zaccherini Ilva, Pollini Mario e Cassani Alba

+ Melandri Rosa e Rivola Giovanni

+ Eugenio e Silvia Negroni e fam. defunti

Lunedì 28

18.00

Deff. di Paolo Cotroneo

Martedì 29

8.00

+ Montesi Natale

Mercoledì 30

18.00

Deff. fam. Sirica, Demitri e Battaglini

Giovedì 31

18.00

+ Manara Bruno

Venerdì 01

18.00

+ Lullo Onofrio e Carolina

Deff. Fam. Orioli e Conti

Sabato 02

18.00

+ Preda Maria Teresa

Domenica 03

10.30

+ Alma, Alfonso, Maria e Peppino

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito Internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Dicembre-Gennaio 2020

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 27

Santa Famiglia

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Lunedì 28

Ss. Innocenti m.

S. Messa ad orario feriale

Giovedì 31

Ore 20.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e canto del Vespro

Venerdì 01

Maria SS.ma Madre di Dio

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00

Ore 18.00 (S. Paolo) : S. Messa Solenne e canto del

“Te Deum” di ringraziamento per l’anno trascorso

Domenica 03

II di Natale

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Nota. Da lunedì 18 maggio sono riprese le celebrazioni con il popolo.

La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Mt 2,13-18

Lc 2,22-35

Lc 2,36-40

Gv 1,1-18

Lc 2,16-21

Gv 1,19-28

Vivere il Mistero- La Famiglia di Nazareth incarna in modo eccelso la comunione delle persone. La loro famiglia è realmente un’intima comunità di vita e di amore, una relazione d’amore. E questo amore non è soltanto affetto coniugale, ma per l’effusione dello Spirito è il «bell’amore», partecipe del «grande mistero», divenuto «sacramento» nella celebrazione stessa del patto coniugale secondo la liturgia di Israele. Giuseppe ama Maria, ama ciò che Dio vuole da lei e, attraverso di lei, ama ciò che Dio chiede a lui per Maria e per il compito che insieme sono chiamati a svolgere. Il loro matrimonio è un servizio; entrambi sono invitati ad abbandonare la logica del possesso, in ogni sua forma, per entrare nell’obbedienza alla parola di Dio. Il brano evangelico di Luca pone in luce anzitutto che Maria e Giuseppe sono una famiglia osservante. In questo orizzonte sono consapevoli che Gesù è un dono di Dio e che quindi non appartiene a loro ma a Lui; ma non solo, il rito della purificazione di Maria esprime la consapevolezza (di fede) che la generazione non è un automatismo biologico ma una partecipazione alla fecondità di Dio, autore della vita.

Per la Scrittura i figli sono l’onore dei genitori; ne assicurano il nome nel tempo e sono garanzia di una vecchiaia tranquilla. Ma i figli sono anche un onere ovvero un impegno in quanto vanno accolti, cresciuti, introdotti nel mondo civile e, non da ultimo, educati alla fede. Nell’accoglienza del figlio sia il padre che la madre devono agire in sinergia. Il padre rappresenta, come sappiamo, l’autorità, la legge, colui che pone le regole della vita. La madre, invece, ha avuto in grembo il figlio per nove mesi con abnegazione e sacrificio. Questo rapporto – unico – è fortemente biologico, spirituale e carnale. Maria e Giuseppe nell’episodio della Presentazione davanti alla profezia di Simeone rimangono stupiti (cf Lc 2,33). ln questo stupore comprendono di non essere gli arbitri della vita di Gesù; ogni figlio ha in sé una vocazione, che va capita, sostenuta, e promossa. Un figlio non appartiene al proprio genitore, è una libertà, un destino. Fin dall’infanzia sia Maria che Giuseppe cominciano a «perdere» Gesù. Emblematico, al riguardo, l’episodio del suo ritrovamento al tempio (cf Lc 2,41-50). Qui Luca non vuole certo stigmatizzare una disattenzione di Maria e Giuseppe o un atto di disobbedienza di Gesù. Il ritrovamento al tempio ci rivela una duplice consapevolezza di Gesù: l’acquisizione di una necessaria autonomia dai genitori e la libera decisione di compiere la volontà di Dio. È stato scritto che la sacra Famiglia è l’esempio e il prototipo di tutte le famiglie cristiane. – Famiglia con-vocata. Ciò che ha formato questa Famiglia è la chiamata di Dio. Infatti, come si può notare dalla lettura dei Vangeli, nessuno dei tre membri che la compongono si è autoeletto o ha deciso in proprio il corso della sua esistenza. C’è sempre stato un intervento di Dio (l’angelo, il sogno, gli eventi stessi) che ha coinvolto ognuno di loro. – Famiglia in ascolto. Se è vero che nessuno dei suoi membri si è determinato a partire da sé stesso, come abbiamo sopra ricordato, è chiaro che questa Famiglia ha sempre posto un primato: l’ascolto della parola di Dio e il suo discernimento nella storia. – Famiglia in cammino. L’ascolto non è un atteggiamento passivo ma dinamico. Ecco allora la sacra Famiglia perennemente in cammino sia a livello interiore, spirituale, sia a livello geografico. – Famiglia sponsale. Tra i membri di Nazareth c’è una forte dimensione sponsale, dove per sponsale si intendono tre cose: risposta, promessa e offerta. L’amore sponsale è risposta, promessa e offerta con un «tu» e per un «tu». ln questo dinamismo sono vissuti Maria e Giuseppe affidandosi e credendo l’uno all’altro e, assieme, all’Altro per eccellenza, anche per vie strane e impreviste.

strane, impreviste, ma sempre provvidenziali.

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione.

Amen.

Programma dal 19 al 27 dicembre 2020

Letture: 2Samuele 7,1-5.-8b-12.14a-16 / dal Salmo 88 / Romani 16,25-27

Canterò per sempre l’amore del Signore.

Dal Vangelo secondo Luca (1,26-38)

20 dicembre In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 19

18.00

+ Nino e Tina Savorani

+ Casadei Claudio (20° anniv.)

Domenica 20

10.30

18.00

+ Masi Clinio e Velucchio Domenica

+ Dovadola Dario

Lunedì 21

18.00

+ Antonio

Deff. fam. Preti

+ Ilvano e Maria

Martedì 22

8.00

+ Castelli Adriano

Mercoledì 23

18.00

+ Galanti Silla e Buldrini Natalino

Giovedì 24

20.00

+ Dovadola Dario

+ Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi

+ Pilani Enzo e Giulio e Ronchini Angiolina

Venerdì 25

8.00

10.30

18.00

+ Castelli Bruno, Bianconi Velalma, Garoli Ugo e Liverani Iolanda

+ Ademara

+ Natale Ingegneri

+ Liverani Lucia, Cuffiani Ireneo, Ilaro, Ames, Erve e Gian Luigi Lanzoni

Vivi e defunti fam. Dovadola-Ruffini e vivi e def. Dovadola Ivano

Sabato 26

10.30

+ Stefano e Maria Baldini

+ Lanzoni Gian Luigi

Domenica 27

10.30

+ Dovadola Ivano

+ Zaccherini Ilva, Pollini Mario e Cassani Alba

Mattino Pomeriggio

Lunedì 21 : Ore 15.00 – 17.30

Martedì 22 : Ore 15.30 – 17.30

Mercoledì 23 : Ore 15.00 – 17.30

Giovedì 24 : Ore 9.30 – 12.00 15.00 – 18.00

Venerdì 25 : Ore 8.00 – 9.00 17.00 – 19.00

Le Confessioni

in prossimità del

Natale

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (16.55 nei giorni della Novena)

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Dicembre 2020

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 20

IV di Avvento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Lunedì 21

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Martedì 22

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Mercoledì 23

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Giovedì 24

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Ore 20.00 (S. Paolo) : S. Messa solenne della Notte

Venerdì 25

Natale di N.S.G.C.

S. Messe alle ore 8.00, 10.30 e 18.00

Ore 17.30 (S. Paolo) : Secondi Vespri del giorno di Natale

Sabato 26

S. Stefano p.m.

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Domenica 27

Santa Famiglia

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

1 – La Novena di Natale, considerando anche la attuale situazione di limitata

mobilità serale , viene celebrata a fino al 24 dicembre tutti i giorni alle ore 17.30.

Nota. Da lunedì 18 maggio sono riprese le celebrazioni con il popolo.

La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Lc 1,39-45

Lc 1,46-55

Lc 1,57-66

Lc 1,67-79

Gv 1,1-18

Mt 10,17-22

Vivere il Mistero- Dopo la compagnia di Giovanni Battista che ci ha seguito nelle domeniche precedenti, oggi è Maria a farsi nostra guida nella preparazione alla celebrazione del Natale. Dio vuole vivere di noi e perciò sceglie di avere bisogno di noi per nascere, per crescere, per amare, per gioire, per soffrire… perfino morire e rivivere. Discretamente l’angelo Gabriele – la forza di Dio – rimprovera Maria, e ciascuno di noi, nei medesimi termini con cui «quella stessa notte» al profeta Natan venne chiesto di rettificare il significato della parola «il Signore è con te». Il rimprovero è semplice ma accorato da parte di Dio nei confronti del re Davide: «Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti?». La risposta risuona in questi termini: «Il Signore farà a te una casa». Quando Dio interviene nella nostra vita Io fa regalmente e radicalmente e, soprattutto, lo fa da sempre e «per sempre» e non solo in tempo di riposo. In Maria viene svelato il desiderio ardente di Dio, quello che attrasse irresistibilmente Mosè alle falde del Sinai «mentre stava pascolando il gregge». Questo desiderio si esprime in un dono totale di Dio all’uomo che esige e quasi forza amorevolmente il dono sponsale di tutta la nostra esistenza a Colui dal quale ogni vita è originata. Se Dio si dona fino a consegnarsi e affidarsi a noi fidandosi del fatto che sapremo e vorremo prenderci cura della sua Presenza nell’intimo del nostro cuore… allora aderire e rispondere «Ecco la serva» è una conseguenza semplice, naturale e per nulla «impossibile». Di quello che è avvenuto in quel giorno o in quella notte «in una città della Galilea» non sapremo mai nulla di più di quanto sappiamo del momento in cui il Crocifisso divenne il Risorto. Analogamente, del momento in cui il Verbo del Padre divenne «Gesù» nel seno assolutamente vuoto e completamente aperto di Maria, possiamo cantare-tacendo con le stesse parole della liturgia pasquale: «Tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l’ora» (Preconio). Questa regola del silenzio attorno al silenzio di Maria potrebbe essere un modo adeguato per meditare il mistero della sua divina maternità nel disegno della salvezza, senza violarne – con l’eccesso delle parole e delle considerazioni – la sacra verginità. La verginità è il sigillo che difende da occhi indiscreti e impreparati il mistero di questa storia d’amore che, per sua natura, resta un segreto tra Dio e la sua silenziosa madre. Come dice Agostino nel suo secondo trattato sul Vangelo di Giovanni; «Perché gli uomini potessero nascere da Dio, Dio è nato anzitutto dagli uomini. Nato da Dio per crearci, egli nasce da una donna per ricrearci». Prima di contemplare ciò che avverrà nella piccola Betlemme siamo oggi chiamati a concentrare lo sguardo del nostro cuore su ciò che accade in un piccolo villaggio della Galilea dove una giovane «promessa sposa di un uomo della casa di Davide di nome Giuseppe» (Lc 1,27) riceve l’annuncio di un’improvvisa e imprevista maternità. Nonostante le perplessità, questa giovane donna si mostra capace di fare in pochissimo tempo – nello spazio di un dialogo – un lungo cammino interiore che va dallo stupore all’accoglienza piena. Maria non è una sempliciotta a cui va bene tutto e che se ne sta in attesa di qualcosa che porti rimedio alla noia; è una donna che ha un progetto e che nutre un desiderio sulla propria vita, eppure è capace di lasciarsi confermare dalle parole di un angelo accettando di riorientare radicalmente il proprio cammino di donna e di credente. Non ci sfugga la solitudine in cui Maria si trova dopo che «l’angelo si allontanò da lei» (Lc 1,38). Non ci spaventi la solitudine che ogni vero incontro con Dio ci chiede di assumere per rispondere in modo nuovo e unico alla vocazione di essere uomini e donne nella verità, nella libertà, nell’adesione a ciò che da sempre abbiamo desiderato e che a un certo punto chiede di essere finalmente riconosciuto e accolto.

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

Programma dal 12 al 20 dicembre 2020

Letture: Isaia 31,1-2.10-11 / (dal Salmo) Lc 1,46-50.53-54 / 1Tessalonicesi 5,16-24

La mia anima esulta nel mio Dio.

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,6-8.19-28)

13 dicembre Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».

Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».

Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 12
Domenica 13 10.30

18.00

+ Mondini Alfredo e Luigi

+ Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa e deff. della famiglia

+ Antonio

+ Francesco Buttelli (anniv.)

Lunedì 14 18.00 + Brandolini Irene, Fabbri Adamo e Amadei Carlo
Martedì 15
Mercoledì 16
Giovedì 17 18.00 + Bendini Giulia e Trombetti Franco
Venerdì 18
Sabato 19
Domenica 20 18.00 + Dovadola Dario

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (16.55 nei giorni della Novena)

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Dicembre 2020

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 13

III di Avvento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 16.30 (S. Paolo o a distanza) : Catechismo i ragazzi di II media che si preparano a ricevere il Sacramento della Cresima

Mercoledì 16 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale
Giovedì 17 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

Ore 20.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Venerdì 18 Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e Novena di Natale
Sabato 19 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale
Domenica 20

IV di Avvento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena di Natale

1 – La Novena di Natale, considerando anche la attuale situazione di limitata

mobilità serale , verrà celebrata a partire dal 16 dicembre

tutti i giorni alle ore 17.30.

Nota. Da lunedì 18 maggio sono riprese le celebrazioni con il popolo.

La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 21,23-27 Mt 21,28-32 Lc 7,19-23 Mt 1,1-17 Mt 1,18-24 Lc 1,5-25

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

Vivere il Mistero- In questa 3a domenica di Avvento risuonano nella liturgia della Parola ben quattro voci. In apertura troviamo la voce profetica di Isaia che annuncia la lieta novella ai poveri; segue la voce della testimonianza, Giovanni Battista, che attesta la presenza della Parola di Dio divenuta volto storico in Gesù Cristo; con Paolo abbiamo la voce apostolica che esorta ad una vita coerente con il mistero di Cristo che è venuto e ritornerà; infine, la voce della Chiesa, la quale, attraverso il Magnificat, esprime la propria riconoscenza a Dio per l’opera della salvezza. Il brano evangelico presenta la figura di Giovanni Battista come testimone del Messia-Luce (Prologo Teologico) e del Messia Sposo (Prologo narrativo). Nel Prologo teologico, Giovanni è definito un uomo inviato da Dio. Di nessun personaggio giovanneo si dice che fu inviato da Dio, solo di lui. Questa qualificazione lo avvicina a Gesù stesso, l’Inviato dal Padre. La sua missione è rendere testimonianza alla luce in mezzo ad un mondo che tenta di soffocarla ed estinguerla. Quando Giovanni parla di luce intende la verità. La verità smaschera la menzogna e le si oppone. Tuttavia il Battista non è la luce/verità. Egli è solo una lampada accesa; in altre parole, la luce/verità che viene da lui era stata donata da Dio. Giovanni Battista presenta in modo costante anche la figura del Messia-Sposo. Questo lo cogliamo dall’espressione «slegare il laccio del sandalo». Qui il Battista non dichiara la sua umiltà. Bisogna sapere che anticamente l’uomo aveva diritto di prelazione anche sulla donna. Non si poteva sposare una donna se c’era qualcuno che ne aveva più diritto. Se costui però rinunciava, doveva togliersi pubblicamente il sandalo e consegnarlo a chi ne aveva fatto richiesta. Sciogliere il legaccio era come dire: «Ne avrei diritto io, ma lascio a te la precedenza». Giovanni Battista è venuto prima di Gesù, ma il popolo che comincia a seguirlo, la Sposa, non gli appartiene. La Sposa appartiene al Messia-Sposo, che è giunto. Così dicendo, Giovanni Battista ricorda ai suoi interlocutori l’alleanza che il Messia-Sposo è venuto a instaurare con il popolo messianico. Questa sarà un’era di fecondità, dove nasceranno i figli di Dio. ln queste nozze, Giovanni è solo l’amico dello Sposo che esulta alla sua voce. La Chiesa, contemplando il disegno della salvezza, si apre alla riconoscenza attraverso il Magnificat la lode di Maria. Il Cantico, descrive innanzitutto l’esperienza della Vergine Madre, poi la pedagogia biblica e infine la storia del popolo di Israele. Nel cuore e nella mente di Maria c’è una progressione che deve diventare anche nostra: dall’esperienza personale, ai poveri (anawim), a Israele. II filo rosso che congiunge queste tre tonalità è la misericordia di Dio. Questa è la meraviglia delle meraviglie; Dio, con un popolo così duro e testardo come Israele e ora la Chiesa, ha continuato e continua a fare misericordia. Nel Benedictus, Luca parlerà delle «viscere di misericordia del nostro Dio», espressione che sottolinea la pienezza della misericordia in Gesù Cristo. Il Figlio, infatti, è la narrazione storica della misericordia di Dio. Il IV Vangelo sviluppa, fin dal Prologo narrativo, una profonda riflessione su Gesù come Sposo. Il Battista annuncia che si è fatto presente «un uomo che è avanti a me, perché era prima di me». Il termine anér generalmente indica un uomo di sesso maschile, adulto, ed è usato anche come sinonimo di “sposo”, «marito». Lui è lo Sposo legittimo, afferma il Precursore; lui solo ha diritto alla Sposa, per questo, afferma sempre Giovanni, lui è davanti a me. Sarà l’anér il vero Sposo, promesso e atteso, a dare la vita divina, mediante lo Spirito, all’umanità intera di cui è primizia il popolo del nuovo patto.

Programma dal 5 al 13 dicembre 2020

Letture: Isaia 40,1-5.9-11 / dal Salmo 84 / 2Pietro 3,8-14

Mostraci, Signore, la tua misericordia.

Dal Vangelo secondo Marco (1,1-8)

06 dicembre Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

Come sta scritto nel profeta Isaìa:

«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri»,

vi fu Giovanni, che batezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.

Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 05
Domenica 06 10.30 + Alma, Alfonso, Maria e don Orfeo
Lunedì 07
Martedì 08 10.30

18.00

Vivi e defunti fam. Dovadola Ivano e parenti vivi e def. delle fam. Dovadola e Ruffini

+ Gattucci Stefano

+ Benfenati Maria in Brignani

+ Sasdelli Giustina

+ Walter Nerozzi e Maria Carati

+ Maria, Permo, Elio e Tilena

Mercoledì 09 18.00 + Elio, Elena e Marco
Giovedì 10 18.00 + Cg. Giacometti, Mussino e De Giovanni
Venerdì 11
Sabato 12
Domenica 13 10.30

18.00

+ Mondini Alfredo e Luigi

+ Mazzotti Angelo, Sangiorgi Maria Luisa e deff. della famiglia

+ Antonio

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (16.55 nei giorni della Novena)

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Dicembre 2020

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 06

II di Avvento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Lunedì 07 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Ore 20.30 (S. Paolo) : Adorazione eucaristica e celebrazione del Vespro

Martedì 08

Immacolata Concezione

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne animata dai gruppi AGESCI e A.C.

Giovedì 10 Ore 20.30 (Conselice) : Adorazione eucaristica di vicariato per le vocazioni
Sabato 12 Ore 16.15 (S. Paolo o a distanza) : Catechismo per i bambini di IV e V elementare.
Domenica 13

III di Avvento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 16.30 (S. Paolo o a distanza) : Catechismo i ragazzi di II media che si preparano a ricevere il Sacramento della Cresima

1 – La “Giornata nazionale della Colletta Alimentare” avrà luogo :

da sabato 21 novembre a martedì 8 dicembre

con modalità del tutto particolari (causa la attuale situazione) illustrate a parte.

2 – La Novena dell’Immacolata, considerando anche la attuale situazione

di limitata mobilità serale , verrà celebrata a partire dal 29 novembre

tutti i giorni alle ore 17.30.

Nota. Da lunedì 18 maggio sono riprese le celebrazioni con il popolo.

La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 5,17-26 Lc 1,26-38 Mt 11,28-30 Mt 11,11.15 Mt 11,16-19 Mt 17,10-13

Vivere il Mistero- Anche in questa seconda domenica la liturgia sollecita la nostra vigilanza. Il motivo è chiaro: l’avvento del Signore è fonte di consolazione e di perdono (cf prima lettura). Egli, inoltre, al suo apparire, inaugurerà cieli nuovi e terra nuova (cf seconda lettura) immergendo l’umanità tutta nell’acqua dello Spirito Santo (cf Vangelo). Bisogna però preparare «la via al Signore», ovvero riconoscere e accogliere la sua venuta, senza resistenze o inutili impazienze. Dio, ci ricorda infatti Pietro, se ritarda nell’adempiere la promessa è perché non vuole che nessuno abbia a perdersi, ma tutti possano convertirsi e pentirsi. Ecco la buona novella del Vangelo. Se Giovanni colloca l’inizio del suo Vangelo «in principio» (cf Gv 1,1), Matteo e Luca scelgono la nascita e l’infanzia di Gesù. Marco, invece, parte dalla predicazione di Gesù, radicandola però in una Scrittura più antica e nella voce di Dio (battesimo) che viene dal cielo. Che un Vangelo possa iniziare con una citazione scritturistica forse può stupire; in realtà questo fatto, unico in tutta la Bibbia, manifesta un’intuizione felice: il Vangelo ha il suo inizio in Dio, nella sua Parola. Di più: il Vangelo, la buona novella è Gesù stesso. Qual’ è allora la funzione di Giovanni Battista? Stando al brano proposto in questa domenica, Marco presenta Giovanni Battista e lo descrive confrontandolo con Gesù. Emergono tre aspetti. In primo luogo la superiorità di Gesù sul Battista. Giovanni stesso attesta che Gesù è «più forte» (affermazione di carattere giuridico), come dire: «Gesù ha più diritto di me». Diritto su che cosa? Giovanni riconosce che lui non è degno di sciogliere i legacci dai sandali di Gesù. Qui abbiamo un’allusione alla legge del levirato. Gesù è lo Sposo legittimo, venuto a riscattare la Sposa, la comunità d’Israele e tutte le genti (secondo aspetto). Gesù, inoltre, viene con un battesimo nello Spirito (terzo aspetto). Entrambi i battesimi (acqua e Spirito) sono importanti; quello del Battista evidenzia la morte ad un passato vissuto nel peccato; quello di Gesù dona invece pienezza di vita nuova in Dio. Uno dei titoli con cui è salutato il Messia nell’Antico Testamento è: Germoglio. In Ger 33,15, il Germoglio è promesso da Dio a Davide, il Re di Gerusalemme; il Germoglio, afferma il profeta, eserciterà il diritto e la giustizia su tutta la terra. In Zc 3,8, invece, il Germoglio è presentato come Servo, mentre al capitolo 6,12 come Uomo. In ls 4,2 si parla del Germoglio del Signore (di Dio), mentre in Ger 23,3-6 il Germoglio regnerà come Capo su Giuda e Gerusalemme, quindi su tutto il popolo di Dio. Il Germoglio è perciò Re, Servo, Uomo, Dio e Capo. Se noi apriamo i Vangeli (con gli Atti degli Apostoli) possiamo notare come i cinque titoli attribuiti al Germoglio siano gli stessi che gli evangelisti attribuiscono a Gesù. Chi parla di Gesù come Re è Matteo (cf Mt 2,2); Marco, invece, ce lo presenta come Servo (cf Mc 1,1), Luca come Uomo/Adam (cf Lc 3,38) e infine Giovanni come Dio (cf Gv 13,19). Negli Atti degli Apostoli, Gesù è riconosciuto come Capo della Chiesa (cf At 5,31). Chi è Gesù? II compimento delle promesse di Dio. Ce lo conferma Matteo quando, descrivendo il ritorno della sacra Famiglia a Nazaret, nota: «E andò ad abitare (Giuseppe) in una città chiamata Nazaret, perché si compisse cio che era stato detto per mezzo dei profeti: sarà chiamato Nazareno». La parola ricorre 13 volte nel Nuovo Testamento ed ha affinità fonetiche con nezer, che significa anche «Germoglio». Nezer, che troviamo solo in Is 11,1, ha lo stesso significato di tsemàh, Gesù è il Messia promesso, atteso e sperato.

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

Programma dal 28 novembre al 6 dicembre 2020

Letture: Isaia 63,16b-17.19b ; 64,2-7 / dal Salmo 79 / 1Corinzi 1,3-9

Signore, fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Dal Vangelo secondo Marco (13,33-37)

29 novembre In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.

Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.

Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 28 18.00 + Lucia e Antonio Marabini
Domenica 29 10.30

18.00

+ Montesi Natale

+ Millotta Maria

+ Liverani Paolo (anniv.)

+ Franchini Guerrina e Carlina Cinda

Lunedì 30 18.00 + Renzo e Cesarina Venturini
Martedì 01
Mercoledì 02 18.00 + Vito e Giulia

+ Preda Maria Teresa

Giovedì 03
Venerdì 04 8.00 + Ruffini Armanda
Sabato 05
Domenica 06

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (16.55 nei giorni della Novena)

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi


Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : B

Novembre-Dicembre 2020

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 29

I di Avvento

Giornata nazionale della Colletta alimentare

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Lunedì 30 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata
Martedì 01 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata
Mercoledì 02 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata
Giovedì 03 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

Ore 20.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Venerdì 04 Comunione ai malati del ”Primo venerdì del mese”

Ore 8.45 – 12.00 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata e Adorazione Eucaristica

Sabato 05 Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata
Domenica 06

II di Avvento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

1 – La “Giornata nazionale della Colletta Alimentare” avrà luogo :

da sabato 21 novembre a martedì 8 dicembre

con modalità del tutto particolari (causa la attuale situazione) illustrate a parte.

2 – La Novena dell’Immacolata, considerando anche la attuale situazione

di limitata mobilità serale , verrà celebrata a partire dal 29 novembre

tutti i giorni alle ore 17.30.

Nota. Da lunedì 18 maggio sono riprese le celebrazioni con il popolo.

La S. Messa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Mt 4,18-22 Lc 10,21-24 Mt 15,29-37 Mt 7,21.24-27 Mt 9,27-31 Mt 9,35-37; 10,1.6-8

Vivere il Mistero- Con questa domenica inizia il tempo di Avvento caratterizzato dall’attesa del Signore. Davanti a sé la comunità cristiana non ha perciò il nulla ma una speranza certa, come direbbe Paolo e un futuro gravido di una promessa: «Si, verrò presto» (Ap 22,20). Ma cosa significa «attendere»? Stando all’etimologia latina (ad-tendere) indica una «tensione verso», «un’attenzione rivolta a», quindi l’attesa non è certo passività, inerzia, chiusura nel presente ma azione dinamica e apertura sul domani di Dio. L’attesa inerisce, però, anche all’umano; l’uomo è attesa. Questo porta l’uomo a riconoscersi e soprattutto ad accogliersi come un incompiuto che tende ad una pienezza. Certo, il compimento richiede pazienza, vera e propria, arte del vivere la frammentazione dell’oggi senza disperare; richiede pure una carità sincera, per sostenere e sopportare se stessi e il prossimo nelle alterne vicende della vita; richiede, non da ultimo, una disciplina del desiderio per non cadere nell’idolatria moderna del tutto e subito. Il brano evangelico che ci presenta la liturgia odierna fa parte di un lungo discorso escatologico di Gesù. L’Evangelista vuole mostrare ai suoi lettori quali ripercussioni ha la vicenda di Cristo sulla loro esistenza e sul loro tempo e ciò che devono attendere e sperare per il futuro. Gesù tiene questo discorso sul monte degli Ulivi. Al riguardo, lo storico Giuseppe Flavio sosteneva che proprio da questo monte il Messia avrebbe inaugurato la liberazione della città santa dal dominio romano. Per Ezechiele, invece, il monte degli Ulivi era il luogo ove Dio si era ritirato dopo aver abbandonato Gerusalemme a causa della sua corruzione. Il brano è pieno di imperativi ma in particolare due si impongono alla nostra attenzione. Uno indica l’atteggiamento di chi è insonne, mentre l’altro lo sforzo di chi tiene ben aperti gli occhi sulla realtà. ln una parola, il Signore esorta a vivere con consapevolezza il presente guardando in faccia la realtà con tutte le sue problematiche, ma anche con tutte le grazie (kairos) che sempre ha in serbo. Questo non solo per vivere da saggi e saggiamente, ma per saper accogliere i segni della sua prossimità. La vigilanza cristiana non aliena, perciò, dalla storia; anzi, la storia è il terreno dell’avvento di Dio che, irrompendo in essa, la feconda e la dilata sull’eternità. Che il discepolo ne ignori tempi e momenti significa che deve vegliare in modo costante, responsabile e allo stesso tempo operativo. Gesù è presentato nel Vangelo come il Veniente. Questo titolo evoca molti testi veterotestamentari che parlano dell’avvento di Dio. Zaccaria, ad esempio, descrive in questo modo la venuta del re messianico: «Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re, Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio di asina». Per Abacuc, secondo la versione dei LXX, c’è Uno che il profeta stesso deve attendere. La profezia della venuta del re messianico per Gesù si è compiuta in Giovanni Battista (cf Mt 11,10). Ma è soprattutto il IV Vangelo che ci parla del Cristo come il Veniente. Inizialmente il Battista lo vede venire verso di lui e lo confessa come Agnello di Dio (cf Gv 1,29); a Pasqua la sua venuta è fondazionale (cf Gv 20,19), in quanto pone i fondamenti della Chiesa (Spirito Santo e missione), poi abituale (cf Gv 20,26) e, infine, paradigmatica nell’Eucaristia (cf Gv 21,13). Con la sua venuta, Gesù dona inoltre ad ogni uomo la possibilità di divenire figlio di Dio (cf Gv 1,12). Quando questa umanità sarà compiuta entrerà nella pienezza delta vita divina, ovvero nella nuova creazione (cf Gv 20,17).

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

Programma dal 21 al 29 novembre 2020

Letture: Ezechiele 34,11-12.15-17 / dal Salmo 22 / 1Corinzi 15,20-26.28

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Dal Vangelo secondo Matteo (25,31-46)

24 novembre In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.

Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.

Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 21

18.00

+ Antonio

+ Cavaliere Luigina e Chieregatto Mario

Domenica 22

10.30

18.00

+ Castelli Adriano

+ Deremo e Luciana

Per i parenti vivi e defunti delle fam. Dovadola-Ruffini e vivi e defunti di Dovadola Ivano

Deff. fam. Galanti

Lunedì 23

18.00

Per una famiglia (con l’intercessione della Santa Famiglia)

Martedì 24

8.00

+ Massari Anna

Mercoledì 25

18.00

+ Rita e Elmore e deff. delle fam. Ballelli e Gattucci

Giovedì 26

   

Venerdì 27

8.00

+ Dovadola Ivano

Sabato 28

18.00

+ Lucia e Antonio Marabini

Domenica 29

10.30

18.00

+ Montesi Natale

+ Liverani Paolo (anniv.)

+ Franchini Guerrina e Caruna Linda

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (16.55 nei giorni della Novena)

Venerdì ore 17.30 S. Rosario e Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia è ripartito a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : A

Novembre 2020

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 22

N.S.G.C. Re dell’Universo

Giornata diocesana per il Seminario

Festa parrocchiale del Ringraziamento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai lavoratori

dei campi

Ore 16.30 (S.Paolo) : Catechismo i ragazzi di II media che si preparano a ricevere il Sacramento della Cresima

Venerdì 27

Ore 17.30 (S. Paolo) : S. Rosario e Adorazione Eucaristica

Ore 20.45 (S. Cassiano) : Serata di canto, fraternità e riflessione in preparazione all’Avvento (trasmessa anche in Internet)

Sabato 28

Ore 20.30 (Montericco) : Adorazione Eucaristica Vocazionale che si può seguire sulla pagina facebook del seminario : https://www.facebook.com/semimola

Domenica 29

I di Avvento

Giornata nazionale della Colletta alimentare

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Novena dell’Immacolata

1 – La “Giornata nazionale della Colletta Alimentare” avrà luogo :

da sabato 21 novembre a martedì 8 dicembre

con modalità del tutto particolari (causa la attuale situazione) illustrate a parte.

2 – La Novena dell’Immacolata, considerando anche la attuale situazione

di limitata mobilità serale , verrà celebrata a partire dal 29 novembre

tutti i giorni alle ore 17.30.

Nota. Da lunedì 18 maggio sono riprese le celebrazioni con il popolo.

La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Lc 21,1-4

Lc 21,5-11

Lc 21,12-19

Lc 21,20-28

Lc 21,29-33

Lc 21,34-36

Vivere il Mistero- Con la solennità di Cristo Re dell’universo si conclude l’itinerario dell’Anno liturgico. Riconoscere la sua signoria significa affermare che egli è: 1- Il pastore che si prende cura delle pecore deboli e disperse; 2- Il giudice giusto che separerà i buoni dai cattivi; 3- La primizia dei risorti; 4- Il re che si identifica con i poveri. Chi è l’uomo, si chiede l’orante del salterio? Gen 1,26 risponde che l’uomo è immagine e somiglianza di Dio. Ma cosa si intende per immagine e somiglianza? L’uomo è, ad un tempo molto simile a Dio ma anche non pienamente identificabile con lui. Ma non è tutto. Per la teologia cristiana, Dio ha creato l’uomo in Cristo. Il teologo Gustave Martelet rileggeva in questa formula le pagine iniziali di Genesi: «Dio creò l’Adamo (l’uomo) e lo pose in paradiso, cioè in Cristo», l’identità dell’uomo creato ad immagine e somiglianza non contiene, allora, solo il primo Adamo, ma soprattutto il secondo e definitivo Adamo, ovvero Gesù Cristo. Il giardino più che un luogo geografico, in questo orizzonte, è uno spazio relazionale: in Cristo ogni uomo ha accesso alla comunione con Dio. Per questo, l’uomo è visto anche come sacramento di Cristo. Al riguardo, papa Paolo VI ebbe a dire, a chiusura del Vaticano II, parole definitive: «Se ci ricordiamo che nel volto di ogni uomo, specialmente se reso trasparente dalle lacrime e dalle sofferenze, noi possiamo e dobbiamo riconoscere il volto di Cristo, il Figlio dell’uomo, e se nel volto di Cristo possiamo e dobbiamo riconoscere il volto del Padre celeste: “Chi vede me – dice Gesù – vede anche il Padre”, il nostro umanesimo diventa cristianesimo, e il nostro cristianesimo si fa teocentrico, tanto che possiamo altresì affermare: per conoscere Dio bisogna conoscere l’uomo». Ora possiamo leggere il grande affresco di Matteo, dove si dice che il Figlio dell’uomo, nella sua venuta gloriosa, siederà a giudicare l’operato di ogni uomo. Attenzione però: il giudizio non concerne un avvenire lontano; possiamo dire che il giudice divino mette in luce le dinamiche di accoglienza o rifiuto del presente. Scriveva Giovanni Paolo II nella Redemptor hominis: «Questa scena escatologica deve sempre essere applicata alla storia dell’uomo, deve essere sempre la misura degli atti umani: è come lo schema essenziale di un esame di coscienza per ciascuno e per tutti» (n16). Se la scena mette in atto un processo noi ora cercheremo di rispondere a tre domande. Chi è il giudice? Chi è il giudicato? E, su cosa verte il giudizio? Vediamo apparire nella gloria il Figlio dell’uomo designato poi come re, il quale ha provato tutte le umane fatiche (fame, sete, nudità e carcere). Con questi due attributi, uno glorioso e l’altro umano, viene delineato il volto di Gesù come vero Dio e vero uomo. Coloro che sono chiamati in giudizio non sono solo i cristiani, ma ogni uomo che è venuto in questo mondo. Il giudizio, infine, verte su atteggiamenti concretissimi che non sono atti di eroismo, ma atti che rientrano nei rapporti che investono la quotidianità, rapporti che devono essere contrassegnati dalla carità. La sorpresa sta nel fatto che il giudice si è identificato con l’uomo e soprattutto con l’uomo provato dalla sofferenza e dall’indigenza. Se Lutero parlava del Dio nascosto sulla croce, ora si deve parlare del Cristo nascosto nella croce del fratello. Quest’ultima si presenta, perciò, come luogo ove Dio ancora si manifesta e salva. Per vivere questo incontro sconvolgente non è necessaria, mi si capisca bene, la fede. Nel testo, coloro che hanno accolto Cristo sono sorpresi dalle sue parole: soccorrendo il povero, ad esempio, non pensavano certo di soccorrere Cristo. Sono i così detti cristiani anonimi. Costoro – e su questo dobbiamo riflettere seriamente – possono trovarsi fuori (fisicamente) dalla Chiesa ma, precederci in quella celeste.

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.

Programma dal 14 novembre al 22 novembre 2020

Letture: Proverbi 31,10-13.19-20.30.31 / dal Salmo 127 / 1Tessalonicesi 5,1-6

Beato chi teme il Signore

Dal Vangelo secondo Matteo (25,14-30)

15 novembre In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.

Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”». Parola del Signore

VITA ECCLESIALE

Sabato 14 18.00 + Santese Otello
Domenica 15 10.30

18.00

+ Resta Maria e Paolo

+ Stefano e Maria Baldini

+ Marconi Edamara e deff. Fam. Ghetti e Valenti

+ Cappadonia Giuseppe

+ Malavolti Clara e Benini Sante

Lunedì 16 18.00 + Brandolini Irene, Fabbri Adamo e Amadei Carlo
Martedì 17 8.00 Deff. fam. Franchini
Mercoledì 18
Giovedì 19 18.00 + Ranieri Giuseppe
Venerdì 20
Sabato 21 18.00 + Antonio
Domenica 22 10.30

18.00

+ Castelli Adriano

+ Deremo e Luciana

Per i parenti vivi e defunti delle fam. Dovadola-Ruffini e vivi e defunti di Dovadola Ivano

Deff. fam. Galanti

Orario Confessioni Concordare con don Pietro eventuali esigenze

(muniti di mascherina rispettando rigorosamente le distanze come predisposto)

Orario SS. Messe Feriale: Martedì e Venerdì ore 8.00

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 20.30 Adorazione eucaristica

N.B. Tutte le celebrazioni sono aperte a tutti i fedeli e si possono seguire anche nel sito internet della parrocchia

Il catechismo in parrocchia riparte a novembre secondo un calendario specifico per fasce e per gruppi

Vivere il Mistero- Il tema della liturgia odierna è l’universalità della salvezza. Il brano evangelico pone davanti due diversi mondi culturali e religiosi. Abbiamo una donna, greca di lingua, sirofenicia di origine, e discendente di quelle popolazioni che abitavano Canaan da tempi immemorabili. C’è poi Gesù, che lungo le vie della Giudea e della Galilea predica l’avvento del Regno di Dio. Ma se andiamo più vicino ai due principali protagonisti scorgiamo altri elementi interessanti. La donna è anzitutto una madre affranta, la sua bambina infatti è seriamente malata. Quando una madre soffre per la sua creatura è disposta a tutto, non importa se Gesù è uno straniero, e per di più di religione ebraica: ella tenta l’ultima carta pur di salvare sua figlia. Non è una donna sprovveduta, però, se chiama Gesù con il titolo di Figlio di Davide, e si rivela, nell’intreccio narrativo, risoluta e coraggiosa. Inoltre, non teme il silenzio del Maestro, anzi lo sostiene convinta che dietro apparenze così dure ci sia una pietas che atteggiamenti e parole sembrano negare. Ma, fatto veramente incredibile, questa donna pagana ha qualcosa da insegnare a Gesù: l’universalità della sua missione. Sì, questa donna aiuta Gesù, dolcemente e fermamente, a non chiudersi dietro barriere etniche o teologiche in quanto è venuto per tutti, nessuno escluso, anche per i cagnolini (animali impuri). La cananea non pretende nulla, niente più che le briciole. Ma sapendo che queste le appartengono, le pretende, e con risolutezza. Gesù è ammirato e afferma che la sua fede è grande, a differenza di quella dei discepoli, che è poca. È grazie a questa fede che molti verranno da Oriente e Occidente e siederanno alla mensa di Dio per mangiare il pane del Regno (cf Mt 8Jl; Lc lal5). ln quel medesimo istante avviene il miracolo, la figlia ritrova la salute. La fede nutre, dà accesso al pane dei figli sia per l’antico popolo sia per i pagani. Questo aspetto è importantissimo, se pensiamo che Matteo scrive per una Chiesa giudeo-cristiana che faticava ad ammettere tra le sue fila i pagani convertiti. È la fede in Gesù Cristo la sola richiesta lecita e doverosa e non tanto l’osservanza della Legge mosaica. Ma non è tutto’ Nel nostro episodio emerge anche una lezione missionaria: certamente Gesù è il Messia di Israele, tuttavia egli è stato aperto a quanti hanno creduto in lui. Può forse, allora, la Chiesa chiudere le proprie porte a quanti desiderano convertirsi al Vangelo? Può forse la Chiesa impedire o porre limiti all’irradiamento del Regno? Sarebbe un controsenso e un venir meno alla sua identità e vocazione. Con questo episodio Matteo mette anche in evidenza una considerazione più volte espressa lungo la sua narrazione: spesso si trova più fede tra coloro che sembrano pagani che all’interno della stessa comunità credente. I Magi, ad esempio, sono venuti da lontano per adorare il nato re di Israele (cf Mt 2), un centurione pagano (cf Mt 8,10) e persino i niniviti si sono rivelati più disponibili di «questa generazione», afferma Gesù (cf 12,39ss). La Chiesa deve, perciò, vigilare contro l’auto-sicurezza religiosa e verificarsi al suo interno prima di portarsi sulle strade dell’annuncio. Il vero annuncio scaturisce dalla testimonianza. Abbiamo visto come l’audacia della cananea sia stata lodata da Gesù; in quel dialogo serrato, egli ha rivisto la sua posizione teologica: la sua missione non è rivolta solo alla casa di Israele, ma al mondo intero. Gesù è davvero un rabbi singolare; non solo perché è aperto verso tutte le categorie sociali, ma anche perché incontra, dialoga e impara persino dalle donne. E questo sorprende quando sappiamo che la donna non aveva nessuna considerazione nella cultura del tempo. Anzi, c’era una corrente rabbinica che sosteneva che era preferibile bruciare la Torà piuttosto che insegnarla ad una donna.

Anno : A

Novembre 2020

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 15

XXXIII del T.O

Giornata Mondiale dei Poveri

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Venerdì 20 Ore 20.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica
Sabato 21 Presentazione della B.V.Maria Giornata di preghiera per le claustrali

S. Messa ad orario feriale

Ore 14.30 (S.Paolo) : Catechismo per la III elementare

Domenica 22

Cristo Re

Giornata diocesana per il Seminario

Festa parrocchiale del Ringraziamento

S. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (NO alle 8.00)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa animata dai lavoratori

dei campi

Ore 16.30 (S.Paolo) : Catechismo i ragazzi di II media che si preparano a ricevere il Sacramento della Cresima

1 – La Giornata nazionale della Colletta Alimentare avrà luogo :

da sabato 21 novembre a martedì 8 dicembre

con modalità del tutto particolari (causa la attuale situazione) illustrate a parte.

Nota. Da lunedì 18 maggio sono riprese le celebrazioni con il popolo.

La S. Mesa feriale è secondo il solito orario e quella festiva come indicato nel riquadro nella pagina accanto. Dovranno ovviamente essere rispettate tutte le disposizioni di legge (distanziamento, mascherine, ecc..).

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 18,35-43 Lc 19,1-10 Lc 19,11-28 Lc 19,41-44 Lc 19,45-48 Lc 20,27-40

Vivere il Mistero- In questa penultima domenica dell’Anno liturgico la parola di I Dio porta la nostra attenzione sulla venuta finale del Signore. Poniamo quindi l’attenzione sulla parabola evangelica; evidenziando, però, non tanto il comportamento dei servi quanto l’agire gratuito del padrone, di Dio, il quale si presenta a noi come colui che dona e dà fiducia. Al riguardo, una delle più belle definizioni di Dio ce l’ha offerta san Giacomo quando scrive che Dio «dona a tutti con semplicità e senza condizioni» (Gc 1,5). Nella Bibbia greca dei LXX il verbo «donare» ricorre circa 1500 volte. Quando questo verbo ha come soggetto Dio, l’autore biblico vuole significare che tutto è dono suo. Ma c’è un altro aspetto da considerare; l’idea di donazione divina è legata al concetto di alleanza, stipulata da Dio con i Padri. Nota al riguardo A. Jaubert: «Tutta intera la vita religiosa della comunità israelitica era fondata sull’alleanza con Dio, Tutto ciò che stava a cuore ad un israelita: possesso della terra, grandezza della nazione, speranza di un re figlio di Davide e capo del popolo d’Israele; tutto era oggetto delle promesse dell’alleanza». Nel Nuovo Testamento Dio è il donatore supremo. Il dono che supera ogni dono è il Figlio, il quale apre i tesori del Regno a tutti quelli che credono in lui. Sulla croce, Gesù porta poi a compimento il dono di sé stesso, lui che «non è venuto per farsi servire, ma per servire e donare la propria vita in riscatto per molti» (Mt 28,28). Questo dono è posto dalla Chiesa al centro della sua liturgia, divenendo memoriale perenne dell’amore del suo Signore: «Questo è il mio corpo che è donato per voi» (Lc 22,19). Siamo nella nuova ed eterna alleanza. Ma cosa comporta per Dio, stando alla parabola di Mt 25,14-30, «donare»? Anzitutto dobbiamo fare un chiarimento tra «donare» e «dare». Nel dare c’è scambio e vendita (primato della cosa); nel donare, invece, c’è un soggetto, che nella libertà e per amore, fa un dono ad un altro soggetto (primato della persona). Donare è perciò un movimento asimmetrico, che instaura una relazione. Ancora: donare è assumere un rischio. Il padrone, infatti, affida ai suoi servi i suoi beni. Cosa ne faranno? Neppure lui lo sa. Questo ci fa comprendere un’altra cosa importante, che l’atto del dono, per Dio, nasce dalla sua fiducia per l’uomo, dalla fede nella sua creatura. Ma c’è un terzo aspetto: nel dono, Dio non aspetta il contraccambio. Certo, si rallegra quando il dono è moltiplicato, ma non esige la risposta riconoscente. Qui emerge uno dei tratti, se vogliamo, più sconvolgenti di Dio: la gratuità. Sì, il dono non può essere che gratuito e la gratuità deve investire anche chi è beneficato in modo che doni a sua volta gratuitamente. Questo dato della fede cristiana è espresso in modo emblematico nel comandamento nuovo (cf Gv 13,34-35). Gesù, che ha anticipato il suo dono nella lavanda, non chiede ai suoi discepoli che lo amino, ma che si amino tra loro. Qui abbiamo il culmine della gratuità. Tra i servi del padrone ne emerge uno che per non aver fatto fruttificare il talento viene così apostrofato: «servo malvagio e pigro». Dove ha sbagliato questo servo? Stando al racconto, il servo non ha duplicato il talento ricevuto. Cerchiamo di capire: cosa sono i talenti? Sono le doti o i beni che Dio ci ha affidati? Anche, ma non solo. Se teniamo presente il contesto della parabola, possiamo cogliere nei talenti non tanto le doti o i beni di cui una persona dispone, come dicevamo, quanto l’olio dell’amore, che mai deve mancare nella nostra lampada (cf Mt 25,1-13), e che sempre dev’essere «versato» sui poveri, nei quali Cristo si è identificato (cf Mt 25,31-46).

Preghiera di Papa Francesco

O Maria,

tu risplendi sempre nel nostro cammino

come segno di salvezza e di speranza.

Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,

che presso la croce

sei stata associata al dolore di Gesù,

mantenendo ferma la tua fede.

Tu, Salvezza del popolo romano,

sai di che cosa abbiamo bisogno

e siamo certi che provvederai

perché, come a Cana di Galilea,

possa tornare la gioia e la festa

dopo questo momento di prova

Aiutaci, Madre del Divino Amore,

a conformarci al volere del Padre

e a fare ciò che ci dirà Gesù,

che ha preso su di sé le nostre sofferenze

e si è caricato dei nostri dolori

per condurci, attraverso la croce,

alla gioia della risurrezione. Amen.